Bce cambia forward guidance in linea con nuova strategia, Lagarde promette politica accomodante in modo persistente
La Bce conferma i tassi di interesse chiave, i propri strumenti di politica monetaria PEPP in primis, e modifica la sua forward guidance, in linea con quanto deciso lo scorso 8 luglio, giorno in cui ha annunciato la sua nuova strategia di politica monetaria, rivedendo al rialzo il target di inflazione al 2% simmetrico.
La nuova forward guidance sui tassi conferma l’impegno della banca centrale guidata da Christine Lagarde a rimanere dovish “in modo persistente”.
Dal comunicato emerge che l’istituto centrale, come da attese, ha lasciato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%.
La nuova forward guidance è la seguente:
“Il Consiglio direttivo prevede che i principali tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali o inferiori fino a quando non vedrà l’inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine del suo orizzonte di proiezione e durevolmente per il resto dell’orizzonte di proiezione, e ritiene che il progresso realizzato nell’inflazione sottostante sia sufficientemente avanzato da essere coerente con l’inflazione che si stabilizza al 2% nel medio termine. Ciò può anche implicare un periodo transitorio in cui l’inflazione è moderatamente al di sopra dell’obiettivo”.
Lagarde, lo ha detto lei stessa nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi e alla pubblicazione del comunicato, vuole insomma che l’inflazione centri il target del 2% in modo duraturo.
Per ora l’obiettivo è stato anche sforato, in realtà, ma la numero uno della Bce ha ripetuto quanto detto in precedenza, ovvero che la fiammata dei prezzi a cui l’area euro ha assistito si spiega con il base effect e il balzo dei prezzi energetici.
Nel medio termine la situazione sarà diversa, visto che si prevede una inflazione che non riuscirà ancora a centrare il target. E’ per questo motivo che la Bce, ha insistito la presidente, dovrà agire in modo determinato e persistente.
Su cosa sia il target simmetrico, una spiegazione era stata data già il giorno dell’annuncio:
“Per target 2% simmetrico intendiamo che sono ugualmente indesiderabili deviazioni al rialzo e ribasso – aveva detto Lagarde, sottolineando che “il 2% non è un tetto massimo”.
In quell’occasione era stato precisato anche che la Bce non aveva alcuna intenzione di scopiazzare la Fed con l’adozione dell’AIT, ovvero dell’average inflation targeting (AIT), politica che aveva inaugurato una nuova era per la Federal Reserve, annunciata lo scorso anno a Jackson Hole. E politica che permette alle banche centrali che vi ricorrono di utilizzare la media dei recenti valori del tasso di inflazione come base per le scelte future di politica monetaria.
Sulle condizioni di salute in cui versa l’economia dell’Eurozona, Christine Lagarde ha sottolineato di prevedere per il terzo trimestre una crescita del Pil solida.
Non poteva tuttavia mancare un attenti alla variante Delta, che potrebbe pesare sul trend del settore servizi e del turismo e che rappresenta una crescente fonte di incertezza.
In poche parole, Lagarde ha confermato la triste verità del New Normal pandemico: l’economia dipende sia dal trend della pandemia Covid-19 che dal ritmo delle vaccinazioni.
Chi sperava in novità provenienti dal PEPP, ovvero dal programma di acquisti di asset pandemico, è rimasto deluso:
“Non abbiamo discusso di Pepp“, ha tagliato corto l’economista, rassicurando tuttavia sul fatto che gli acquisti andranno avanti almeno fino al marzo del 2022 e comunque fino a quando la Bce non avrà reputato conclusa la pandemia Covid-19.
Alcuni analisti avevano ipotizzato che, nel meeting odierno – che, come ha precisato la numero uno della banca centrale, è stato il primo in cui la nuova strategia di politica monetaria è diventata operativa – Lagarde avrebbe magari dimostrato come l’arsenale dell’Eurotower non si fosse ancora svuotato del tutto. Magari, dicendo che alla scadenza il PEPP avrebbe potuto cambiare pelle. Un’ipotesi che non può essere ancora esclusa, visto che di tempo ce n’è ancora.
“Il PEPP, iniziato a marzo 2020 in piena emergenza pandemica, consente alla BCE di comprare sul mercato con flessibilità e discrezione. Dopo marzo 2022, la BCE cercherà probabilmente di trasferire parte della flessibilità del PEPP all’APP, il programma di acquisti principale. La BCE potrebbe (a luglio o nei meetings seguenti) iniziare a parlare di questo come di uno degli strumenti nuovi per portare le aspettative d’inflazione al 2%. Ad esempio, il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme, per l’appunto QE pandemico) potrebbe diventare un ‘PRPP’ (Pandemic Recovery Purchase Programme), e quindi diventare uno strumento per comprimere gli spread ben oltre il 2022. Questo sarebbe visto come molto dovish dal mercato”, aveva scritto nella preview su cosa avrebbe fatto e detto oggi la Bce Pasquale Diana, Senior Macro Economist di AcomeA SGR.
Xian Chan, responsabile della divisione di investimenti per la divisione di wealth management presso HSBC, ha notato che il tono della Bce è diventato in ogni caso “più potente”.
“Si tratta di un passo in avanti importante che la Bce aveva bisogno di fare, in quanto i mercati, in attesa del meeting, non erano convinti della capacità dell’istituto di stimolare l’attività e l’inflazione”.
“Vogliamo una inflazione al 2% che duri” ha detto Lagarde in conferenza stampa. Certo, le proiezioni della stessa Bce non sono promettenti, visto che l’outlook è di una inflazione che all’1,9% alla fine del 2021, seguita da un rallentamento all’1,5% nel 2022 e all’1,4% nel 2023.
Detto questo, una precisazione Lagarde l’ha voluta fare, quasi come a scusarsi per una politica monetaria sempre più dovish:
“La nostra politica monetaria non ha l’obiettivo di tenere bassi i tassi di interesse per il periodo di tempo più lungo possibile, ma ha come scopo quello di centrare il target di inflazione del 2%”. “Dobbiamo agire in modo potente e persistente”, ha insistito. E la volontà, nell’agguantare quel target di inflazione che sembra ormai da Mission Impossible, sicuramente non manca.