Buy sui BTP: in asta Bot tassi a minimo maggio 2018. Ma occhio a minaccia crisi governo
Le valutazioni dei BTP continuano a reggere, e oggi reggono molto bene se si considera che sono stati i rendimenti italiani quelli che hanno perso di più durante la giornata (da ricordare la relazione inversamente proporzionale tra bond e rispettivi rendimenti).
Notizia positiva dal mercato primario: il Tesoro italiano ha collocato oggi 7 miliardi di euro di Bot a 12 mesi al tasso del -0,242%, in flessione rispetto al -0,191% del collocamento precedente, e al minimo dal maggio del 2018, ovvero dal periodo in cui M5S e Lega trattavano per dare vita al primo governo Conte.
A fronte di un calo dei tassi che è stato, in media, di appena 1 punto base per i bond decennali dell’Eurozona, i rendimenti italiani sono crollati di 6,3 punti base all’1,311%, al valore più basso dal 18 dicembre scorso. Lo spread BTP-Bund arretra dai 155 punti base della chiusura di ieri a 152,4, stando alle rilevazioni di Bloomberg.
Daniel Lenz, strategist presso DZ Bank, ha motivato gli acquisti sulla carta italiana con il fatto che non ci siano state notizie negative sull’Italia.
“L’assenza di cattive notizie corrisponde a notizie positive quando si parla dell’Italia“.
Una minaccia per i BTP sarebbe sicuramente una nuova incertezza proveniente dal fronte politico italiano, come scrive nella nota Welcome 2020 Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia.
Nel suo outlook, Diodovich dedica un paragrafo al caso Italia: “L’incertezza politica in Italia, la tenuta del governo giallorosso”.
“La stabilità del governo giallorosso è il perno attorno al quale ruoterà il 2020 in Italia. Dal 2019 restano aperte le questioni della riforma della prescrizione, della revoca delle concessioni autostradali ad Atlantia e il salvataggio Alitalia. Reddito di Cittadinanza e Quota 100, i presupposti su cui era nato il governo Lega-M5s, rischiano di far scricchiolare la maggioranza in carica. Pronta ad infilarsi nella prima crepa c’è la Lega: il primo battesimo di fuoco saranno infatti le elezioni regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna e Calabria. La prima, storica roccaforte del partito Democratico, rischia di cadere in mano leghista, con la candidata della Lega Lucia Borgonzoni indietro di soli tre punti sul democratico Stefano Bonaccini. Secondo round elettorale intorno a maggio/giugno in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto. Prima di testare di nuovo il governo tramite nuove elezioni politiche, tuttavia, bisognerà risolvere il nodo del taglio dei parlamentari – il termine per presentare la richiesta di un referendum costituzionale al riguardo scade il 12 gennaio. Crediamo che una eventuale vittoria del centrodestra alle elezioni regionali in EmiliaRomagna possa portare a una crisi di governo”.