Domanda di oro in crescita, prezzi a 2.000 dollari. Cosa dice l’analisi tecnica?
Il conflitto in Ucraina sta avendo un importante impatto anche dal punto di vista economico/finanziario. In particolare, sui mercati finanziari regna l’incertezza e tale contesto spinge gli investitori verso asset tradizionalmente definiti come “beni rifugio”, a partire dall’oro.
Dal 24 febbraio, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, l’oro è passato da 1.910 dollari l’oncia a 2.070 dollari, massimo toccato il 9 marzo, mettendo così a segno un rialzo del 5,3% in sole 2 settimane di guerra. Va comunque detto che il rally del metallo giallo è iniziato ben prima dello scoppio del conflitto; infatti, dal marzo 2020 la performance è del +38% e questa tendenza secondo molti analisti è destinata a proseguire. Durante un periodo di crisi, l’oro sale perché diventa un ‘riparo’ per gli investitori che cercano di mettere al sicuro i propri investimenti. Bisogna ricordare che ogni nazione possiede delle riserve più o meno ampie di oro, questo perché in caso di necessità può essere facilmente scambiato per scongiurare un’eventuale crisi.
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina e con l’intensificarsi delle sanzioni, Mosca ha abolito questa settimana l’Iva sull’acquisto di metalli preziosi, oro in primis. L’obiettivo del ministero delle Finanze russo è quello di “dare un’alternativa ideale all’acquisto di dollari”, dopo che le sanzioni dell’occidente hanno notevolmente limitato le operazioni in valuta estera.
La domanda di oro
Come evidenzia il rapporto del World Gold Council, la domanda di oro stava già crescendo prima dello scoppio del conflitto arrivando a fine 2021 ad oltre 4.000 tonnellate, così come aumenta la domanda istituzionale del metallo giallo. Le banche centrali hanno accumulato 463 tonnellate d’oro nel 2021, l’82% in più rispetto al totale del 2020, portando così le riserve globali al massimo di quasi 30 anni.
L’oro può infatti essere utilizzato dalle banche centrali per diversi motivi: l’acquisto e la vendita dell’oro possono essere effettuati sia per scopi finanziari sia per variare il livello delle riserve; può essere utilizzato come garanzia per ottenere prestiti sul mercato e inoltre può essere dato in deposito per ricavare un reddito.
“Le riserve auree hanno la funzione di rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario italiano e della moneta unica”, sottolinea la Banca d’Italia che è il quarto detentore di riserve auree al mondo, alle spalle della Federal Reserve americana, della Bundesbank tedesca e del Fondo Monetario Internazionale. I motivi della crescita sono dovuti ad una forte ripresa della domanda di oro in praticamente in tutti i settori, basti pensare che nel 2021 la produzione di gioielli è cresciuta del 67% per soddisfare l’aumento del 52% del consumo di gioielli.
In molti ora si chiedono cosa comporterà questo scenario per le società estrattive di oro e argento nei prossimi mesi, dato che come fanno notare gli analisti di Jupiter AM, la partecipazione degli investitori all’universo dei titoli minerari è ancora ai minimi storici. L’argento tende a sovraperformare l’oro in un contesto di aumento del prezzo di quest’ultimo e tende a sottoperformare l’oro quando il sentiment si sposta contro il settore. Sarà ancora caccia all’oro?
Punto tecnico (a cura dell’Ufficio Studi di Borse.it):
Status di lungo periodo: come vediamo dal grafico mensile, la tendenza dell’oro è al rialzo, seppur con diverse pause, da molti anni. Dopo aver raggiunto quota 1.780 dollari l’oncia tra il 2011 e il 2012, le quotazioni del metallo prezioso hanno subito una battuta d’arresto e sono rimaste “intrappolate” dal 2013 al 2019 in uno stretto trading range tra i livelli di 1.000 e 1.380 dollari l’oncia. Proprio dal 2019 e con il breakout di area 1.400 dollari l’oncia, il metallo giallo ha ripreso il rally rialzista arrivando a segnare il massimo a 2.075 dollari l’oncia nell’agosto 2020, per poi tornare nuovamente sotto i 1.900 dollari. Tra metà 2020 ed inizio 2022 l’oro ha formato un pattern di continuazione rialzista molto simile ad un triangolo rettangolo, con i prezzi che hanno tentato invano di superare il tetto dei 1900 dollari.
Status di breve periodo: ad inizio febbraio di quest’anno, con le crescenti tensioni in Ucraina, l’oro ha trovato nuova forza e dopo la violazione dei 1900 dollari la curva dei prezzi ha accelerato ulteriolmente al rialzo. Nelle ultime settimane il bene rifugio per eccellenza ha raggiunto un nuovo massimo di periodo a 2.070 dollari l’oncia per poi ripegare lievemente e si trova ora sulla soglia psicologica dei 2.000 dollari. Il quadro tecnico si conferma dunque positivo, almeno fino a quando i prezzi rimarranno al di sopra di area 1970-1980 dollari, principale supporto statico di breve per il metallo prezioso. In caso di continuazione della tendenza le prossime resistenze tecniche si trovano a 2029 dollari e poi il target ambizioso è il ritorno sui massimi di periodo. Al contrario, in caso di storno dei prezzi i supporti che potrebbero ostacolare una discesa, oltre ad area 1.980 dollari è il supporto posto a 1.950 dollari l’oncia. Mentre solo una discesa dei prezzi sotto i 1.940 potrà fornire i primi segnali di inversione della tendenza. A conferma della tendenza rialzista si segnala una posizione dei prezzi al di sopra della media mobile a 200 periodi e una posizione long dei principali indicatori direzionali (Macd e Parabolic Sar), mentre gli oscillatori stazionano nelle rispettive aree di ipercomprato.