Crisi globale chip: Apple rischia di tagliare target produzione iPhone 13 per il 2021 di 10 milioni di unità
Crisi globale dei chip: Apple potrebbe essere costretta a tagliare il suo target di produzione degli iPhone 13, precedentemente fissato per il 2021 a 90 milioni di unità, a causa dei ritardi delle consegne di componenti chip da parte di Texas Instruments e Broadcom. Il taglio potrebbe arrivare a essere di 10 milioni di unità, come indicato da Bloomberg, che ha riportato le indiscrezioni.
Finora nessun commento è arrivato dalle dirette interessate, ovvero da Apple, Texas Instruments e Broadcom.
Apple si era fatta sentire poco prima del diffondersi dei rumor, per annunciare piuttosto un lieto evento: il suo evento, con data il prossimo 18 ottobre, con cui potrebbe annunciare nuovi modelli di laptop MacBook e di AirPods.
L’annuncio è arrivato via Twitter dall’account del vice presidente senior della divisione di marketing, Greg Joswiak, con tanto di slogan: “Unleashed”.
Gli ultimi modelli dei MacBook più costosi e più grandi di Apple, così come le ultime versioni degli auricolari AirPods risalgono al 2019: sarebbe giunto il momento, dunque, secondo gli analisti, di presentare i prodotti in una ‘modalità’ più aggiornata.
L’evento sarà trasmesso in streaming sul sito di Apple che, da quando è esplosa la pandemia Covid-19 nel 2020, ha continuato a tenere eventi virtuali.
Le presentazioni del gigante avvengono di norma in anticipo rispetto all’inizio della stagione delle festività natalizie, il periodo in cui le vendite, di solito, si impennano. Ma anche quest’anno sarà la stessa cosa?
Va detto che le strozzature che stanno colpendo tutte le catene di approviggionamento, in tutto il mondo, hanno provocato una crisi dell’offerta che non interessa certamente soltanto il comparto dei chip.
Basta fare riferimento al global energy crunch, ovvero al fenomeno parallelo a quello della crisi dei chip, scatenato dall’incapacità dell’offerta di tenere il passo con la domanda dei consumatori, in forte ripresa dopo la fine del lockdown da pandemia che ha colpito gran parte delle economie globali.
La riapertura delle economie ha scatenato, di fatto, lo shopping frenetico dei consumatori di tutto il mondo, ma ovviamente anche la fame di energia e di materie prime delle aziende, molte delle quali avevano dovuto chiudere perfino i battenti durante la fase peggiore dell’emergenza.
In realtà molte di esse sono tuttora costrette, in alcuni casi, a interrompere la produzione, ma non per motivi di sicurezza o perché non c’è la domanda, ma per le ragioni opposte: la domanda è eccessiva, l’offerta non riesce a soddisfarla, con i tempi di consegna che si allungano in modo quasi mostruoso.
Le indiscrezioni sul probabile taglio del target di produzione degli iPhone 13 da parte di Apple non hanno però sconvolto più di tanto il mercato: d’altronde, già nel mese di luglio, il ceo del colosso di Cupertino, Tim Cook, aveva avvertito gli investitori del rischio che la crisi globale dei chip colpisse anche le vendite di iPhone e di iPad.
La società di investimenti Wedbush prevede inoltre che, nel periodo della stagione natalizia, l’offerta di iPhone 13 sarà inferiore alla domanda di oltre 5 milioni di unità.
La crisi globale dei chip non sta investendo ‘solo’ il comparto dei prodotti elettronici, ma anche quello automobilistico mondiale, che per la produzione necessita di semiconduttori.
Ai rumor di Apple, nella giornata di ieri, si è unito anche l’avvertimento della Casa Bianca, che ha detto che “ci saranno cose che la gente non riuscirà a ottenere” nel periodo di Natale.
La consolazione, ha aggiunto l’amministrazione Biden, è che “si spera che molti di questi prodotti possano essere sostituiti da altre cose” e che non c’è “alcun motivo reale per andare nel panico”.
Detto questo, “avvertiamo tutti un senso di frustrazione e abbiamo bisogno di essere un po’ pazienti per attraversare un periodo di tempo relativamente breve”.
Ieri, nel suo World Economic Outlook di ottobre, il Fondo monetario internazionale ha motivato la sua decisione di tagliare le stime sulla crescita economica globale proprio con le strozzature significative che stanno colpendo le catene di approviggionamento di tutto il mondo, e che stanno alimentando anche le pressioni inflazionistiche, “particolarmente alte”.
La conseguenza di queste carenze di chip, di energia, di prodotti, è di fatto l’impennata dei prezzi e dunque l’aumento dell’inflazione, che negli Stati Uniti è già balzata al record degli ultimi anni e che, stando a quanto ha detto lo stesso presidente della Fed Jerome Powell, potrebbe durare più del previsto.
L’aumento dell’inflazione a valori record è un problema che sta colpendo anche l’area euro e il Regno Unito, tanto da provocare episodi di fuga dai relativi titoli di stato (BTP nel caso dell’Italia).
L’Fmi ha tra l’altro invitato le banche centrali come la Fed a prepararsi a lanciare strette monetarie, nel caso in cui l’inflazione diventasse troppo alta.
Dopo le indiscrezioni riportate da Bloomberg, il titolo Apple ha perso più dell’1% nelle contrattazioni dell’afterhours di Wall Street. Probabilmente, tuttavia, i rumor sui tagli alla produzione non hanno alla fine freddato così tanto il mercato visto che, anche prima della loro diffusione, le quotazioni di AAPL perdevano lo 0,9% circa, anche successivamente all’annuncio dell’evento che si terrà il prossimo 18 ottobre.