Fed e Bce stanno perdendo il controllo sui tassi? Boom rendimenti Treasuries e Bund, mercati vanno per la loro strada
La reazione inizialmente positiva dei mercati alle parole del numero uno della Fed Jerome Powell è stata un’illusione? Le banche centrali Federal Reserve e Bce stanno perdendo il controllo? Una cosa è certa: il reflation trade che si è manifestato in queste ultime settimane, e da inizio anno, sta preoccupando i banchieri centrali.
Tanto che, all’indomani delle rassicurazioni arrivate dal numero uno della Fed Jerome Powell – che hanno avuto un effetto solo nel brevissimo termine, stando a quanto emerge almeno dall’impennata dei tassi sui Treasuries Usa -anche la numero uno della Bce Christine Lagarde i è trovata costretta, evidentemente, a rassicurare anch’essa i mercati.
“L’aumento dei rendimenti – ha detto Lagarde – sta andando oltre il livello avallato dalla ripresa dell’economia”. Inoltre, la Bce non è focalizzata sui balzi dell’inflazione”. Certo, “i rischi che riguardano l’outlook sulla crescita dell’area euro sono diventati più bilanciati”, ha detto la presidente della Bce – ma nel breve termine i rischi al ribasso permangono” e “non c’è spazio per la compiacenza”. Francoforte “continuerà a monitorare gli sviluppi dell’euro” e il “PEPP sarà portato avanti in modo flessibile, a seconda delle condizioni di mercato”.
A tal proposito, da segnalare che proprio nell’ultimo meeting dello scorso 11 marzo, la Bce di Lagarde ha annunciato che “nel prossimo trimestre gli acquisti nell’ambito del PEPP saranno condotti a un ritmo significativamente più elevato rispetto ai primi mesi di quest’anno”. Lagarde ha detto che “l’accelerazione della velocità con cui verranno effettuati gli acquisti con il PEPP diventerà visibile quando verrà accertata in un arco di tempo più lungo”.
In ogni caso, “se le condizioni di finanziamento favorevoli riusciranno a essere mantenute, non ci sarà bisogno di utilizzare l’intera dotazione del PEPP, se questa non sarà esaurita”.
Così come nel caso della Fed, anche le rassicurazioni della Bce non sono state tuttavia sufficienti a evitare un nuovo sell off sui titoli di stato, che si sono allineati al trend ribassista dei Treasuries americani.
In un commento pubblicato su Twitter, Althea Spinozzi, strategist del reddito fisso di Saxo Bank, aveva già anticipato il contagio dei Treasuries sulla carta dell’Eurozona facendo notare che, nello stesso momento in cui i tassi decennali Usa avanzavano ieri di 5 punti base, quelli dei titoli greci balzavano di 8,8 punti base.
“Con i rendimenti che salgono negli Stati Uniti, gli investitori scaricheranno i titoli della periferia per posizionarsi sui Treasuries Usa, considerati asset rifugio”.
In un altro commento, Spinozzi di Saxo Bank ha fatto notare, chiedendosi se questo non sia l’inizio della fine, che i corporate bond americani con rating invetment grade si apprestato a riportare la perdita trimestrale più forte dal 1981, a fronte del costo della raccolta che continua ad aumentare.
Il boom dei tassi dei Treasuries a dieci anni ha innegabilmente interessato anche i tassi dei Bund tedeschi, che sono balzati fino al record degli ultimi 20 giorni al -0,258%. In crescita anche i tassi dei BTP decennali, cresciuti secondo quanto riporta Reuters allo 0,721% . A salire in particolare la parte della curva dei rendimenti lunga, con i tassi tedeschi a 30 anni che hanno testato il record dal gennaio del 2020, dunque in più di un anno.
C’è da dire che, subito dopo l’annuncio sui tassi della Fed e le parole di Jerome Powell, inizialmente il mercato dei Treasuries aveva reagito dando fiducia alla banca centrale americana. Dal dot plot pubblicato nella giornata di ieri è emerso, d’altronde, che la maggior parte degli esponenti del Fomc – il braccio di politica monetaria della Federal Reserve – prevede che i tassi rimarranno ai livelli attuali, attorno allo zero, fino al 2023 e per tutto il 2023.
La pubblicazione del documento aveva allontanato i timori di una stretta monetaria da parte della Fed più vicina e i tassi sui Treasuries Usa a scadenza decennale, avevano chiuso la sessione della vigilia attorno all’1,66% dopo essere balzati al record intraday dell’1,689%. Stamattina, tuttavia, i rendimenti hanno puntato con decisione verso l’alto, tanto da balzare oltre l’1,75%: balzo anche per i tassi trentennali che, per la prima volta, hanno sfondato il 2,5%.