Facebook: titolo affossato da scandalo Datagate. Perdite superiori a capitalizzazione Tesla
Facebook KO in borsa: le vendite delle ultime due sessioni, scatenate dallo scandalo Datagate, hanno mandato in fumo più di $60 miliardi del valore di mercato della società di Mark Zuckerberg. Quelle di lunedì e martedì si sono confermate le vendite in due sedute peggiori dal luglio del 2012, anno in cui il gruppo è sbarcato a Wall Street con un’operazione di Ipo, al prezzo di collocamento di $38 per azione.
Il titolo, ora attorno a $164, è scambiato a un valore inferiore del 10% circa rispetto allo scorso venerdì.
Martedì è stata inoltre la sessione in cui i volumi di scambio su Facebook hanno testato il record dal 2014: ben 129 milioni di azioni sono passate di mano.
Bloomberg fa notare che le perdite sofferte da Facebook sono superiori alla capitalizzazione di Tesla, che si aggira attorno a $52 miliardi, e pari anche a tre volte il valore di Snap, la società di Snapchat, che oscilla attorno a $19 miliardi.
Dopo aver perso -6,8% nella giornata di lunedì – il calo è stato il più sostenuto in quasi quattro anni – le quotazioni hanno continuato a perdere terreno anche ieri, sulla scia della notizia dell’indagine lanciata dalla Federal Trade Commission sull’utilizzo dei dati degli utenti.
Il titolo Facebook sta pagandolo scandalo dei dati finiti nelle mani di Cambridge Analytica, società che ha lavorato per la campagna elettorale di Donald Trump.
Nelle ultime ore si è appreso che, a guidare il piano volto ad acquisire informazioni personali su più di 50 milioni di utenti di Facebook, è stato inizialmente Steve Bannon, l’ex stratega della Casa Bianca considerato il (ora ex) secondo uomo più potente di Washington, poi licenziato a seguito delle rivelazioni del libro Fire and Fury: Inside the Trump White House, scritto da Michael Wolff.
E mentre il co-fondatore di WhatsApp Brian Acton consiglia ai suoi follower su Twitter di cancellarsi da Facebook, anche l’Agcom contatta Facebook in merito all’utilizzo di “data analytics” per fini politici.
Nella nota si legge che la richiesta arriva “a seguito della recente diffusione di notizie relative all’attività svolta dalla società Cambridge Analytica, cui ha fatto seguito l’indagine dell’autorità indipendente britannica ICO – Information Commissioner’s Officer – relativa ai rapporti tra partiti politici, ‘data companies’ e piattaforme online per la profilazione degli utenti e la personalizzazione dei messaggi elettorali.