Borsa Hong Kong: grande rimonta delle Big Tech cinesi, +40% da minimi recenti
Impressionante rimonta delle Big Tech cinesi alla borsa di Hong Kong, con l’Hang Seng Tech Index – sottoindice di riferimento del settore tecnologico dell’indice benchmark Hang Seng – che è rimbalzato di quasi il 40% dal minimo testato la scorsa settimana. Un rally spettacolare, che vede tuttavia l’indice rimanere ancora in calo di oltre -50% dai massimi testati nel febbraio del 2021 e in flessione di oltre -16% dall’inizio dell’anno.
Oggi l’Hang Seng Tech index ha guadagnato il 2,05% a 4.749.12, grazie ai buy che si sono riversati sui titoli Alibaba, Meituan e NetEase, ma anche su Xiaomi, balzata dopo l’annuncio del colosso produttore di smartphone di procedere a un buyback azionario fino a un valore di 10 miliardi di dollari di Hong Kong, l’equivalente di 1,28 miliardi di dollari Usa.
Xiaomi ha seguito praticamente le orme del gigante dell’e-commerce Alibaba che, proprio alla vigilia, aveva annunciato la decisione di incrementare il valore del suo bayback azionario già programmato, al valore di 25 miliardi di dollari, confermando la più grande operazione di riacquisto di azioni proprie mai lanciata prima da una società cinese quotata in Borsa.
La notizia ha fatto scattare l’Hang Seng Tech Index fino a +5%, grazie al rally di Xiaomi fino a +9% e di altri titoli, come Bilibili, volata fino a +15% nella sessione odierna.
Rimane l’ombra di quel commento degli analisti di JP Morgan guidati da Alex Yao che, sempre a metà marzo, citando il balzo dei casi di Covid-19 in Cina e la guerra in Ucraina, avevano definito il settore delle Big Tech made in Cina “non investibile” per i 6-12 mesi successivi, tagliando contestualmente il rating di 28 azioni.
Tra queste, anche Alibaba, Tencent Holdings e Meituan: non investibili per l’aumento del rischi geopolitici e dei rischi macro, secondo gli esperti di JP Morgan. Una definizione, “non investibile”, che riporta alla mente quella proferita da MSCI in riferimento al mercato azionario della Russia, nei giorni immediatamente successivi all’invasione dell’Ucraina da parte del regime di Putin.
Ma ora, per l’hi-tech cinese, sembra essere tempo di rimonta dopo i bruschi tonfi di metà mese, alimentati dai timori di un delisting dei colossi quotati alla borsa di New York dopo l’annuncio della Sec:
le azioni avevano pagato in Borsa- e potrebbero tuttora pagare – anche la posizione poco chiara della Cina di Xi Jinping nel conflitto tra la Russia e l’Ucraina.
I buy sono tornati grazie alle dichiarazioni del vice premier cinese Liu He a sostegno dell’azionario. Nel presiedere lo scorso mercoledì una riunione dedicata alla stabilità finanziaria della Cina, Liu – che ricopre anche la posizione di responsabile della Commissione finanze del governo – aveva parlato, stando ai media locali, anche di progressi nelle trattative tra Pechino e Washington aventi per oggetto le azioni di aziende cinesi quotate a Wall Street.
“Finalmente i leader cinesi hanno rotto il silenzio, reagendo al recente sell off di mercato – aveva commentato la scorsa settimana Larry Hu, capo economista della divisione sulla Cina di Macquarie – Il tono della riunione è forte, e suggerisce che le autorità sono profondamente preoccupate del recente sell off dei mercati”.
Le Big Tech non aspettavano altro che l’assist delle autorità: una volta confermato, i titoli hanno schizzato verso l’alto, complici anche alcune indiscrezioni secondo cui il governo di Pechino potrebbe allentare i controlli che hanno preso di mira le società tecnologiche.
Il sentiment positivo, oltre che con i buyback, è stato sostenuto inoltre anche dalla fiducia in nuove misure di stimoli monetari da parte della People’s Bank of China, banca centrale cinese.