Forex: carica short dollaro dura a morire, euro in area $1,18. Dollar Index reduce da peggior mese in un decennio
Qual è l’outlook per il dollaro, dopo il peggior mese dell’ultimo decennio archiviato a luglio? Di fattori che continuano a giustificare il suo trend ribassista ce ne sono diversi: intanto, il coronavirus sta continuando a furoreggiare negli Stati Uniti, mettendo in dubbio la capacità dell’amministrazione Trump di gestire l’emergenza sanitaria e, ovviamente, economica.
C’è poi il bazooka anti-COVID-19 che è stato lanciato dalla Federal Reserve di Jerome Powell e che, secondo alcuni strategist, potrebbe essere rafforzato – magari con lo strumento della yield curve control, controllo della curva dei rendimenti -; a tutto questo si aggiunge l’incertezza per l’esito delle elezioni presidenziali Usa di novembre e lo stallo che continua a caratterizzare il confronto tra democratici e repubblicani al Congresso, sul nuovo piano di stimoli fiscali che deve essere varato.
E che dire delle continue tensioni Usa-Cina, con Trump che coglie sempre l’occasione per attaccare Pechino, che si tratti della gestione del virus o delle società cinesi come TikTok?
Un altro elemento che secondo gli analisti ha inciso sulla debolezza del dollaro è stato il continuo calo dei rendimenti dei Treasuries Usa.
Il risultato è che lo US Dollar Index ha perso più del 4% a luglio, soffrendo la flessione, su base mensile, peggiore dal settembre del 2010: esattamente in 10 anni.
In realtà nella sessione di ieri, la prima di agosto, il biglietto verde ha tentato una risalita, facendo scendere l’euro-dollaro fin sotto la soglia di $1,17, a $1,1695. Il dollaro ha recuperato fino a +1,8% rispetto al minimo degli ultimi due anni, testato la scorsa settimana.
La ripresa è stata possibile per la decisione di alcuni investitori di ridurre le posizioni short accumulate sul dollaro. Ma gli analisti confermano che la moneta americana soffre una crisi di fiducia.
Moh Siong Sim, analista del forex di Bank of Singapore, ha spiegato alla Cnbc che “ci troviamo ancora in una situazione in cui i mercati vogliono credere che la ripresa prosegua come previsto, ma sono preoccupati allo stesso tempo per la situazione del COVID“.
Inoltre, “le tensioni fiscali (sul pacchetto fiscale) negli Usa rappresentano il prossimo test chiave per il sentiment sul rischio: se si arriverà a un accordo – cosa che sembra probabile – si potrebbe trattare di un elemento a sostegno del sentiment sul rischio”.
Certo, la carica degli shortisti sul dollaro non sarà facile da smantellare, visto che, stando ai calcoli della US Conmodity Futures Trading Commission elaborati anche da Reuters, la scorsa settimana le scommesse ribassiste nette sul dollaro Usa sono balzate al record dall’agosto del 2011, ovvero in nove anni, a $24,27 miliardi.
Allo stesso tempo, venerdì scorso il dollaro ha riportato il rally giornaliero nei confronti dello yen più forte dallo scorso marzo, fermando la corsa della valuta giapponese, salita del 3% a luglio.
Nell’arena del forex, sembra comunque che l’euro abbia basi più solide per salire. Merito dell’intesa tra i leader europei sul Recovery Fund da 750 miliardi di euro, che ha scatenato forti buy tra gli altri, anche sui BTP italiani, ora percepiti, come ha spiegato un analista, addirittura alla stregua di asset rifugio. Gli Usa fanno fronte invece anche al downgrade sull’outlook firmato da Fitch Ratings che, preoccupata della crescita del deficit sulla scia degli stimoli fiscali varati dal Congresso, ha rivisto l’outlook da stabile a negativo.