Consob, svolta tra le aziende quotate italiane sulla governance ma la transizione è complicata
C’è un cambio di passo nella governance delle società quotate italiane, ma la transizione in atto è estremamente complessa. Lo ha evidenziato oggi Paolo Savona, presidente di Consob, nel discorso introduttivo con cui ha presentato il Rapporto dell’Autorità sulla corporate governance.
“È aumentato il numero di comitati sulla sostenibilità interni al Consiglio e sono cresciute le competenze degli amministratori, sia sulla sostenibilità che sulla digitalizzazione/informatizzazione – ha evidenziato il presidente Consob – L’analisi delle competenze degli amministratori mette in evidenza, tuttavia, la complessità del processo di trasformazione. Non sono sempre convergenti le definizioni di competenze nelle due materie citate”.
In considerazione delle profonde evoluzioni strutturali in atto in materia di sostenibilità e digitalizzazione e della rilevanza per l’attività di impresa, il Rapporto Consob sulla corporate governance ha infatti censito per la prima volta le competenze in questi ambiti degli amministratori delle società medio – grandi appartenenti agli indici Ftse Mib, Mid Cap e Star.
A fine 2020 la quota di incarichi di amministrazione ricoperti da membri con competenze in materia di sostenibilità è pari al 14,6%, mentre il dato si attesta al 16% con riferimento alle competenze digitali; la quota di società con almeno un consigliere con competenze di sostenibilità o digitali si attesta, rispettivamente, a circa il 72% e a poco più del 74%; il 28% conta amministratori con entrambi i profili.
Sempre a fine 2020, la quota media del primo azionista degli emittenti italiani sfiora il 47,6%, in lieve calo rispetto ai valori di lungo periodo (48,7% nel 1998), mentre le famiglie continuano a essere i principali azionisti di riferimento nel 64% dei casi. Il trend emerge dal Rapport di Consob sulla corporate governance delle società quotate italiane.
Rispetto al 2019, risulta in lieve diminuzione la presenza di investitori istituzionali nell’azionariato rilevante, a fronte di un aumento per la prima volta nell’ultimo decennio della presenza degli investitori istituzionali italiani, che detengono una partecipazione rilevante in 18 società quotate.
Infine, si conferma la progressiva riduzione della diffusione e dell’intensità della separazione fra proprietà e controllo, con una diminuzione dell’incidenza sul listino delle società parte di un gruppo verticale. Aumenta invece la diffusione del voto maggiorato, previsto a fine 2020 nello statuto di 64 emittenti, rappresentativi di poco più del 17% del valore totale di mercato; gli azionisti hanno maturato la maggiorazione dei diritti di voto in 40 società.