Bce pronta a copiare la Fed, oggi l’annuncio storico di Lagarde su nuovo target di inflazione
La Bce si prepara ad annunciare una svolta storica simile a quella svelata un anno fa dalla Fed di Jerome Powell. L’istituzione che ha sede a Francoforte comunicherà l’esito della revisione lanciata sulla propria strategia di politica monetaria, durata 18 mesi. L’annuncio è atteso per le 13 ora italiana. Seguirà il discorso della presidente Christine Lagarde, alle 14.30.
Facciamo qualche passo indietro fino alla fine di agosto del 2020: in occasione del simposio di Jackson Hole, lanciato in via virtuale a causa della pandemia Covid-19, Jerome Powell fa la storia della Fed annunciando che il target di inflazione del 2% per gli Stati Uniti non sarà più un diktat. Il presidente della Federal Reserve, lo stesso nominato e poi offeso diverse volte da Donald Trump per essere stato troppo falco, mostra uno dei volti forse più da colomba (dovish) che la banca centrale americana abbia mai avuto. L’istituzione sarà più tollerante rispetto a quanto avvenuto finora nell’accettare un tasso di inflazione “moderatamente” superiore al 2% – come spiegato da Powell -senza dover scalpitare per alzare i tassi di interesse.
“La Fed metterà l’occupazione davanti all’inflazione nella sua nuova strategia di politica monetaria”, annunciava Powell l’anno scorso.
La stessa cosa o quasi, stando ai rumor diffusi da Bloomberg, accadrà oggi con la Bce.
Secondo indiscrezioni riportate dall’agenzia di stampa, la banca centrale europea potrebbe annunciare la decisione di tollerare un tasso di inflazione anche superiore al 2%, se necessario.
Il target ufficiale del tasso di inflazione dell’area euro, finora ufficialmente “al di sotto, ma vicino al 2%”, dovrebbe essere alzato al 2%, con la possibilità, per l’appunto, di superarlo.
L’accordo sarebbe stato raggiunto nella giornata di ieri, mercoledì 7 luglio, dopo una due giorni di riunioni con cui la Bce ha concluso la sua prima revisione di strategia di politica monetaria in quasi 20 anni.
La nuova strategia potrebbe essere per Lagarde & Co proprio la giustificazione ad hoc del proseguimento della politica monetaria ultra-accomodante – che nel periodo pandemico ha avuto e ha tuttora il suo fulcro nei bazooka PEPP e TLTRO – , che potrebbe durare per un periodo di tempo più lungo rispetto a quanto anticipato, per dare quella spinta all’inflazione dell’area euro, che si è mostrata recalcitrante ben prima che tutto il mondo facesse i conti con l’emergenza del coronavirus.
C’è da dire, tuttavia, che la strategia della Bce non necessariamente, almeno in via ufficiale, sarà la fotocopia esatta di quella che Powell ha annunciato l’anno scorso, che nel vocabolario della politica monetaria ha un nome preciso: average inflation targeting (AIT).
Jens Weidmann, il perenne falco della Bce numero uno della Bundesbank, noto per essersi opposto a tanti dei bazooka lanciati negli ultimi anni dall’ex presidente della Bce ora presidente del Consiglio Mario Draghi, ha già chiarito di essere scettico nei confronti della politica dell’AIT.
Il numero uno della banca centrale tedesca ha detto infatti che garantire una politica accomodante che permetta all’inflazione di andare anche oltre la soglia target nel medio periodo potrebbe dare l’impressione che la Bce stia deliberatamente tenendo bassi i costi di rifinanziamento dei debiti dei paesi dell’area euro, minando l’indipendenza dell’istituzione. In ogni caso, anche se le previsioni sono per un’inflazione dell’Eurozona che salirà ben oltre il target della Bce verso la fine di quest’anno, Lagarde e colleghi hanno detto ripetutamente di ritenere che le pressioni al rialzo sui prezzi torneranno al di sotto dell’obiettivo nel medio periodo.
E’ vero però anche che Isabel Schnabel, esponente del Consiglio direttivo della Bce, ha lasciato intendere con un discorso proferito sabato scorso che la Bce potrebbe davvero permettere all’inflazione di salire oltre il target della banca centrale (target che per l’appunto potrebbe essere rivisto al rialzo in via ufficiale nella giornata di oggi). Se l’intenzione sarà nel breve o medio periodo, lo si apprenderà probabilmente oggi.
Intanto, la Fed ha pubblicato nella giornata di ieri le minute del Fomc, il suo braccio di politica monetaria, relative all’ultimo meeting del 15-16 giugno. I toni hawkish non mancano, visto che dai verbali emerge che alcuni funzionari della banca centrale hanno rilevato che le condizioni per avviare un tapering del Quantitative easing sono state “in qualche modo centrate prima di quanto anticipato”.
Detto questo, molti analisti ritengono che il tono delle minute non sia eccessivamente da falco, in quanto “diversi esponenti (del Fomc) hanno detto di ritenere che l’economia sia ancora lontana dal raggiungere l’obiettivo di massima occupazione”.
Da segnalare che dal dot plot della riunione di metà giugno della Fed -documento che indica le aspettative di ciascun esponente del Fomc -è emerso che le aspettative della banca centrale Usa guidata da Jerome Powell sono, in media, di due rialzi dei tassi nel 2023. La Fed ha d’altronde rivisto al rialzo le stime sulla crescita dell’inflazione Usa a +3,4% quest’anno, ben oltre il +2,4% atteso nel precedente outlook.
“I progressi nelle vaccinazioni continueranno probabilmente a ridurre gli effetti della crisi sanitaria (scatenata dalla pandemia Covid-19) sull’economia (Usa), ma i rischi sull’outlook economico sono rimasti”, si legge ancora nei verbali. Certo, “i dati macro relativi all’attività economica e all’occupazione si sono rafforzati”. Tuttavia, la maggior parte degli esponenti del Fomc ha rilevato che l’economia Usa debba ancora centrare la definizione di “ulteriore progresso significativo” che la Fed ha stabilito per giustificare un eventuale cambio di politica monetaria. “I partecipanti (del Fomc) hanno concordato sulla necessità di continuare a monitorare i progressi dell’economia verso gli obiettivi della Commissione, e a iniziare a discutere sui piani volti ad aggiustare il percorso e la composizione degli acquisti di asset (Quantitative easing). In più, “i partecipanti hanno reiterato la loro intenzione di dare indicazioni (su eventuali modifiche di politica monetaria) molto in anticipo rispetto all’annuncio con cui verrà comunicata la riduzione degli acquisti” di asset.