Euro sotto $1,17, buy sul dollaro anche per ansia COVID in Europa. Bce ammette forte recente rally moneta unica
Sull’atteggiamento che la Bce ha nei confronti dell’euro è esploso un vero e proprio caso: la banca centrale europea non si è mostrata particolarmente preoccupata per l’apprezzamento della moneta unica, avvenuto a seguito della svolta storica della Federal Reserve (che l’ha messa praticamente con le spalle al muro). Tutt’altro: nell’ultima riunione del Consiglio direttivo, la numero uno dell’istituzione Chirstine Lagarde ha chiaramente detto che preoccuparsi del valore dell’euro, o fissare un target preciso per la valuta, non fa parte del mandato della Bce.
Lagarde ha poi fatto una sorta di giravolta, e di fatto la moneta unica ha rallentato la sua corsa nelle sedute successive. Tanto che oggi il rapporto euro-dollaro è di nuovo in calo, attorno a $1,1645. Il dollaro Usa ha recuperato terreno e viaggia ora vicino al record degli ultimi due mesi nei confronti della moneta unica.
L’euro ha fatto i conti nell’ultimo periodo con i nuovi casi di coronavirus che hanno assediato e stanno tuttora assediando l’Europa, ma anche con i toni più dovish di altri esponenti della Bce, che hanno interrotto la sua ascesa.Continuano inoltre a circolare indiscrezioni secondo cui la Bce necessariamente dovrà rafforzare il suo QE pandemico (o PEPP, QE di emergenza anti-COVID-19), visti i dati niente affatto poco confortanti che arrivano dall’inflazione dell’area euro e considerato, anche, l’ennesimo calo del terziario.
La prospettiva di un Super euro spaventa, in quanto una valuta unica troppo forte renderebbe più difficile il raggiungimento del target di inflazione fissato dalla Bce appena al di sotto del 2%, e renderebbe anche più costose le esportazioni di prodotti made in euro, a danno dell’economia dell’intera Eurozona.
La Bce lo sa, tanto che la frase forte apprezzamento dell’euro è comparsa più volte nel bollettino economico appena pubblicato, che fa riferimento al periodo compreso tra il 4 giugno e il 9 settembre 2020. Con l’analisi, l’istituzione ha riconosciuto che l’euro si è fortemente apprezzato non solo nei confronti del dollaro statunitense, ma anche verso altre valute dei paesi avanzati e le valute emergenti.
“Nel periodo in esame – si legge nel bollettino della Bce – il tasso di cambio effettivo nominale dell’euro, misurato sulle divise dei 42 più importanti partner commerciali dell’area dell’euro, si è apprezzato del 2,8 per cento. Per quanto riguarda l’andamento dei tassi di cambio bilaterali, l’apprezzamento effettivo dell’euro è stato decisamente generalizzato nei confronti delle valute di quasi tutti i principali partner commerciali dell’area. In particolare, l’euro si è fortemente apprezzato sul dollaro statunitense (del 4,6 per cento), riflettendo un generalizzato indebolimento del dollaro a fronte di un miglioramento della propensione al rischio nel contesto della ripresa mondiale in atto. L’euro si è rafforzato anche nei confronti dello yen giapponese (del 2,1 per cento), della sterlina britannica (dell’1,7 per cento) e del renminbi cinese (dello 0,6 per cento) e si è fortemente apprezzato nei confronti delle valute della maggior parte delle principali economie emergenti, in particolare il rublo russo, la lira turca e il real brasiliano. Per quanto riguarda le valute degli Stati membri dell’UE non appartenenti all’area dell’euro, l’euro si è apprezzato sul fiorino ungherese, mentre si è indebolito rispetto alla maggior parte delle altre valute, avendo queste recuperato alcune delle perdite registrate durante l’intensificarsi della pandemia di coronavirus a marzo e aprile di quest’anno”, si legge nel bollettino della banca centrale europea.