Bce scongela dividendi banche ma con tanti paletti: tetto massimo 15% utili fino a settembre 2021
Il tanto atteso verdetto della Bce sui dividendi delle banche è arrivato: la sospensione in toto delle cedole decisa a marzo per incentivare gli istituti a erogare credito all’economia reale è stata tolta. Ma le restrizioni sulla politica dei dividendi sono molte, e in alcuni casi si sostanziano anche, e ancora, in un divieto.
La Vigilanza bancaria della Bce non ha potuto non tener conto dello tsunami di NPL atteso nei bilanci delle banche dell’area euro e calcolato in 1,4 trilioni di euro.
Di conseguenza la cautela, anzi l’estrema cautela, è d’obbligo. D’altronde l’outlook sulla crisi scatenata dalla pandemia Covid-19 è incerto: non si sa esattamente quale sarà il conto finale che le banche dovranno pagare, in quanto non è possibile prevedere, neanche con i vaccini, quando il mondo potrà finalmente dire addio alla pandemia.
E’ vero però che la disponibilità dei vaccini anti-Covid rende comunque meno nefasto l’outlook sull’economia. Si spiega così il via libera alle banche – con tanti paletti – per l’erogazione dei dividendi, dopo un digiuno, da parte degli azionisti in generale delle società finanziarie, durato mesi.
Così si legge nel comunicato della Vigilanza bancaria della Bce: intanto, l’ok sarà concesso alle banche che versano nelle condizioni migliori di salute: l’imperativo è che gli istituti abbiano capitale a sufficienza per affrontare lo tsunami dell’NPL.
E, comunque, “la Bce prevede che i dividendi e le operazioni di buyback azionari rimangano al di sotto del 15% dei profitti cumulati del periodo 2019-2020, e che non siano superiori ai 20 punti base del Common Equity Tier 1 (CET 1)”.
Confermate così le indiscrezioni delle ultime ore, che parlavano dell’imposizione di un cap, di un tetto massimo, sulle cedole.
“Le banche che intendono pagare i dividendi o riacquistare le proprie azioni devono essere in utile e disporre di traiettorie di capitali robuste – si legge ancora nel comunicato, che informa, anche, che le raccomandazioni rimarranno valide fino al settembre del 2021.
La banca centrale chiede inoltre agli istituti di usare “una moderazione estrema” nell’erogare i bonus ai loro dipendenti e di utilizzare il capitale, piuttosto, per finanziare le famiglie e le aziende.
Bce preoccupata per tsunami NPL e rischio credit crunch
“Nel rivedere la propria raccomandazione, la Bce riconosce la minore incertezza sulle proiezioni macroeconomiche. La raccomandazione rivista punta a salvaguardare la capacità delle banche di assorbire le perdite e di erogare prestiti per sostenere l’economia”, si legge nella nota.
Da queste parole emerge come la Bce sia ancora preoccupata del rischio di un credit crunch che si verificherebbe nel caso in cui le banche non avessero capitali a sufficienza per erogare credito e, contestualmente, risolvere il problema degli NPL-crediti deteriotati che, inevitabilmente, si presenterà.
Di questo ha parlato anche l’ex presidente della Bce Mario Draghi, in un colloquio con il Corriere della Sera pubblicato ieri:
“Anche in futuro le piccole e medie imprese continueranno a dipendere dal sistema bancario e anche per questo la salute degli istituti di credito è importante. Tutti vogliamo banche che continuino a sostenere l’economia e il settore privato ma, se il loro capitale viene assorbito dai crediti deteriorati, quel sostegno mancherà”, ha detto Draghi, facendo capire che interventi sul capitale delle banche saranno prima o poi inevitabili.
Detto questo, la Bce in versione taglia dividendi non potrà sfuggire alle critiche dei banchieri, che hanno più volte lanciato un appello a favore dello scongelamento delle cedole, facendo notare l’impatto che la misura ha provocato sui titoli rispettivi quotati in Borsa.
A tal proposito di Borsa, basta dare una occhiata a Piazza Affari, dove UniCredit e Intesa SanPaolo puntano verso il basso, scontando proprio l’imposizione del cap sulle cedole decisa dalla Bce.
Un cap, o tetto massimo, che penalizza tra l’altro le banche dell’Eurozona rispetto alle rivali straniere. Anche la Bank of England ha tolto il bando ai dividendi limitandone l’erogazione, ma il cap è stato fissato al 25% degli utili, rispetto al 15% del cap deciso da Francoforte.
Enria (Bce): raccomandazione sarà revocata a settembre 2021
Dal canto suo, in una intervista rilasciata a Bloomberg Television Andrea Enria, numero uno della Vigilanza bancaria della Bce, ha parlato di “una apertura importante”.
“Lentamente stiamo tornando alla normalità, sebbene non siamo ancora in una condizione di normalità. E, sebbene il percorso dell’economia sia più chiaro che in passato – ha continuato -non c’è molta visibilità sulla traiettoria della qualità degli asset” delle banche. Che, ha ricordato Enria, continuano a beneficiare di un sostegno accordato sia dalla Bce e dalle autorità di regolamentazione che dai governi.
Enria ha detto di ritenere che la decisione non metterà le banche dell’area euro in una posizione di svantaggio, rispetto alle rivali. Per poi sottolineare l’intenzione di “abrogare questa raccomandazione a settembre”, quando “torneremo alla situazione normale, in cui la vigilanza rivedrà le decisioni che le banche prenderanno sulle cedole nel normale processo di vigilanza, basato sulla valutazione dei singoli casi”.
Sarà: ma il rischio di una fuga dai titoli delle banche dell’Eurozona, in quanto costrette a essere più avare con i loro soci e i potenziali investitori, c’è. A vantaggio delle banche britanniche e delle banche Usa.
In quest’ultimo caso, la decisamente più magnanima Federal Reserve ha stabilito un tetto massimo sui dividendi, per tutto il resto del 2020, pari al livello degli utili riportati nel secondo trimestre dell’anno.
Nel complesso, Enria ha detto che, con la decisione appena presa dalla Bce, le banche dell’Eurozona pagheranno dividendi per un valore compreso tra 10-12 miliardi di euro, un terzo di ciò che pagherebbero in condizioni di normalità.