CreVal, Credit Agricole sbotta contro fondo Petrus: basta interferenze Opa da soggetti con logiche speculative breve periodo
Credit Agricole Italia inizia a perdere la pazienza nei confronti del muro anti-Opa francese costituito dagli hedge fund azionisti della banca CreVal, su cui ha lanciato un’Opa offrendo 10,50 euro per azione. Il gruppo CAI, facente parte della galassia della Banque Verte, ha diramato un comunicato commentando i rilievi del fondo inglese Petrus, che ieri è tornato a far sentire la propria voce rivendicando un prezzo più alto, per la precisione questo.
In una nota che porta la data di martedì 6 aprile, dal titolo “Precisazioni in merito alle indebite ‘raccomandazioni’ del fondo Petrus Advisers e alla necessità che siano rispettate le regole di correttezza a tutela degli azionisti CreVal e dei risparmiatori”, Credit Agricole Italia ha fatto riferimento alle mosse dell’hedge fund, che – si legge nel comunicato – “ha nuovamente ‘raccomandato’ agli azionisti del Credito Valtellinese S.p.A. (CreVal) di non aderire all’OPA promossa da Crédit Agricole Italia (CAI) sulle azioni Creval”.
Con la stessa nota CAI ha dichiarato di auspicare che “l’OPA possa svolgersi nel rispetto delle regole di correttezza e trasparenza volte a tutelare il fondamentale diritto degli azionisti di CreVal a pervenire a un fondato giudizio sull’OPA e a valorizzare correttamente e in modo informato il proprio investimento nella banca”, ponendo l’accento sulla natura speculativa del fondo Petrus, laddove ha chiesto che l’offerta avvenga “senza ulteriori indebite interferenze da parte di soggetti che operano con logiche speculative di breve periodo ben lontane dagli obiettivi di crescita e sostenibilità di chi opera da più di un secolo a servizio delle famiglie, dell’impresa e del territorio”.
CreVal: banca che di valtellinese ha ormai poco. Il ruolo dei fondi
Sono sostanzialmente gli hedge fund azionisti della banca valtellinese – accanto al fondo inglese Petrus ce ne sono altri – ad aver lanciato una vera e propria crociata contro il prezzo dell’Opa offerto dalla Banque Verte. Il “fair value è molto più alto”, hanno fatto capire i fondi anti-Opa francese che, insieme, detengono più del 20% di CreVal.
C’è il fondo Petrus, per l’appunto, ma ci sono anche Alta Global, Hosking Partners, Melqart Asset Management: quest’ultima, che detiene una quota del capitale di CreVal pari al 4,8% (gli altri tre fondi speculativi detengono il 15% circa dell’istituto), si è unita all’armata dei no alla fine di marzo, alimentando il dubbio di un flop dell’Opa.
Riguardo all’ennesima precisazione arrivata dal fondo UK Petrus nelle ultime ore, Credit Agricole Italia ha scritto nel comunicato come si sia già rivolta agli organi di vigilanza:
“CAI ha già segnalato alla Consob i profili di anomalia relativi all’andamento delle negoziazioni del titolo CreVal nel periodo successivo all’annuncio dell’Offerta e ai comunicati stampa relativi all’OPA pubblicati dal CreVal il 14 gennaio e il 9 febbraio. Come indicato dal Collegio Sindacale di CreVal nella relazione pubblicata lo scorso 2 aprile, a seguito delle segnalazioni effettuate da CAI la Consob ha trasmesso a Creval una formale comunicazione ex artt. 103 e 115 del testo unico della finanza, chiedendo delucidazioni sui comportamenti del Consiglio di Amministrazione. Lo stesso Collegio Sindacale ha confermato la propria raccomandazione al CdA della Banca e agli organi delegati di attenersi scrupolosamente a quanto previsto dalla disciplina in materia di comunicazioni finanziarie in pendenza di offerta pubblica di acquisto, e ciò anche nell’effettuare futuri comunicati stampa”.
A tal proposito, vale la pena di ricordare come il cda di CreVal abbia dato ragione al fronte anti-Opa definendo il prezzo dell’offerta “non congruo”. Occhio alle dichiarazioni dell’AD dell’istituto, Luigi Lovaglio, che ha definito l’istituto un gioiellino.
Ancora, si legge nella nota dei francesi, “CAI ha inoltre segnalato alla Consob la comunicazione di Petrus Advisers dello scorso 18 febbraio, con la quale il fondo aveva formulato, in violazione della disciplina Mifid e delle regole che governano le raccomandazioni di investimento e prescrivono una puntuale disclosure dei conflitti di interesse, una esplicita raccomandazione agli azionisti di CreVal di non aderire all’OPA promossa da CAI. CAI ha in tale occasione trasmesso alla Consob autorevoli pareri che evidenziano la natura fuorviante e manipolatoria delle affermazioni e delle raccomandazioni con le quali Petrus si propone di condizionare indebitamente le scelte degli azionisti di CreVal e dei risparmiatori in funzione dei propri obiettivi personali”.
CreVal: battaglia Italia-Francia o tra Francia e fondi Russia e UK?
Più che a una battaglia tra Italia-Francia, sembra di assistere a una battaglia tra la francese Banque Verte e il mondo degli hedge fund stranieri, di Russia e Regno Unito.
Alta Global è infatti un fondo russo, Petrus è un fondo UK, così come sono britannici Hosking Partners e Melqart Asset Management.
Riguardo ad Alta Global, il no all’Opa è arrivato agli inizi di marzo, con lo stesso fondatore e ceo della società di investimento precedentemente chiamata Altera Capital che, in un’intervista a Bloomberg News, ha così sottolineato:
“Al prezzo di offerta attuale, Alta Global non aderirà all’offerta”. Il ceo Viatcheslav Pivovarov ha indicato come valutazione adeguata un prezzo decisamente più alto, compreso tra 15 euro e 22 euro.
Ma la banca valtellinese ha davvero questo stuolo infinito di corteggiatori pronti a rilevarla, come ha fatto notare qualche giorno fa anche Equita SIM, in caso di fallimento dell’Opa francese? (Credit Agricole Italia rimarrà comunque azionista di maggioranza).
Lo scorso 30 marzo – giorno in cui è partita l’Opa -, Equita ha proceduto a un downgrade sul rating del titolo CreVal a “reduce”, spiegando la mossa con “un downside risk significativo per il titolo, qualora l’OPA non si dovesse materializzare, considerando che lo sviluppo del contesto macroeconomico è ancora particolarmente incerto”.
“A nostro avviso – ha spiegato la SIM milanese – Credit Agricole è l’unico compratore naturale per Creval e qualora l’offerta dovesse fallire, CAI rimarrebbe nell’azionariato di Crevale come azionista di maggioranza relativa, eliminando secondo noi completamente l’appeal speculativo sul titolo”.
E’ stata ricordato anche l’azionariato di CreVal, che di valtellinese ormai ha ben poco:
“L’azionariato di Creval è ad oggi costituito da una componente rilevante di soggetti con puri intenti speculativi, non interessati alle prospettive di medio/lungo termine per la banca”.
Inoltre, “difficilmente Creval sarà in grado di distribuire il proprio excess capital e nonostante i progressi fatti in termini di riduzione costi operativi e miglioramento del costo del rischio, la profittabilità di Creval rimane modesta (ROTE c.3%), con generazione di ricavi fortemente dipendente dal contributo del portafoglio titoli. Rimane inoltre da verificare l’effettivo impatto di Covid-19 sull’asset quality e sui ratio patrimoniali”, ha concluso Equita.
L’ironia è che Credit Agricole Italia avrebbe in pugno CreVal anche in caso di insuccesso dell’Opa:
Banque Verte detiene infatti il 17,7% del capitale di CreVal, inclusa la quota di Algebris, e può salire fino al 20%(il fondo Algebris di Davide Serra ha deciso di vendere la partecipazione che detiene in Creval, pari al 5,3%, a Credit Agricole, per un valore prezzo dell’opa, il quinto giorno di mercato aperto successivo alla data ultima del periodo di adesione, anche se l’Opa dovesse fallire).
Intanto, le adesioni all’Opa continuano a essere scarse: come riportato dall’agenzia di stampa Radiocor, sono state “complessivamente meno di 2mila le azioni del Credito Valtellinese apportate all’offerta pubblica promossa da Credit Agricole Italia. Nella giornata odierna (6 aprile) ci sono state adesioni per 1100 azioni che portano il totale a 1882 azioni, pari allo 0,00275% i titoli oggetto dell’offerta che si chiude il 21 aprile prossimo”