Bper rimanda al mittente voci M&A. Tesoro pronto a presentare proposta Mps a UniCredit e Banco BPM
Febbre M&A banche dove? Non solo Andrea Orcel di UniCredit intravede al momento altre priorità rispetto a quella del risiko; anche Piero Montani, pronto a sostituire l’AD di Bper Alessandro Vandelli – che lascerà la popolare dopo 37 anni di servizio – non ha alcuna fretta di imbarcarsi in eventuali operazioni di fusioni e/o acquisizioni. Intanto, qualcuno continua a scalare un’altra banca: si tratta di Gaetano Caltagirone, che con un blitz è salito fino al 5% di Mediobanca.
All’orizzonte mosse imminenti da Mr Luxottica Leonardo Del Vecchio, e lotta serrata per la conquista di Generali, la vera preda?
Partiamo con ordine, esattamente con l’intervista che Montani, alla vigilia del cda di Bper, ha rilasciato al Messaggero:
“Bper resta impegnata a completare l’integrazione delle 620 filiali acquistate da Intesa SanPaolo e Ubi, questo processo andrà avanti per alcuni mesi, non è un gioco da ragazzi”.
Bper, Montani rimanda al mittente voci M&A con BPM e Pop Sondrio
E il terzo polo bancario, su cui sono state scritte decine di articoli?
“A chi mi chiede se Bper farà parte del risiko, rispondo con chiarezza: gli sportelli acquistati equivalgono a una banca. E se avessimo comprato un istituto di 600 sportelli, non credo che già si poteva parlare di un’altra operazione straordinaria. Almeno per tutto il 2021 dovremo amalgamare l’intera struttura, avere colloqui con i clienti, specie quelli che sono arrivati con gli sportelli. Questo è il lavoro che mi sta impegnando in queste settimane, quando devo anche conoscere gli uomini della squadra”.
Sull’ipotesi terzo polo con Banco BPM di Giuseppe Castagna, Montani risponde così in modo simile a quanto aveva precisato qualche giorno fa Andrea Orcel di UniCredit:
“Leggo tante cose sui giornali, per quello che mi riguarda non c’è nulla, non ho parlato con nessuno perché ho altre priorità. Per fare il terzo polo non c’è fretta, non ci sono scadenze”.
E che dire di Popolare di Sondrio, con Unipol – maggiore azionista di Bper – che detiene una quota del 9%? Chiedete a loro, dice il nuovo ad di Bper, sottolineando che quella partecipazione è di Unipol, non di Bper.
Un altro ad, insomma, tra l’altro anche lui volto nuovo nel panorama bancario italiano, che rimanda al mittente le voci di eventuali nozze con altre banche.
In una giornata contrassegnata dai solidi rialzi, Bper si conferma titolo negativo.
Eppure, qualcuno crede ancora in Bper come player attivo delle prossime operazioni di M&A.
Così gli analisti di Equita SIM nella nota odierna:
“Il Messaggero riporta alcune dichiarazioni del CEO di Bper Piero Montani, nelle quali viene ribadito che la banca è al momento interamente focalizzata sull’integrazione degli sportelli ex-UBI e che il processo andrà avanti almeno per tutto il 2021, sottolineando come al momento perseguire ulteriore M&A non sia una priorità per Bper. Sebbene le dichiarazioni del CEO possano spostare più in avanti l’orizzonte per future operazioni, continuiamo a vedere Bper come il principale candidato per un’integrazione di breve/medio termine con Popolare di Sondrio, considerando la presenza di Unipol come azionista di maggioranza di entrambi gli istituti e il fatto che a fine anno Pop Sondrio dovrà procedere con la trasformazione in spa”.
Mps, rumor su nuova proposta Mef a UniCredit e Banco BPM
Nessuna fretta verso operazioni di M&A neanche da UniCredit, come aveva detto Andrea Orcel:
Insomma, sia Mps che Banco BPM possono aspettare. Peccato però che il Monte di Stato di tempo per risanare la propria situazione non è che ne abbia tanto. A tal proposito Mf-Milano Finanza ha riportato che il “Tesoro sta preparando la proposta su Mps” da presentare alle potenziali acquirenti UniCredit e Banco BPM.
La proposta del Mef, primo azionita di Monte dei Paschi, dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.
“Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza – scrive Luca Gualtieri – entro la prima settimana di agosto il Tesoro dovrebbe sottoporre alle potenziali controparti una proposta definitiva per il progetto di privatizzazione”. Viene preciato che “non si tratterà di un ultimatum o di un documento non negoziabile”.
La proposta verrebbe articolata in sei punti:
- minimizzazione o trasferimento dei rischi legali (che oggi ammontano a una decina di miliardi)
- Pulizia dell’attivo con dismissione di crediti deteriorati,
- Creazione di una dotazione patrimoniale adeguata
- Trasformazione delle Dta in crediti fiscali
- Valutazione pre-money e post-money
- Trattamento delle risorse con possibile copertura dei costi di ristrutturazione”.
Successivamente alla presentazione della proposta ai “potenziali partner, il Tesoro si darà un mese di tempo per cercare l’accordo”.
Il quotidiano ricorda tuttavia che sia UniCredit che Banco BPM “sono ancora assai tiepide”.
Di conseguenza, se il Tesoro “non avrà in mano un memorandum of understanding per la metà di settembre, potrebbero ripartire i contatti formali con la Ue per chiedere un rinvio della exit” del Tesoro dal Monte di Stato.
Da UniCredit non sono certo arrivate grandi aperture su operazioni di merger:
“Al momento, voglio concentrarmi sulla nostra Banca, sulle risorse all’interno del nostro Gruppo: è lì che risiede il nostro vero valore, e per questo dobbiamo impegnarci per sprigionare il nostro potenziale. Come ho detto sin dall’inizio, le opportunità esterne rappresentano solo un acceleratore, ma è focalizzandoci sul nostro business, semplificandolo, ottimizzando e ridefinendo le nostre strutture che potremo veramente mettere i nostri clienti al centro di ciò che facciamo”. Orcel lo ha scritto nero su bianco, dunque: “le opportunità esterne rappresentano solo un acceleratore”, in una nota diramata alla metà di luglio.
In quelle stesse ore, un articolo del Financial Times scriveva come il governo Draghi fosse pronto ormai a gettare la spugna, viste le richieste considerate troppo costose dell’AD di Piazza Gae Aulenti.
Il Tesoro ha cambiato idea ed è pronto ora ad accoglierle? L’FT aveva comunque indicato che le trattative stavano andando avanti.
“Sebbene le condizioni stabilite da UniCredit vengano considerate troppo esose e un accordo non sia stato ancora raggiunto…le trattative vanno ancora avanti”, si leggeva nell’articolo.
Leggi Unicredit: Orcel mette l’Italia al centro del nuovo corso e spinge sulla gender equality
Fari puntati su Mediobanca, nuovo blitz Caltagirone
Mentre su Mps c’è ancora molta chiarezza da fare, oggi l’attenzione del mercato è per qualcosa che si è verificato davvero: il blitz di Francesco Gaetano Caltagirone su Mediobanca.
Così Equita SIM riassume:
“In base alle comunicazioni Consob, Francesco Gaetano Caltagirone ha aumentato la sua partecipazione in Mediobanca dall’1% di inizio marzo al 2,88%, a cui si aggiunge un 2,175% in opzioni, portando la partecipazione complessiva al 5,055%. Il 2,175% si riferisce a contratti di opzioni ‘put’ con scadenza 16 luglio 2021 per lo 0,113%, 20 agosto per lo 0,113%, 17 settembre per l’1,95%”.
“Secondo Repubblica – continua Equita – gli ultimi acquisti di Caltagirone sono legati alla volontà di ricostituire un investimento nelle banche (negli ultimi 15 anni ha comprato e poi venduto quote rotonde in BNL, Mps, Unicredit). Un’altra interpretazione segnalata dall’articolo è che gli acquisti siano legati al rinnovo del board di Generali (assemblea di aprile 2022). Lo statuto di Generali ha da poco accolto la possibilità che il cda uscente rediga una propria lista di amministratori (questo era l’auspicio di Mediobanca, primo socio al 13% che già adotta questo metodo), mentre Caltagirone e Del Vecchio chiederebbero un ruolo più attivo nella definizione del board di Generali”.
“Per il Sole 24 Ore – si legge ancora – Caltagirone e Del Vecchio (salito recentemente al 19% di MB) potrebbero realizzare una sorta di minoranza di blocco in Mediobanca (eventuali operazioni straordinarie necessitano del voto favorevole del 67% del capitale). Indiscrezioni sulla volontà di Caltagirone di salire fino al 5% del capitale erano già emerse in passato. Tuttavia le mosse di Caltagirone e Del Vecchio sostengono il titolo, che tratta su valutazioni attraenti e con fondamentali solidi“.
Confermate così le mire di Caltagirone su Mediobanca, di cui si parlava già dopo il blitz di marzo, quando si vociferava anche delle mosse di Leonardo Del Vecchio. Che, di fatto, è salito fino al 19% in Piazzetta Cuccia, alimentando le indiscrezio su una eventuale mossa anche in UniCredit, dove è già azionista.