Bce ancora più dovish, Lagarde lancia target inflazione simmetrico 2%. Intanto corsa globale ai bond affossa le banche
Target di inflazione fissato al 2% simmetrico, ma niente politica di average inflation targeting (AIT), adottata invece lo scorso anno, in occasione del simposio di Jackson Hole, dalla Fed di Jerome Powell: al termine del processo di revisione della strategia di politica monetaria durato 18 mesi la Bce di Christine Lagarde ha annunciato la grande novità:
“Il Consiglio direttivo (della Bce) ritiene che il miglior modo per mantenere la stabilità dei prezzi sia perseguire un livello dell’inflazione del 2% nel medio termine. Il Consiglio direttivo persegue tale obiettivo in modo simmetrico. La simmetria implica che scostamenti negativi e positivi da questo obiettivo siano considerati ugualmente inopportuni. L’obiettivo di inflazione del 2% offre un chiaro ancoraggio per le aspettative di inflazione, che è essenziale per mantenere la stabilità dei prezzi”, si legge nel
L’annuncio, arrivato alle 13 ora italiana, è stato seguito dall’intervento di Christine Lagarde, che ha risposto alle domande dei giornalisti sulla svolta storica.
Secondo Lagarde, rivedere al rialzo il target di inflazione dal precedente livello “vicino, ma al di sotto del 2%”, alla soglia del 2%, ha permesso alla Bce di centrare l’obiettivo di una comunicazione più chiara, trasparente, accessibile a tutti. Il target precedente dell’inflazione era infatti, a suo avviso, “ambiguo”.
Detto questo, il target è simmetrico. Ovvero? “Per target 2% simmetrico intendiamo che sono ugualmente indesiderabili deviazioni al rialzo e ribasso“, ha precisato la numero uno della banca centrale, sottolineando anche che “il 2% non è un tetto massimo”.
Ancora, nessuna intenzione di scopiazzare la Fed con l’adozione dell’AIT, ovvero dell’ average inflation targeting (AIT), politica che aveva inaugurato una nuova era per la Federal Reserve, annunciata per l’appunto a Jackson Hole. E politica che permette alle banche centrali che vi ricorrono di utilizzare la media dei recenti valori del tasso di inflazione come base per le scelte future di politica monetaria.
Vale la pena ricordare quanto avevano scritto gli analisti di Bank of America a proposito dell’AIT, prima che il lancio dello strumento venisse ufficializzato da Jerome Powell & Co nell’agosto del 2020: gli esperti avevano avvertito che l’AIT avrebbe causato qualche problema alla Fed, che sarebbe stata costretta a loro avviso a scegliere un periodo specifico di tempo in cui l’inflazione misurata dal PCE index avrebbe dovuto essere, in media, pari al 2%, prima di iniziare il processo di normalizzazione della politica monetaria (alzando i tassi): compito sicuramente non facile, che avrebbe rischiato di mettere a repentaglio, secondo Bank of America, la stessa credibilità della banca centrale Usa. Problema in meno per Lagarde, che a quanto pare su questo punto ha tagliato la testa al toro:
“Se abbiamo adottato average inflation targeting (AIT)? La risposta è no”, ha detto in conferenza stampa, chiarendo ripetutamente che, anche se è possibile che il tasso di inflazione supererà il 2%, comunque l’obiettivo della Bce sarà centrare questa nuova soglia.
Per la precisione:
“Sappiamo che il 2% non sarà centrato in modo costante, e che ci potrebbero essere alcune deviazioni moderate e temporanee in ognuna delle due direzioni (al rialzo o al ribasso). E questo sarà ok”. La vera preoccupazione si paleserà nel momento in cui “la deviazione rispetto al target sarà sostenuta, durevole e significativa”. Se ciò dovesse accadere cosa farebbero Lagarde & Co?Ricorrerebbero alla famosa e ancora ben equipaggiata cassetta degli attrezzi.
“Lo strumento chiave – il primo e il più importante – che la Bce ha a disposizione è rappresentato dai tassi di interesse. Ma riconosciamo anche che in alcune circostanze, come quelle in cui stiamo operando ora, sono necessari altri strumenti che abbiamo utilizzato con successo negli ultimi 10 anni, per rispondere ai possibili shock avversi a cui facciamo fronte”.
Di conseguenza, “tutti gli strumenti – intendiamo la forward guidance, i programmi di acquisti di asset (dunque QE e PEPP come QE pandemico), i TLTRO e i tassi negativi – sono strumenti necessari che rimarranno nella cassetta degli attrezzi, e che potremo utilizzare in caso di necessità”.
Nel monitorare il tasso di inflazione, d’ora in poi la Bce si concentrerà anche sui costi relativi alle abitazioni di proprietà.
“Quello che è stato deciso dal Consiglio direttivo (della Bce) è prendere in considerazione i costi dei consumi delle case abitate dai proprietari. Questi costi, che non hanno nulla a che vedere con i costi legati agli investimenti che i proprietari devono sostenere, si riferiscono ai costi legati ai consumi a cui i proprietari fanno fronte. Si tratta di una particolare spesa che vogliamo considerare per rispondere alla frustrazione di molti europei con cui abbiamo parlato, che ci hanno riferito che il costo delle case non è stato tenuto in considerazione in modo appropriato nelle nostre misurazioni dell’inflazione, rispetto a quanto hanno invece osservato”.
La reazione degli analisti mentre è corsa globale ai bond, con crollo tassi e banche
Nel commentare la rivoluzione della Bce, Carsten Brzeski, responsabile globale della divisione macro di ING ha scritto che “oggi, con il nuovo target di inflazione simmetrico al 2%, la Bce è diventata strutturalmente più dovish”.
In “poche parole, il cambiamento più significativo ma non inatteso è stato rappresentato dalla modifica del target di inflazione dal valore ‘inferiore, ma vicino al 2%’ al target simmetrico del 2% nel medio termine”. Brzeski ha fatto notare che “questa è la terza volta che la Bce cambia la sua definizione di stabilità dei prezzi. Iniziò nel 1998, con un target ‘inferiore al 2%’, che nel 2003 diventò ‘inferiore, ma vicino al 2%'”.
Questa nuova modifica rappresenta per l’economista “uno sviluppo di più lungo periodo che conferma chiaramente un trend graduale verso un atteggiamento ancora più dovish (anche se discreto)“.
Così Christoph Rieger, responsabile della divisione tassi e ricerca sul credito di Commerzbank:
“L’inclinazione a tollerare un’inflazione più alta è profondamente radicata nel modo di pensare della Bce. Praticamente, stanno rimarcando l’importanza di avere un cuscinetto contro l’inflazione. Per loro il nuovo target è una giustificazione per agire in modo sostenuto contro i rischi di bassa inflazione che vedono emergere”.
Secondo Rieger, il cambiamento dimostra praticamente che la Bce è “determinata a mantenere accomodante la politica, permettendo all’inflazione di raggiungere livelli più elevati”.
L’annuncio della Bce arriva in una sessione contrassegnata dal nuovo rally globale dei titoli di stato, capitanato dai Treasuries Usa e dai bond cinesi.
In particolare i tassi sui Treasuries Usa a 10 anni sono arrivati a bucare anche la soglia dell’1,30%; i tassi decennali tedeschi sono scesi fino al -0,33%.
Più che paura di surriscaldamento dell’economia e dell’inflazione, i mercati scontano oggi scenari di crescita non proprio promettenti e politiche monetarie sostanzialmente dovish, anche sulla scia della pubblicazione delle minute della Fed, che qualche tono hawkish comunque lo hanno presentato.
Le banche perdono terreno, con le speranze sul presentarsi di un contesto più favorevole alla loro redditività con rialzi eventuali dei tassi che si affievoliscono:
i sell colpiscono le banche italiane e Usa, con Bank of America, Wells Fargo, Goldman Sachs, JPMorgan Chase, PNC Financial in ribasso. Sul Ftse Mib male UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, Bper, Mps. UniCredit, in particolare, estende le perdite dell’ultimo mese a un tonfo pari -13%.
“Niente suggerisce che il crollo dei tassi sia finito – ha scritto in una nota Christopher Harvey, responsabile della strategia sull’azionario di Wells Fargo, che ritiene che uno scivolone dei tassi dei Treasuries a 10 anni sotto l’1,25% potrebbe rendere sempre più possibile una correzione dell’azionario pari a -5%, prima della stagione degli utili”. Non per niente, il Dow Jones scivola di oltre 400 punti.