Effetto Covid su occupazione Usa: nuovi posti di lavoro, la crescita è la più bassa da maggio
Nel mese di novembre l’economia degli Stati Uniti ha creato 245.000 nuovi posti di lavoro, al minimo dal mese di maggio. Colpa del nuovo balzo di persone infettate dal coronavirus, che ha costretto le autorità a introdurre nuove misure di contenimento.
Il dato è stato decisamente peggiore delle attese, visto che gli analisti avevano previsto una crescita di 440.000 unità.
La ripresa del mercato del lavoro Usa è praticamente collassata, dunque, a novembre, dopo che a ottobre erano stati creati 638.000 nuovi posti di lavoro, a settembre 672.000, e ad agosto 1,4 milioni.
Il tasso di disoccupazione è sceso dal 6,9% al 6,7%, in linea con le previsioni: la flessione è stata dovuta tuttavia al calo del tasso di partecipazione alla forza lavoro, che si è attestato a novembre al 61,5%.
Guardando al quadro nel suo complesso, l’economia americana ha recuperato 12,3 milioni dei 22 milioni di posti di lavoro persi nei primi due mesi della crisi, il che significa che ci sono ancora 10,7 milioni di americani considerati senza una occupazione, rispetto ai 5,8 milioni di febbraio.
Il numero totale di persone che hanno perso il posto di lavoro in modo permamente è stato pari a novembre a 3,7 milioni di unità, in rialzo rispetto ai 2,5 milioni del febbraio scorso, prima che la pandemia si abbattesse negli Usa.
La crescita dei posti di lavoro è rallentata su base mensile da giugno, intensificandosi nelle ultime settimane, in corrispondenza del forte rialzo delle persone contagiate dal COVID-19 negli Stati Uniti. Più di 100.000 sono le persone ricoverate negli Stati Uniti a causa del coronavirus, a fronte di un balzo delle nuove infezioni pari a +210.161 unità nella sola giornata di giovedì, stando al Covid Tracking Project monitorato dal The Atlantic.
Il rallentamento della ripresa del mercato del lavoro viene certificato mentre il Congresso Usa non riesce ancora a trovare un accordo su un piano di stimoli economici anti-Covid che possa dare un aiuto concreto a famiglie e imprese.
Janet Yellen, l’ex numero uno della Federal Reserve scelta dal neo-eletto presidente degli Stati Uniti Joe Biden per la carica di segretario al Tesoro Usa, ha avvertito proprio questa settimana che, in assenza di aiuti, ci sarà una “maggiore devastazione” nell’economia Usa.
“E’ una tragedia americana ed è essenziale che ci muoviamo con urgenza, visto che la mancanza di azione produrrà una crisi che si alimenterà da sola, causando ancora più devastazione”. Yellen ha sottolineato che gli Usa stanno sperimentando “crisi economiche storiche, con un impatto sproporzionato su quelli tra noi più vulnerabili”.
Nel complesso, hanno scritto in una nota gli economisti di Jefferies, “si tratta di un report occupazionale deludente. Con i casi di Covid che stanno salendo di nuovo e le decisioni prese per cercare di frenare i contagi, l’occupazione ha rallentato il passo. Un altro fattore che limita in modo significativo il mercato del lavoro è la disponibilità dei lavoratori, visto che molti non possono lavorare, sia per il timore di contrarre il Covid che per prendersi cura della famiglia”.
Wall Street non ha reagito tuttavia in modo decisivo alla pubblicazione del rapporto: la crisi del mercato del lavoro statunitense significa che l’economia Usa avrà bisogno degli aiuti della Federal Reserve per molto tempo ancora.
Di seguito il commento di Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia, che mette in evidenza come il dato sia stato “molto debole sulla creazione di posti di lavoro”, avendo tuttavia “un impatto limitato sui mercati”. In generale, gli “addetti ai lavori attendono novità sul piano di aiuti”, ovvero novità dal Congresso Usa sul piano di stimoli economici. Viene sottolineato come le cifre dei mesi scorsi siano state “riviste al rialzo (+11 mila posti di lavoro in totale rispetto alle stime precedenti): il dato di settembre è stato rivisto al rialzo di 39 mila unità a +711.000, quello di ottobre al ribasso di 28 mila unità a +610.000”. Lo strategist fa notare anche che, “a livello di gruppi, la disoccupazione giovanile si attesta al 14,0%. La disoccupazione delle donne è pari all’6,1%, bianchi (5,9%), afroamericani (10,3%), asiatici (6,7%), ispanici (8,4%)” e che “il tasso di partecipazione alla forza lavoro, sceso al 61,5%, è ancora lontano dai livelli di febbraio quando si attestava a al 63,4%)”. Buona notizia dai “salari medi, che salgono dello 0,3% m/m (consensus 0,1%). I salari sono saliti del 4,4% a/a (consensus 4,3%)”. Ancora: “Il numero di disoccupati che hanno dichiarato di essere in sospensione temporanea dalle attività lavorative (“temporary layoff”) è diminuito di 441.000 a 2,8 milioni di unità. I disoccupati che hanno perso del tutto il posto del lavoro sono pari a 3,7 milioni”. Diodovich continua: “Le cifre sul mondo del lavoro hanno avuto un impatto contrastato sui mercati finanziari. Abbiamo assistito a un po’ di volatilità: inizialmente uno spike ribassista del dollaro sul debole dato sui NFP (nuovi posti di lavori creati), ma poi il biglietto verde ha guadagnato terreno sulla discesa del tasso di disoccupazione e sulla crescita dei salari superiore alle attese. Il cambio eurodollaro è salito fino a 1,2170 per poi scendere a 1,2140”. In generale, “gli investitori sono soprattutto in attesa di avere notizie in merito all’approvazione del piano bipartisan di aiuti fiscali (relief plan) per 908 miliardi di dollari. Una prima risposta del Congresso per aiutare imprese e famiglie in difficoltà ma, tuttavia, ancora non sufficiente e ben lontano dal piano da 2,4 trilioni di dollari proposto dalla speaker dei democratici Nancy Pelosi”.