Bce: stop a QE a fine dicembre. Ma Mario Draghi & Co pronti a intervenire in qualsiasi momento
La Bce conferma la fine del programma Quantitative easing, tra le misure straordinarie di politica monetaria espansiva più imponenti lanciate da Mario Draghi negli ultimi tre anni. Ma l’euro, invece di salire, scende, attestandosi nei confronti del dollaro poco al di sopra della soglia di $1,1335. Dopo quasi quattro anni dal lancio nel marzo del 2015, la Bce si appresta a far calare il sipario sul programma con cui ha acquistato asset per il valore monstre di 2,6 trilioni di euro: asset che sono stati rappresentati soprattutto dai titoli di debito dei paesi dell’Eurozona e da corporate bond, insieme ad asset-backed securities e covered bond.
Battezzato anche scudo BTP, per l’innegabile assist che ha dato ai titoli di stato italiani, il piano QE ha comportato acquisti saliti fino al picco di 80 miliardi di euro al mese nel 2016, poi man mano smorzati, fino ad arrivare a 15 miliardi di euro al mese in quest’ultimo trimestre del 2018.
Ciò non ha impedito al bilancio della Banca centrale europea di gonfiarsi, fino a valere ben 4,65 trilioni di euro, più che del doppio rispetto al valore di inizio 2015, secondo soltanto al valore del bilancio della Bank of Japan.
Il QE ha sicuramente funzionato, salvando praticamente la situazione in cui versava l’Eurozona, stretta nella morsa di una inflazione sotto lo zero/deflazione: ma il target al di sotto del 2% stabilito dalla Bce per l’inflazione non è stato ancora raggiunto, motivo per cui Mario Draghi mantiene una impostazione più da colomba che da falco.
Intanto, la politica monetaria rimarrà ancora accomodante. Non ci sarà più il QE, è vero, ma la Bce, come anticipato in precedenza, porterà avanti per lungo tempo la politica dei reinvestimenti del capitale rimborsato con i titoli a scadenza. Inoltre, i tassi rimarranno inchiodati ai livelli attuali e l’Eurotower sarà disponibile a intervenire in qualsiasi momento, anche riaprendo gli stessi rubinetti del QE.
Il QE, ha spiegato infatti Draghi, ormai fa parte degli strumenti permanenti della Bce, e potrà essere risfoderato anche in un momento successivo alla sua fine.
Toni da colomba, dunque, da parte di Mario Draghi, che arrivano paradossalmente proprio con l’imminente fine del bazooka monetario. Ma si capisce che alla fine non è un paradosso, nel momento in cui si apprende che la Bce, nello stesso giorno in cui parla della fine del QE, annuncia anche di aver rivisto al ribasso le stime sulla crescita e l’inflazione dell’Eurozona.