Debito pubblico può migliorare anche senza ridursi. Ecco un aspetto spesso trascurato
La pandemia ha messo fuori controllo il debito pubblico, che è schizzato a livelli record. In Italia, ma non solo. Le preoccupazioni per le conseguenze di un indebitamento eccessivo sono certamente giustificate, perché a un certo punto arriverà il momento in cui si dovrà rimborsare il denaro preso a prestito.
Chiaramente per uno Stato la faccenda è diversa rispetto a un privato, perché non si ragiona guardando a una data di pensionamento o alla propria fine. La sua posizione di partenza è più simile a quella di un’azienda, la durata della sua attività è indefinita. Non si tratta quindi di ridurre a zero il livello del debito, ma di renderlo coerente, vale a dire che il rapporto tra attivi o entrate da un lato e debiti dall’altro deve rimanere in un intervallo accettabile. E qui c’è un aspetto che spesso viene trascurato. A metterlo alla luce è l’analisi di Thomas Lehr, Capital Market strategist di Flossbach von Storch, che dimostra come un bilancio può migliorare anche se il debito non si riduce o addirittura continua a crescere. Come?
Uno sguardo alla storia del dopoguerra degli Stati Uniti mostra un esempio particolarmente rilevante. Negli anni ’50, il paese ha ridotto il proprio debito, che era cresciuto enormemente sulla scia della Seconda guerra mondiale, per mezzo della repressione finanziaria, in cui alta inflazione e crescita, con i tassi di interesse bloccati dallo stato a volte, hanno ridotto il valore del debito come per magia. Il debito statunitense è diminuito rispetto alla produzione economica nel dopoguerra fino agli anni ’60. Questo non è avvenuto perché il debito sia stato rimborsato, perché invece il livello assoluto del debito è aumentato dopo una breve pausa alla fine degli anni ’40.
Fasi simili si possono trovare in quasi tutti i paesi. Per esempio, la Germania ha vissuto una situazione simile, se non identica, sebbene su scala molto più ridotta, a quella degli Usa nel dopoguerra. Tra il 2010 e 2019, il debito in Germania è diminuito notevolmente rispetto alla produzione economica, anche se in cifra assoluta la riduzione è stata di molto inferiore.
E in Italia? L’esperto di Flossbach von Storch esegue la stessa analisi sul debito italiano, mettendolo a confronto con la produzione economica (= reddito). Dal 1870, il debito italiano è aumentato di 500mila volte. Questa affermazione, da sola, ha poco valore perché non considera il fatto che l’Italia è stata anche in grado di aumentare la propria produzione economica da 4,7 milioni di euro a 1.600 miliardi di euro negli ultimi 150 anni.
“Se interpretiamo attentamente la definizione di bilancio coerente, nel senso che il livello del debito dovrebbe almeno muoversi in linea con la produzione economica, nonostante i bassi tassi di interesse, il compito per l’Italia non sarà certo facile – afferma l’esperto – Ma quantomeno realizzabile”. Secondo l’analisi di Thomas Lehr, quindi, in Italia, anche se lo sviluppo del debito è tornato a superare la crescita, fenomeno che si è accentuato durante la pandemia, il compito di tornare a un “equilibrio” in termini di rapporto tra debito e crescita del Pil è possibile da realizzare. E’ escluso invece il pieno rimborso del debito. Né in Italia, né in Germania.