Conti correnti, l’avvertimento di Sileoni (FABI): inflazione ‘tassa occulta’. L’appello a Draghi sui mutui
“Senza una robusta crescita economica e, quindi, senza un aumento delle retribuzioni, sui 1.143 miliardi di euro lasciati dalle famiglie sui conti correnti bancari pesa, di fatto, una tassa occulta di circa 35 miliardi annui, pari al 3,1% di inflazione, il livello registrato a ottobre in Italia, mentre nell’eurozona e’ al 4,1%, in Germania al 4,6% e negli Stati Uniti al 6,2%. E’ un tema che ignorano in tanti, ma è un problema serissimo perché si impoverisce il Paese e non ce ne accorgiamo”. Lo ha detto il numero uno della Fabi, il segretario generale Lando Maria Sileoni, in un’intervista che ha rilasciato nel corso della trasmisssione Mattino Cinque in onda su Canale 5, nella giornata di ieri, e in un momento in cui il tarlo dell’inflazione preoccupa tutto il mondo, a dispetto delle rassicurazioni che arrivano dalle banche centrali delle principali economie del mondo, Bce di Christine Lagarde in primis.
Lagarde è stata tra l’altro sconfessata dai mercati finanziari diverse volte, nel ribadire in modo quasi ossessivo la natura temporanea delle pressioni inflazionistiche e sfidando apertamente i mercati monetari. C’è da dire anche che, con i casi di Covid-19 che tornano ad assediare l’Europa in quella che è stata definita già quarta ondata, nelle ultime sessioni i mercati sono tornati a scontare di nuovo la prospettiva di un deterioramento dei fondamentali economici, fattore che di per sé potrebbe implicare anche aspettative di un dietrofront dell’inflazione.
Ma nell’ economia – e nella realtà – esiste anche il termine stagflazione, ed è quello che forse più di tutti fa paura agli investitori. A tal proposito, vale la pena citare l’opinione di Jim Paulsen, responsabile strategist degli investimenti per Leuthold Group che, riferendosi alla situazione americana, nella giornata di ieri si è così espresso:
“gli ultimi dati economici rimangono solidi” ma, “il trend dell’azionario indica che il mercato sta già scontando la nuova ondata di Covid”, tanto che le preoccupazioni “hanno anche portato i tassi decennali dei Treasuries Usa a 10 anni a scendere per la prima volta in sei giorni (nella sessione di ieri), e hanno esercitato una pressione al ribasso sui prezzi delle commodities, incluso il calo rilevante dei prezzi del petrolio crude. Se l’inflazione dovesse continuare ad aumentare e allo stesso tempo una nuova ondata del Covid tornasse a zavorrare l’economia reale, potremmo scoprire in che modo il mercato azionario gestirebbe un epiodio pseudo-stagflazionistico“.
Pseudo o meno, la stagflazione o anche ‘sola’ inflazione, ha sicuramente l’effetto di svalutare i soldi e il potere di acquisto.
Sileoni si è così espresso, parlando delle dinamiche che stanno interessando l’economia, e annunciando al contempo una proposta al governo Draghi sui mutui.
“L’inflazione è generata soprattutto dalla speculazione sulle materie prime, ma diventa un problema per tutti: per le famiglie, perchè con l’aumento dei prezzi calano i consumi, per le aziende perchè cala conseguentemente la produzione e per lo Stato perché aumenta, col rialzo dei tassi di interesse, la spesa pubblica”.
E “l’aumento dei tassi di interesse, innescato dalla corsa dell’inflazione, potrebbe rappresentare un problema per i mutui, perciò faccio una proposta al presidente del consiglio, Mario Draghi, affinché, assieme al presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, appena designato per un altro mandato, possa trovare una soluzione volta a porre un tetto, per un anno, sui tassi di interessi praticati dalle banche sui prestiti per la casa. Draghi conosce perfettamente il settore bancario e, se metterà attorno al tavolo, gli amministratori delegati dei principali gruppi bancari italiani, troverà certamente una strada per aiutare le famiglie”.
Da segnalare che due giorni fa l’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, ha confermato quanto emerso dai dati preliminari, comunicando che, nel mese di ottobre, il tasso di inflazione annuale dell’area euro si è attestato al 4,1% su base annua a ottobre, in aumento dal 3,4% di settembre, e ai massimi in 13 anni.
Il giorno prima un allarme sull’inflazione e sull’effetto sulle famiglie era arrivato anche dal presidente dell’associazione dei consumatori Codacons, Carlo Rienzi, nel commentare il dato sull’inflazione italiana:
“Siamo in presenza di una vera e propria emergenza prezzi, con l’inflazione che ad ottobre si impenna al +3% realizzando una pesante stangata pari a +922 euro su base annua per la famiglia ‘tipo’ .Si tratta dei valori più alti registrati negli ultimi 9 anni, un andamento al rialzo che conferma purtroppo i nostri allarmi e che proseguirà nelle prossime settimane”.
“A trainare i prezzi – ha continuato Rienzi -, ancora una volta, il caro-energia, con le bollette di luce e gas che hanno subito enormi rincari ad ottobre, e la corsa senza sosta dei listini dei carburanti, che oggi costano alla pompa il 30% in più rispetto allo scorso anno”.
Insomma, ha concluso il numero uno del Codacons, “siamo in presenza di un vero e proprio allarme Natale, perché il rialzo dei listini al dettaglio eroderà il potere d’acquisto delle famiglie determinando tagli sul fronte dei consumi legati alle festività, con i cittadini che reagiranno ai rincari riducendo la spesa”.