Notizie Indici e quotazioni Goldman Sachs snobba effetto Omicron e rimane bullish sullo S&P 500: ecco il target price dell’indice per fine 2022

Goldman Sachs snobba effetto Omicron e rimane bullish sullo S&P 500: ecco il target price dell’indice per fine 2022

21 Dicembre 2021 13:19

La variante Omicron non intacca la fiducia di Goldman Sachs in un rialzo dello S&P 500 a doppia cifra percentuale anche nel 2022. E’ quanto ha detto David Kostin, responsabile strategist sull’azionario del colosso bancario americano, reiterando il target sull’indice benchmark di fine 2022, a 5.100 punti.

La previsione implica un rialzo potenziale del 12% del listino, rispetto al livello attuale.

“Prevediamo che questi guadagni saranno sostenuti principalmente dalla crescita dell’eps (utile per azione), pari a +8%, a fronte di multipli P/E stabili”, ha spiegato Kostin.

L’ottimismo dello strategist non è certo un’eccezione. I rating che gli analisti stanno assegnando ai singoli titoli delle società quotate sullo S&P 500 sono infatti all’insegna del sentiment bullish: su un totale di 10.785 rating su titoli dell’indice, stando ai dati raccolti da FactSet, il 56,8% è composto da rating ‘buy’, il 37,2% da rating ‘hold’, il 6% soltanto da rating sell.

I titoli che beneficiano maggiormente dei giudizi ‘buy’ sono quelli appartenenti ai settori energia, servizi di comunicazione, information Technology e healthcare.

Così ha commentato l’analista senior di FactSet, John Butters:

“E’ interessante notare che, in base alla percentuale dei rating buy, e anche con un aumento dei prezzi pari a +24% rispetto alla fine dell’anno scorso (31 dicembre 2020), gli analisti sono più ottimisti oggi sulle azioni dello S&P 500 rispetto a quanto lo fossero il 31 dicembre del 2020. Il 31 dicembre del 2020, i rating buy erano il 53,7% sul totale, rispetto al 56,8% di oggi. Nove settori hanno una percentuale di rating buy superiore rispetto a quella del 31 dicembre del 2020: si tratta del settore immobiliare (dal 47% al 54%), e dei titoli legati alle materie prime (dal 50% al 56%)”.

Occhio anche alle stime che sono state sfornate dal trader di Goldman Sachs Scott Rubner che, facendo riferimento all’attuale volatilità del mercato, ha detto di prevedere tra le conseguenze un boom dei flussi in entrata nei fondi azionari ed ETF superiore a ben $125 miliardi, nel solo mese di gennaio.

Tra i motivi, c’è il fatto, ha spiegato Rubner, che “di solito il mese di gennaio assiste al 134% dei flussi che entrano nell’azionario (a fronte del -34% dei flussi negli 11 mesi rimanenti), come evidenziato nel grafico.

Questo significa, calcola Goldman Sachs che, prendendo in considerazione il ritmo del 2021 (in cui i flussi in entrata nell’azionario globale sono stati superiori a quelli di tutti i precedenti 25 anni, su base combinata), che nel mese di gennaio i flussi in entrata saranno pari, per l’appunto, a $125 miliardi”.

Certo, anche nei piani alti di Goldman Sachs c’è qualche preoccupazione, se si considera che il collega di David Kostin e di Scott Rubner, il responsabile economista di Goldman Jan Hatzius, ha tagliato nelle ultime ore le stime sul Pil degli Stati Uniti citando il fattore Joe Manchin, il senatore democratico che ha annunciato che non sosterrà il piano infrastrutturale da 1750 Mld $ voluto dal presidente americano Joe Biden.

Il Senato degli Stati Uniti risulta diviso a metà (50 e 50) tra Democratici e Repubblicani e quindi senza il voto di Manchin il piano Build Back Better non può passare.

Hatzius ha citato anche le preoccupazioni per la variante Omicron, che potrebbe portare l’amministrazione Biden a focalizzarsi più sui problemi di breve termine che su quelli di lungo termine:

La variante Omicron è un altro fattore che, probabilmente, sposterà l’attenzione verso i problemi legati al virus dalle riforme di lungo termine”.

Detto questo, c’è da dire che un altro economista di Goldman Sachs, ovvero il responsabile della divisione di ricerca sull’energia della banca, Damien Courvalin, ha confermato di rimanere bullish sui prezzi del petrolio, ritenendo che un barile a 100 dollari sia una possibilità per il 2022.

“Abbiamo già assistito a una domanda record prima di questa ultima variante. A questo si deve aggiungere la richiesta più alta di carburanti e il fatto che l’economia mondiale sta ancora crescendo. Vedrete come la domanda testerà un nuovo record storico nel 2022 e, ancora, nel 2023″. (LEGGI dettagli outlook petrolio).