Eni vittima di volatilità petrolio e lockdown Covid: in 2020 perde 8,5 miliardi, dividendo confermato
Per Eni, una perdita netta, nell’intero 2020, pari a 8,56 miliardi di euro, per un rosso adjusted di 742 milioni, “nell’anno più difficile nella storia dell’industria energergetica“, come ha fatto notare l’AD Claudio Descalzi. Anno in cui Eni “ha dato prova di grande forza e flessibilità – ha messo in evidenza il ceo del gruppo – rispondendo con prontezza allo straordinario contesto di crisi e progredendo nel processo irreversibile di transizione energetica“.
Per la precisione, dal bilancio è emerso che, “nell’esercizio 2020 il Gruppo Eni ha registrato una perdita netta di competenza degli azionisti di €8,563 milioni rispetto all’utile netto di €148 milioni del 2019, di cui circa €3,3 miliardi di perdita operativa. Oltre ai fattori descritti nel commento della performance di business, il risultato operativo è stato penalizzato dalla rilevazione di €3,2 miliardi di svalutazioni di attività non-correnti, principalmente proprietà oil&gas e raffinerie, a causa della revisione dello scenario dei prezzi/margini degli idrocarburi e dall’effetto della rilevante discesa dei prezzi del petrolio e dei prodotti sulla valutazione delle scorte che sono state allineate al valore netto di realizzo a fine periodo (-€1,3 miliardi)”.
“La gestione delle partecipazioni in joint venture e altre iniziative industriali evidenzia una perdita di €1,6 miliardi influenzata, oltre che dal deterioramento dello scenario, dalla rilevazione di oneri straordinari nei bilanci delle partecipate per svalutazioni di asset e delle scorte di prodotti – si legge ancora – Infine, il risultato dell’esercizio è stato penalizzato dalla rilevazione di oneri d’imposta connessi alla svalutazione di crediti fiscali per €1,3 miliardi dovuta alla proiezione di minori redditi imponibili futuri”.
I ricavi di Eni della gestione caratteristica sono stati pari a 43,99 miliardi di euro, in flessione del 37% rispetto ai 69,88 miliardi del 2019. Descalzi ha rimarcato i progressi fatti dal cane a sei zampe nonostante il contesto sfidante:
“In pochi mesi abbiamo rivisto il nostro programma di spesa e minimizzato l’impatto sulla cassa della caduta del prezzo del greggio – ha continuato il ceo, stando a quanto emerge dal comunicato della società – aumentato la nostra liquidità e difeso la nostra solidità patrimoniale. I risultati del quarto trimestre, con un prezzo del Brent a 44 $/barile sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente, superano le aspettative del mercato a livello di utile operativo ed utile netto, e confermano la generazione di cassa operativa e l’efficacia della nostra azione di risposta alla crisi”.
Andando a esaminare più da vicino le voci di bilancio di Eni, emerge che “l‘utile operativo adjusted si è attestato a €1,898 miliardi nell’intero 2020, e a 488 milioni nel quarto trimestre dello scorso anno. L’Ebit adjusted di Gruppo è stato pari a €1,9 miliardi nell’anno (€0,5 miliardi nel quarto trimestre), in “contrazione di circa €6,7 miliardi dovuta per -€6,8 miliardi alla flessione dei prezzi/margini degli idrocarburi e per -€1 miliardo agli effetti del COVID-19, attenuati da una migliore performance per €1,1 miliardi”
Descalzi ha citato altri passi in avanti compiuti dall’azienda:
“Mentre il settore upstream consolida fortemente la tendenza alla ripresa, nell’anno i business destinati alla generazione e vendita di prodotti decarbonizzati hanno conseguito risultati eccellenti, con l’Ebit di Eni gas e luce in aumento del 17% e le lavorazioni delle bio raffinerie del 130%, oltre a 1GW di capacità di generazione da solare ed eolico già installata o in fase di sviluppo. Abbiamo posto le basi per una forte accelerazione delle rinnovabili, con l’ingresso in due mercati strategici quali gli USA e l’eolico offshore del Mare del Nord, con la partecipazione al progetto Dogger Bank in UK che sarà il più grande al mondo nel suo genere. Grazie alle azioni che abbiamo messo in campo – ha continuato il numero uno di Eni – la generazione di cassa adjusted 2020 di €6,7 miliardi è stata in grado di autofinanziare i capex con un avanzo di €1,7 miliardi. L’indebitamento netto (ante IFRS 16) rimane al livello di fine 2019 ed il leverage si attesta intorno al 30%”.
Sul fronte dei dividendi, la società ha confermato la proposta dividendo per il 2020 di €0,36 per azione, di cui €0,12 versati in sede di acconto a settembre 2020.
Eni: obiettivo diventare leader in fornitura prodotti decarbonizzati
E’ stata definita, si legge nella nota, la strategia Eni al 2050, “con l’obiettivo di diventare leader nella fornitura di prodotti decarbonizzati, coniugando creazione di valore, sostenibilità e solidità economica e finanziaria, e di conseguire un miglior bilanciamento del portafoglio, riducendo l’esposizione alla volatilità dei prezzi degli idrocarburi”.
Le sfide che Eni ha dovuto affrontare nell’anno della pandemia Covid-19 sono state numerose.
“Nel 2020 si è verificata la massima contrazione mai registrata della domanda petrolifera globale (-9% circa rispetto al 2019) a causa delle misure di lockdown adottate a livello mondiale per contenere la diffusione della pandemia di COVID-19 – viene ricordato nel comunicato – con il conseguente “crollo dei prezzi e dei margini delle commodity”.
In particolare, il Brent è capitolato del 35%, “prezzo del gas Italia -35%, margine di raffinazione SERM -60%, con rilevanti impatti sui risultati e i cash flow di Eni”.
Detto questo, “durante il picco pandemico, il management ha attuato misure decisive per salvaguardare la liquidità e la solidità patrimoniale dell’azienda, difenderne la redditività e aumentarne la resilienza allo scenario, senza pregiudicarne la capacità di tornare a crescere non appena le condizioni macro lo consentiranno”.
Il gruppo ha reso noto di aver rivisto “la strategia di breve/medio termine riducendo di €8 miliardi gli esborsi per costi ed investimenti del biennio 2020-2021, più esposto al downturn, e allocando risorse aggiuntive di circa €0,8 miliardi per accelerare lo sviluppo dei business green”.
Riguardo all’offerta, nel 2020 la produzione d’idrocarburi di Eni è stata di “1,73 milioni di boe/giorno, in linea con la guidance ridefinita a seguito dello scoppio della pandemia. Sono state scoperte inoltre “400 milioni di boe di nuove risorse esplorative equity al costo competitivo di 1,6 $/boe”, mentre “le riserve certe a fine anno sono state pari a 6,9 miliardi di boe”, con “un tasso di rimpiazzo all sources 43% (96% la media triennale)”.
Eni ha chiuso inoltre l’anno con una riserva di liquidità di circa €20,4 miliardi di cui €9,4 miliardi di attivi di tesoreria, €5,5 miliardi investiti in attività liquide, €0,2 miliardi di crediti finanziari a breve e €5,3 miliardi di linee di credito committed non utilizzate.
Tante iniziative nel settore energie rinnovabili
Diverse le iniziative intraprese per la crescita nel mercato delle energie rinnovabili.
Ne citiamo qualcuna:
Firmato un Memorandum of Understanding (MoU) con Saipem per una collaborazione in progetti di decarbonizzazione in Italia, in particolare nell’ambito della cattura, trasporto, riutilizzo e stoccaggio della CO2 prodotta da attività industriale.
Firmato un accordo con Enel finalizzato allo studio e allo sviluppo di progetti di idrogeno verde, attraverso elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile, nelle vicinanze di due raffinerie Eni, nelle quali l’idrogeno verde potrà rappresentare la migliore opzione di decarbonizzazione.
Avviata una collaborazione strategica con CDP e Snam per la transizione energetica, che prevede la possibilità di realizzare progetti congiunti in settori chiave quali la filiera dell’idrogeno, l’economia circolare (tra cui l’utilizzo di biometano) e la mobilità sostenibile a sostegno del percorso di decarbonizzazione dell’Italia.
Firmato un Memorandum d’Intesa (MoU) tra Eni Rewind e NOGA (National Oil and Gas Authority) del Regno del Bahrain con l’obiettivo di promuovere iniziative congiunte per la gestione, il recupero e il riutilizzo di acqua, suolo e rifiuti in Bahrain. L’accordo contribuirà inoltre a individuare ulteriori ambiti di collaborazione per lo sviluppo di soluzioni innovative di economia circolare.
Più in generale, “la produzione di energia da fonti rinnovabili è stata pari a 88 GWh nel quarto trimestre 2020, quintuplicata rispetto al periodo di confronto (340 GWh nell’anno), per effetto dell’entrata in esercizio di nuova capacità, nonché per il contributo degli asset negli Stati Uniti acquisiti nel primo trimestre 2020″.