Guerra di nervi tra CreVal e Credit Agricole Italia mentre l’Opa è agli sgoccioli: il prezzo dei francesi non convince ancora
CreVal avanti per la sua strada, non accoglie la proposta dell’azionista Credit Agricole Italia – di cui va di scena l’Opa sulla banca valtellinese proprio in questi giorni – di posticipare il rinnovo del cda. E fa capire anche chiaramente che, nonostante abbia apprezzato la decisione dei francesi di ritoccare al rialzo il prezzo dell’Opa,. vuole ancora di più.
Il titolo CreVal oggi è penalizzato dalle vendite, come sono penalizzati anche i titoli di altre banche come UniCredit, Bper e Banco BPM.
Intanto da Credit Agricole Italia confermano che l’offerta è definitiva. I francesi, è questo il messaggio, la loro parte l’hanno già fatta, nel momento in cui, dopo le continue critiche arrivate dagli azionisti hedge fund di Credito Valtellinese – ma anche dal cda -, hanno deciso di alzare il prezzo dell’Opa del 16%, dai precedenti 10,50 a 12,20, che saliranno tra l’altro a 12,50 euro, nel caso in cui le adesioni all’offerta dovessero confermarsi superiori al 90%.
Target ancora molto lontano da centrare (troppo lontano, per essere precisi), visto che ieri sera Borsa Italiana ha riportato che l’opa di Credit Agricole Italia sul Credito Valtellinese ha raggiunto il 17,29% del capitale.
Per la precisione che, nella giornata di ieri, “sono state consegnate circa 759mila azioni, per un totale di 11,8 milioni, con un incremento di circa l’1% del capitale rispetto a venerdì”. A tal proposito, da segnalare che, in caso di fallimento di Opa, non si escluderebbe la possibile decisione di CreVal di corteggiare la rivale valtellinese Popolare di Sondrio, il cui titolo tra l’altro ha dimostrato di apprezzare un tale scenario.
Secondo quanto riportato di recente da Il Sole 24 Ore, Popolare di Sondrio, che si trasformerà in spa entro la fine di quest’anno con la riforma Renzi, sarebbe destinata tra l’altro in ogni caso a un’operazione di M&A, considerando anche il ruolo dell’azionista outsider fondo Amber, a cui “a breve inevitabilmente” si uniranno “altri investitori che spingeranno la banca verso un’aggregazione”.
Da segnalare che l’Opa della Banque Verte su CreVal è ormai agli sgoccioli: iniziata lo scorso 30 marzo, l’offerta pubblica di acquisto si concluderà domani, mercoledì 21 aprile.
Ieri il dossier è stato complicato ulteriormente dall’hedge fund Petrus Advisers, tornato alla carica. In una nota il fondo britannico ha scritto che il prezzo di 12,20 euro “e’ ancora lontano dal giusto valore” di Creval.
Non solo: “la promessa di 0,30 euro per azione aggiuntivi non è rilevante, in quanto il raggiungimento del 90% dell’offerta é irrealistico“. Ancora, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Radiocor, il fondo Petrus si è così espresso:
“Riteniamo scorretto dire che l’offerta é da 12,50 euro, in quanto potrebbe trarre in errore in particolare i piccoli azionisti”.
Petrus ha rimarcato l’inadeguatezza del prezzo dell’Opa di 12,20 euro, facendo di nuovo il paragone con il prezzo che gli advisor della banca valtellinese BofA Securities e Mediobanca hanno indicato come giusto: quello che va da 12,95 a 22,7 euro per azione.
Di conseguenza il fondo ha annunciato che “non aderirà all’offerta e che continuerà a sostenere la leadership di Creval, che riteniamo creerà un valore significativo nei prossimi anni”.
Che l’offerta non sia ancora adeguata lo ha rimarcato tuttavia lo stesso cda di CreVal, nel giorno in cui si è svolta l’assemblea degli azionisti che ha approvato il bilancio (ovvero ieri, lunedì 19 aprile).
Così nella nota:
“Il Consiglio di Amministrazione, pur ribadendo che l’integrazione di Creval con il gruppo CAI (Credit Agricole Italia) possa generare benefici per gli stakeholder coinvolti, rileva che l’aumento del Corrispettivo ad Euro 12,200 (cum dividendo) non riconosca ancora in maniera adeguata il valore della Banca e non sia, pertanto, di per sé sufficiente a mutare le precedenti considerazioni e valutazioni espresse dal Consiglio di Amministrazione nel Comunicato dell’Emittente del 28 marzo 2021. Il Consiglio di Amministrazione rileva inoltre che il pagamento da parte di CAI di un Corrispettivo Addizionale pari ad Euro 0,300 per ciascuna Azione Creval (che porterebbe il corrispettivo complessivo ad Euro 12,500) è comunque condizionato al raggiungimento da parte di CAI di una partecipazione superiore al 90% del capitale sociale di Creval, pur rappresentando un apprezzabile ulteriore riconoscimento in favore degli azionisti che avvicinerebbe l’Offerta ai valori minimi identificati dagli advisor finanziari BofA Securities e Mediobanca nelle rispettive fairness opinion del 28 marzo 2021. Invero, l’Offerente ha subordinato il pagamento di tale Corrispettivo Addizionale al raggiungimento di una soglia molto alta del capitale sociale dell’Emittente (tra l’altro maggiore della soglia a cui l’Offerente ha condizionato l’efficacia dell’Offerta pari a 66,67%, parzialmente rinunciabile fino al 50% + 1 Azione Creval) rendendo, pertanto, incerto il riconoscimento di tale componente incrementale di Corrispettivo. La struttura dell’Offerta pare quindi inidonea a consentire, in sede di adesione, una valutazione certa dell’ammontare complessivo offerto da CAI da parte degli azionisti, ai quali non è riservata una simmetrica facoltà di condizionare l’adesione al pagamento di tale Corrispettivo Addizionale”.
Il cda ha precisato di essere stato affiancato dagli advisor finanziari BofA, Mediobanca e Intermonte e dell’advisor legale Cappelli.
Insomma, niente da fare: a CreVal l’offerta di Credit Agricole Italia non piace ancora.
In più, per l’appunto, l’assemblea degli azionisti di CreVal ha respinto la proposta presentata da Credit Agricole Italia di rinviare l’elezione del nuovo cda con il voto del 64,2% del capitale presente (38,6% del capitale sociale complessivo). I soci hanno quindi proceduto a rinnovare il board: la lista di maggioranza presentata dalla Dgfd di Denis Dumont, che comprende l’a.d. Luigi Lovaglio, ha ottenuto il voto del 42% del capitale presente (25,2% del capitale sociale), mentre la compagine di minoranza proposta da Assogestioni ha ricevuto l’appoggio del 30,3% del capitale presente (18,2% del capitale sociale).
Credit Agricole Italia battuta dunque su tutti i fronti, con l’Opa che procede molto a rilento. In una nota odierna, gli analisti di Intesa SanPaolo hanno così commentato la vicenda:
“Crediamo che il prezzo complessivo dell’offerta di Credit Agricole Italia incorpori del tutto il valore di CreVal su base standalone (di 12 euro per azione, come indicato dal nostro rapporto del 30 marzo 2021), limitando il premio al +2-4%, nonostante le sinergie significative (95 milioni di euro, secondo Credit Agricole e 118 milioni secondo le nostre stime) e il valore che deriva dalla trasformazione delle DTA in crediti fiscali (294 milioni da Creval e 136 milioni di euro da Credit Agricole Italia). Tuttavia, in assenza di una offerta competitiva che possa valorizzare in modo migliore sia le sinergie che le DTA, non riteniamo che il prezzo di Creval possa superare la soglia di 12 euro su base standalone“.
Vale la pena ricordare inoltre che Credit Agricole è e rimarrà il principale azionista della banca valtellinese visto che, a seguito dell’impegno a vendere da parte di Algebris di Davide Serra e del suo acquisto di un blocco azionario sul mercato a un prezzo unitario pari a quello dell’offerta (10,5ps), Credit Agricole salirà al 16,5% di CreVal una volta ottenuta l’autorizzazione. La quota sarebbe poi elevabile fino al 20%, posizionando Credit Agricole Italia come azionista di maggioranza relativa di CVAL”. Gli stessi francesi avevano sottolineato alla fine di marzo che Credit Agricole “è e rimarrà il maggiore azionista del Creval essendosi già assicurato una ‘stake’ del 17,7%”.
Così scrive il Sole 24 Ore: “Vista la dinamica seguita fino ad oggi dai fondi – che costituiscono la gran parte del capitale della banca e supportano il Cda guidato da Luigi Lovaglio – é presumibile che il grosso delle adesioni si registri con tutta probabilità domani. E lì si faranno i conti. Ieri il titolo si attestava al prezzo dell’Opa (12,23 euro), con scambi vivaci anche fuori mercato. La partita, va detto, non è esente da incognite. Ma secondo pù letture, per la Banque Verte – che nell’operazione è assistita da Equita, JpMorgan e BonelliErede – sarebbe a portata di mano il raggiungimento della soglia del 66%, quota che consentirebbe di acquisire il controllo dell’assemblea straordinaria”.