Governo Draghi pronto a sfornare intervento anti caro-bolletta da oltre 3 miliardi. Basterà a evitare maxi rincari luce e gas?
Ore di trepidazione, in Italia, per i cittadini e le imprese, che attendono di capire i dettagli di quell’intervento anti-caro bolletta che approderà oggi in CdM, come ha annunciato il presidente del Consiglio Mario Draghi. Anche l’Italia avrà il suo (mini?) bazooka per far fronte all’impennata dei prezzi energetici, che rischia di far deragliare la ripresa della sua economia: una ripresa di tutto rispetto che, come hanno ricordato sia Draghi che Carlo Bonomi all‘assemblea annuale di Confindustria, vedrà il Pil italiano salire quest’anno del 6%. E una ripresa che, per essere davvero tale, dovrà dimostrare di essere sostenibile, come hanno fatto notare entrambi.
In particolare, il numero uno di Confindustria Carlo Bonomi ha avvertito che “il vero punto non è il rimbalzo in corso quest’anno” ma la “sfida è il tasso di crescita dal 2022 in avanti: che deve essere solido e duraturo”. Anche perché, “solo una crescita solida e duratura, di orizzonte decennale, può rendere davvero sostenibile l’immane debito pubblico italiano: a maggior ragione quando le regole comunitarie, sia pur riviste, torneranno a essere vigenti su deficit, debito e aiuti di Stato”.
Rincari bolletta: Confindustria parla di aumento vertiginoso prezzi energia
E un’ombra da non sottovalutare, in questa fase economica, è “l’aumento vertiginoso dei prezzi energetici”, come ha messo in evidenza Bonomi, che ha parlato chiaramente di ombre:
“Ombre che aumentano la possibilità di una frenata della crescita non solo italiana ed europea, ma globale. Mi riferisco ovviamente agli aumenti che in 12 mesi sono divenuti a doppia cifra delle commodities minerarie, soprattutto metalli” e a quelli, “più contenuti, ma sempre a doppia cifra, di molte fondamentali commodities agricole. All’aumento vertiginoso dei prezzi energetici, con il barile di petrolio passato dai 19 dollari di minimo ad aprile 2020, ai 73 attuali, e il corrispettivo proporzionale aumento del prezzo del gas”.
Questa sfida non poteva non essere affrontata dal governo Draghi, che stava già lavorando a un intervento per mettere in sicurezza la ripresa del Pil, dunque anche la ripresa dei consumi e degli investimenti aziendali, dalla minaccia del caro bolletta.
Di questa minaccia aveva parlato il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, lanciando l’allarme di un rincaro della bolletta elettrica pari a +40%
Cingolani aveva avvertito: “Se l’energia aumenta troppo di costo, le nostre imprese perdono competitività e i cittadini, soprattutto quelli con un reddito medio-basso, faticano ulteriormente per pagare dei beni primari come l’elettricità in casa”.
In occasione dell’assemblea annuale 2021 di Confindustria, Draghi ha ripetuto qualcosa ribadito già in passato:
“Voglio riaffermare, penso sia importante, che il governo da parte sua non ha intenzione di aumentare le tasse. In questo momento i soldi si danno e non si prendono”.
Caro-bolletta: Draghi annuncia intervento di oltre tre miliardi
Draghi non è rimasto dunque con le mani in mano di fronte a questa nuova urgenza, e proprio oggi, in occasione dell’assemblea annuale 2021 dell’associazione degli industriali, ha annunciato un intervento di oltre tre miliardi di euro.
Queste le sue parole:
“In assenza di un intervento del governo, nel prossimo trimestre il prezzo dell’elettricità potrebbe salire del 40%, e quello del gas del 30%. Per questo abbiamo deciso di eliminare per l’ultimo trimestre dell’anno gli oneri di sistema del gas per tutti, e quelli dell’elettricità per le famiglie e le piccole imprese. Potenziamo il bonus luce e gas per proteggere soprattutto le fasce meno abbienti. Si tratta complessivamente di un intervento di oltre 3 miliardi, che fa seguito a quello da 1,2 miliardi avvenuto a giugno”.
L’intervento, ha sottolineato il premier, andrà “oggi in Cdm” e “ha una forte valenza sociale, per aiutare in particolare i più poveri e i più fragili. A queste misure deve seguire un’azione, anche a livello europeo, per diversificare le forniture di energia e rafforzare il potere contrattuale dei Paesi acquirenti”.
“L’economia globale – ha puntualizzato il presidente del Consiglio -attraversa una fase di aumento dei prezzi, che riguarda anche i prodotti alimentari, i noli e tocca tutte le fasi del processo produttivo. Non sappiamo ancora se questa ripresa dell’inflazione sia transitoria o permanente. Se dovesse rivelarsi duratura, sarà particolarmente importante incrementare il tasso di crescita della produttività, per evitare il rischio di perdita di competitività internazionale. Per le imprese sono particolarmente importanti i rincari sui materiali da costruzione, sul gas e sull’energia, e i problemi di approvvigionamento dei semiconduttori. Il Governo è impegnato a trovare soluzioni immediate a questi problemi, e a disegnare strategie di lungo periodo perridurre le nostre vulnerabilità”.
“Per quanto riguarda il prezzo delle materie prime – ha continuato – esso è in parte temporaneo perché legato alla forte ripresa dell’economia globale. Già quest’estate abbiamo approvato un intervento per arginare i rincari e per aiutare le imprese di costruzione impegnate in opere pubbliche. Anche l’aumento del prezzo del gas e dell’elettricità è legato a fenomeni in parte transitori”.
Transitorio o meno, Draghi ha fatto comunque capire l’importanza di agire. Un balzo della bolletta fino a +40% porterebbe di fatto le famiglie a una maggiore cautela negli acquisti, e le aziende a soffrire impatti sulla loro redditività a causa dei costi più elevati.
Il problema sta interessando tra molti altri paesi europei, come Francia, Grecia e Spagna, che hanno lanciato già misure.
Ha fatto parlare molto di sé, per esempio, la decisione del governo di Madrid di Sanchez di abbassare la stangata delle bollette di luce e gas colpendo direttamente le compagnie elettriche: una notizia che è stata scontata tra l’altro pesantemente, in Borsa, dall’italiana Enel.
Un appello per un intervento del governo, prima che prendesse la parola il presidente del Consiglio Mario Draghi, era stato lanciato dallo stesso Bonomi di Confindustria:
“Siamo ansiosi di comprendere come il Governo tenterà di arginare questi aumenti affinché non si traducano in una stangata per le famiglie italiane: è ovvio che per noi la miglior soluzione temporanea sarebbe una rinuncia dello Stato ai suoi massicci proventi attraverso Iva e accise, che gravano su energia e combustibili”.
UNC e Codacons: si intervenga anche su Iva e accise. No fine mercato tutelato
Si sono fatte intanto sentire le associazioni dei consumatori:
“Il presidente del Consiglio Mario Draghi, ha annunciato che in Cdm si discuterà di eliminare gli oneri di sistema sia per la luce che per il gas, stanziando oltre 3 miliardi, a fronte di un aumento potenziale del 40% del prezzo della luce e del 30% su quello del gas. ‘Bene l’eliminazione degli oneri, ma non è sufficiente se valgono i rialzi prospettati da Draghi, ossia il 40% e il 30% del prezzo complessivo della bolletta, rispettivamente, di luce e del gas”, ha detto Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori.
Vignola ha continuato, affermando che, “per una famiglia tipo, considerati i dati del secondo trimestre 2021, prima cioè del taglio da 1,2 miliardi avvenuto a giugno, l’annullamento totale degli oneri implicherebbe, su una bolletta media per la luce pari a 562 euro (non riferita all’anno scorrevole), una riduzione pari a 113 euro, a fronte, però, di un aumento teorico (quello prospettato da Draghi del 40% sul prezzo complessivo della luce) di 225 euro. Insomma, la bolletta salirebbe, comunque, su base annua, di 112 euro (28 euro su base trimestrale, a fronte di consumi equivalenti in ogni trimestre). Una stangata non da poco”, ha detto ancora Vignola.
“Per il gas, poi, su una bolletta per la famiglia tipo da 1028 euro, l’azzeramento degli oneri la abbasserebbe di appena 45 euro, a fronte del rincaro prospettato da Draghi del 30%, pari a 308 euro, con un rialzo finale pari a 263 euro nei dodici mesi“, ha aggiunto Dona.
“Insomma, l’aumento, se davvero gli aumenti sono di quella portata, sarebbe comunque astronomico. Per questo bisogna intervenire anche su accise, addizionali regionali (n.d.r. per il gas) e Iva” ha concluso Vignola.
Si è fatta sentire anche la voce del Codacons:
“Con i 3 miliardi di euro annunciati oggi dal Premier Draghi per abbattere gli oneri di sistema in bolletta ed evitare i maxi-rincari delle tariffe luce e gas, il Governo mette una toppa ma non risolve il problema, ha detto l’associazione.
“Gli oneri di sistema pesano sulle famiglie per 14,9 miliardi di euro annui, e i 3 miliardi annunciati da Draghi potranno compensare solo una parte degli aumenti che scatteranno a ottobre – ha spiegato il presidente Carlo Rienzi – E’ più che mai urgente ridefinire i criteri di calcolo delle tariffe energetiche, che negli aggiornamenti trimestrali risentono delle forti speculazioni sui mercati all’ingrosso, e sono influenzate da fattori iniqui che non hanno nulla a che vedere con i consumi energetici delle famiglie. In assenza di misure strutturali, e considerato l’andamento dei prezzi delle materie prime, nel 2022 i rincari delle bollette si susseguiranno senza sosta. Ma non solo. Il 1° gennaio 2023 scomparirà il mercato tutelato dell’energia, e tutti gli utenti dovranno passare a quello libero, dove però le tariffe sono sensibilmente più alte – ha avvisato ancora Rienzi – L’ultimo monitoraggio condotto da Arera ha rilevato come per l’elettricità solo il 4,7% delle offerte del mercato libero sia più conveniente rispetto a quelle del servizio a maggior tutela, 9,8% nel comparto del gas. Per tale motivo riteniamo che la fine del mercato tutelato vada abolita, perché il passaggio obbligato a quello libero comporterà un aggravio di spesa per l’energia a danno delle famiglie italiane”.