Franco svizzero intrappolato in status valuta rifugio. SNB interviene pesantemente nel forex, ma mercati dicono long
Il franco svizzero si conferma eterno mal di testa dell’SNB, Swiss National Bank, ergo Banca centrale svizzera. Ma l’istituzione non ha alcuna intenzione di gettare la spugna, come emerge dall’intervista rilasciata dal numero uno Thomas Jordan, al quotidiano SonntagsZeitung.
Jordan lo ha detto chiaro e tondo: la banca centrale è pronta a intervenire anche in modo più incisivo sul forex per evitare un ulteriore apprezzamento del franco svizzero. D’altronde, è quello che ha fatto durante tutto il periodo dall’inizio della pandemia da coronavirus COVID-19: vendere franchi svizzeri e acquistare valute straniere nella speranza di indebolire il valore della moneta.
Non che il suo impegno abbia pagato sempre. Tutt’altro: alla metà di aprile circa, il franco svizzero è salito sull’euro fino a 1,0506 (EUR-CHF), al valore record dal luglio del 2015.
D’altronde, non c’è molto di cui meravigliarsi. Insieme allo yen del Giappone, il franco è la valuta rifugio per eccellenza. Di conseguenza, il forte sell off che si è abbattuto sugli asset rischiosi è stato contrabilanciato dai buy dei cosiddetti safe-haven assets da parte degli investitori, che hanno voluto giocare in sicurezza.
Ma la forza del franco svizzero rappresenta un vero e proprio dilemma per l’SNB:la banca centrale non è contenta del permanere dei tassi di interesse negativi (a -0,75%) in Svizzera, visto che, come ha spiegato lo stesso Jordan al quotidiano, le banche devono pagare interessi nel momento in cui parcheggiano fondi presso di essa (come è nel caso dei paesi euro, e altri nel mondo).
Il banchiere vorrebbe così alzare i tassi (che sono i più bassi al mondo) appena le circostanze lo permettano. Tuttavia, coronavirus a parte, una manovra del genere, almeno allo stato attuale delle cose, con il franco già forte, è impossibile.
“Sfortunatamente non abbiamo altra scelta che mantenere negativi i tassi – ha spiegato Jordan – Se non li avessimo, ci troveremmo in una situazione ancora più difficile, in quanto il franco svizzero diventerebbe ancora più appetibile e le condizioni di finanziamento per l’economia svizzera peggiorerebbero in modo decisivo”. Insomma, “Al momento i tassi di interesse negativi sono necessari per evitare un danno più forte alla Svizzera”.
Già adesso, la pressione sul franco “è enorme”. Di conseguenza, “siamo attivi sul forex, al fine di ridurre la pressione sul franco svizzero”, ha detto Jordan.
In un’intervista separata rilasciata al Tribune de Geneve, alla domanda se intenda difendere il rapporto di cambio a CHF 1,05 nei confronti dell’euro, il banchiere ha detto no: “Non difendiamo un livello specifico nei confronti dell’euro. Nel rispettare il suo mandato, la SNB prende in considerazione tutte le valute”.
Sui tassi negativi, Jordan è sembrato ancora più possibilista: “Abbiamo ancora spazio (di manovra) in caso di necessità, ma oggi ci stiamo focalizzando sugli interventi sul forex, al fine di limitare la pressione sul franco”.
A confermare l’appetito furioso per il franco è stato anche il recente report “Commitments of Traders” che viene diramato dallo US Commodity Futures Trading Commission (CFTC) ogni venerdì, alle 15.30 ora di New York, e che ha riportato come le scommesse long sul franco da parte di hedge fund e altri grandi investitori istituzionali siano balzate nella settimana terminata lo scorso martedì al massimo dal 2016.