Febbre oro va avanti, prezzi al record in otto anni. Goldman Sachs vede quota $2000, con ‘domanda scatenata dalla paura’
La corsa dell’oro non si ferma, tutt’altro: secondo gli analisti di Goldman Sachs le quotazioni del metallo prezioso saliranno nei prossimi mesi fino a 2.000 dollari l’oncia. Gli analisti del colosso bancario Usa si confermano bullish sul bene rifugio per eccellenza, motivando l’ottimismo con il timore di un deprezzamento valutario e con il contesto di bassi tassi di interesse: fattori che alimentano, a loro avviso, la tempesta perfetta per un nuovo balzo dell’oro.
La giornata di ieri e le ultime ore sono indicative per far capire cosa sta accadendo: i futures Usa sull’oro continuano a salire, balzando fino a $1785,70 l’oncia, mentre il contratto spot è salito fino a $1.773, al nuovo massimo assoluto in 8 anni, dall’ottobre del 2012.
I rialzi si giustificano con il forte calo del dollaro che, nella giornata di ieri, è stato colpito dai sell in modo particolarmente importante, all’inizio delle contrattazioni di Wall Street, soprattutto verso lo yen. Alcuni trader hanno motivato gli smobilizzi del biglietto verde con la notizia della vendita, da parte del colosso giapponese Softbank, di $21 miliardi di azioni di T-Mobile, il 65% della partecipazione detenuta nel gruppo telecom Usa.
Ma il vero motivo alla base della corsa dell’oro sarebbe rappresentato dai timori crescenti di una nuova seconda ondata di contagi da coronavirus nel mondo, come ha spiegato alla Cnbc Daniel Hynes di ANZ.
“I timori di una seconda ondata di casi, soprattutto negli Stati Uniti ma anche in America Latina, stanno alimentando le preoccupazioni su una ripresa economica debole. E questo fattore sta sicuramente sostenendo gli asset meno rischiosi, i safe-haven asset, come l’oro”.
Inoltre, “il continuo sostegno delle banche centrali, che prende la forma di programmi di acquisti di bond (i Quantitative easing) e altre manovre di politica monetaria espansiva, manterranno chiaramente bassi i tassi nell’immediato futuro”. Insomma, proprio l’attività delle banche centrali, che in tutto il mondo hanno lanciato misure di stimoli straordinari per contrastare gli effetti della crisi provocata dal coronavirus, ha permesso ai prezzi dell’oro di segnare un rally, da inizio anno, pari a +17%.
Per gli stessi motivi e, in particolare per la continua debolezza del dollaro, Goldman Sachs prevede che la domanda di investimenti in oro salirà, “scatenata dalla paura” .
Di conseguenza, le stime a tre, sei e 12 mesi sono state riviste al rialzo rispettivamente a $1.800, $1.900 e $2000, dai precedenti outlook, rispettivamente di $1.600, $1.650 e $1.800. Goldman Sachs ha confermato anche la sua raccomandazione long sul metallo finoa a dicembre di quest’anno.
Alzate anche le previsioni sui prezzi dell’argento, attesi a tre, sei e 12 mesi rispettivamente a $19, $21 e $22 all’oncia, rispetto ai precedenti $13,50, $14 e $15 all’oncia. Il Dollar Index continua intanto a oscillare al minimo in più di una settimana, a 96,61 circa.
Bullish sull’oro sono anche gli analisti di Bank of America, che ad aprile hanno reso noto di stimare per l’oro un balzo in 18 mesi a $3000 l’oncia, nella convinzione che “i tassi di interesse Usa e nel resto del mondo ‘rimarranno molto bassi per molto tempo”.
“Al di là dei fondamentali della domanda e dell’offerta di oro, la repressione finanziaria è tornata su scala straordinaria – hanno detto gli esperti – in Usa e nella maggior parte delle economie del G-10, i tassi rimarranno pari o al di sotto dello zero per un periodo di tempo molto lungo, visto che le banche centrali cercheranno di far salire l’inflazione al di sopra dei loro target”.