Carige: dice “no” a richiesta Mincione di entrare nel cda. Perdita 2017 sale su ulteriori rettifiche
Banca Carige respinge (per ora) la richiesta di Raffaele Mincione, socio con oltre il 5%, di entrare nel consiglio di amministrazione dell’istituto ligure. E in un comunicato, diffuso ieri sera, scrive:
“Alla luce della insussistenza dei presupposti per poter accogliere al momento le istanze di rappresentatività del nuovo azionista nella attuale composizione consiliare – spiega in una nota l’istituto – il cda ha comunque inteso riaffermare il proprio impegno ed attitudine alla realizzazione degli interessi di tutti gli stakeholders della banca nella sua mutevole composizione azionaria nel tempo”.
Il board di Banca Carige ha preso atto della lettera dello scorso 23 febbraio di Raffaele Mincione, in qualità di presidente della Time & Life, nuovo azionista della banca al 5,428% tramite la POP 12 Sarl, in cui segnala che la sua società possa essere rappresentata nel board del gruppo ligure. Una missiva inviata dal finanziere a qualche giorno di distanza dalla notizia del suo ingresso in Carige, comunicato al mercato lo scorso 16 febbraio. Allora, finanziere italiano, basato a Londra, che nel 2013 aveva in mano l’8% di Bpm, ha spiegato come Carige sia “una banca storica, molto radicata sul territorio, sebbene ora si trovi in una fase complessa. Sono convinto non solo che la Banca abbia un grande potenziale e quindi possa essere un’opportunità di investimento per noi, ma anche che in Italia si stia aprendo uno scenario di ripresa che la comunità finanziaria internazionale non può che guardare con interesse”.
Adesso sarà bisognerà capire come si comporterà Mincione. Le possibilità per il finanziere, come scrive “Il Secolo XIX”, possono essere quella di aspettare la scadenza naturale dell’attuale cda (primavera 2019) o andare all’attacco con la convocazione di un’assemblea straordinaria per il rinnovo anticipato del cda.
Sempre ieri il cda di Banca Carige ha apoprovato i conti 2017, che vedono una perdita di 388,4 milioni di euro rispetto al rosso di 380,5 milioni approvata nei risultati preliminari e comunicata al mercato lo scorso “per la contabilizzazione di ulteriori rettifiche di valore su crediti deteriorati classificati a sofferenza per circa 11 milioni al lordo del relativo effetto fiscale“. I coefficienti patrimoniali phased-in al 31 dicembre 2017 sono stati indicati nella misura di un Cet1 ratio del 12,4% e di un Total Capital Ratio del 12,6 per cento.