Fed alza tassi a 1,75%-2%. E non è finita qui: ecco fin dove salirà costo denaro Usa entro 2020
Come da attese, la Federal Reserve ha alzato i tassi di riferimento a breve termine di un quarto di punto percentuale, al nuovo range compreso tra l’1,75% e il 2%. La banca centrale ha indicato che altre due ulteriori strette monetarie sono probabili entro la fine dell’anno, per un totale di quattro complessive (rispetto alle tre precedentemente previste). E per il 2019 si prevedono nuovi ulteriori interventi, esattamente tre: i tassi di lungo termine sono stimati al 2,9%, dopo il picco del 3,4% previsto per il 2020.
In tutto, dunque, ben sette rialzi dei tassi previsti per il biennio 2018-2019, che porteranno il costo del denaro a superare il livello “neutrale” nel 2019, un po’ in anticipo rispetto a quanto atteso.
Diverse le variazioni apportate sia al comunicato che ha accompagnato l’annuncio sui tassi, sia all’outlook che la Fed diffonde su base trimestrale.
Nell’aggiornamento dell’outlook il Fomc – braccio di politica monetaria della Fed – ha scritto di prevedere che l’inflazione core raggiungerà il target del 2% fissato dalla stessa banca centrale entro fine 2018 e che, sempre entro il 2018, la crescita del Pil Usa sarà, per l’anno intero, del 2,8%.
In entrambi i casi – inflazione ed espansione economica – le previsioni sono state riviste al rialzo rispetto alle precedenti stime di marzo dello 0,1%, giustificando un dot plot (outlook su aumento tassi stilato dalla stessa banca centrale) più aggressivo rispetto a quelli precedenti.
Il Fomc ha anche tagliato le previsioni sul tasso di disoccupazione al 3,6% entro la fine dell’anno, rispetto all’attuale 3,8%, che era stato stimato a marzo.
Nel comunicato, la Commissione ha affermato che l’economia degli Stati Uniti continua a crescere a un ritmo solido, rispetto al ritmo moderato del comunicato di maggio.
Le spese delle famiglie, inoltre, “hanno accelerato il passo”: anche questa è una asserzione che presenta uno scenario migliore rispetto a quella del comunicato precedente, in cui si parlava di crescita moderata; sul tasso di disoccupazione, si legge che “è sceso”, rispetto alla frase precedente “è rimasto basso”.
In ogni caso, la frase che meglio riassume la nuova view della Fed è la seguente:
“La Commissione prevede che ulteriori rialzi graduali del target range per i tassi sui fed funds saranno coerenti con l’espansione sostenuta dell’attività economica, con le condizioni solide del mercato del lavoro e con una inflazione vicina all’obiettivo simmetrico del 2% nel medio termine”.
Il dot plot più aggressivo si traduce, per la fine del 2018, in una mediana dei tassi attesa dalla Fed più alta al 2,375%, rispetto al 2,125% di marzo; per il 2019 la mediana sale al 3,125% rispetto al 2,875% di marzo; per il 2020 e più in avanti, le mediane sono rimaste invece invariate rispettivamente al 3,375% e al 2,875%.
Arrotondando le cifre, la Fed prevede che i tassi sui fed funds saliranno dal 2,1% al 2,4% alla fine del 2018; dal 2,9% al 3,1% nel 2019; per il 2020, le stime sono state lasciate invariate al 3,4%, mentre nel più lungo periodo le previsioni sono di tassi al 2,9%.