Bce, Lagarde non si fa illusioni: decisioni non saranno sempre unanimi, ora ‘ridefinire forward guidance’
La numero uno della Bce Christine Lagarde non si fa tante illusioni su possibili eventuali tensioni e dissapori che potranno nascere in seno al Consiglio direttivo nelle prossime settimane e mesi. Lo dice lei stessa, in un’intervista rilasciata all’Ft in cui torna su quella che alcuni analisti – ma non tutti – hanno definito una svolta storica.
La Bce ha rivisto al rialzo il target di inflazione dal precedente livello “vicino, ma al di sotto del 2%”, alla soglia del 2%, fissando un “target simmetrico”. Ovvero?
“Per target 2% simmetrico intendiamo che sono ugualmente indesiderabili deviazioni al rialzo e ribasso“, aveva precisato la stessa Lagarde in conferenza stampa, precisando anche che “il 2% non è un tetto massimo”.
La decisione è stata prese al termine di un processo di revisione di politica monetaria durato 18 mesi. All’Ft, Lagarde ha definito la nuova strategia della Bce “un foundational document”, ovvero un documento che getta praticamente le basi di quella che sarà la futura politica monetaria di Francoforte.
La numero uno della Bce ha precisato tuttavia che la nuova strategia non renderà la Bce più dovish: piuttosto, permetterà all’istituzione di agire con una maggiore flessibilità, visto che, con il target di inflazione al 2%, la banca centrale potrà tollerare un tasso di inflazione sia inferiore sia superiore alla soglia stabilita. Il nuovo obiettivo, insomma, come aveva detto, è “più semplice, solido, simmetrico”.
A questo punto cruciale è la presentazione, che sta per arrivare in occasione del prossimo meeting della Bce di giovedì 22 luglio, di una nuova forward guidance.
“Quello che dovremo fare ora è ridefinire la nostra forward guidance, per allinearla alla revisione della strategia”, ha spiegato Lagarde, sottolineando l’importanza che la politica monetaria sia “potente e persistente” laddove i tassi di interesse siano vicini al loro limite più basso, come sta avvenendo ora.
“Non mi aspetto e non mi illudo neanche che tutte le decisioni che prenderemo saranno state prese in modo unanime – ha detto, aggiungendo di aspettarsi comunque “uno sforzo costante” (da parte degli esponenti del Consiglio direttivo) in ogni futura riunione della Bce.
Lagarde ha rassicurato sul fatto che resisterà a qualsiasi tentativo di ridurre gli stimoli monetari che la banca centrale ha varato e che molti economisti ritengono i più aggressivi della sua storia. I termini “potente e persistente”, ha aggiunto, riferendosi alle caratteristiche di cui la politica monetaria dovrà dotarsi, sono “le parole chiave” che i membri della Bce non dovranno “minare o sottovalutare”.
In ogni caso, “non mi illudo che ogni sei settimane (in occasione dei meeting di politica monetaria) raggiungeremo un consenso unanime, perchè ci saranno alcune differenze, alcune posizioni lievemente differenti. E questo va bene”.
D’altronde la tensione c’è, visto che alcuni esponenti della banca centrale hanno già lanciato l’appello affinché l’istituzione inizi a ridurre gli imponenti stimoli lanciati nell’anno della pandemia Covid-19 (l’anno scorso), tra cui i pilastri del QE pandemico (PEPP) e delle operazioni di TLTRO a favore delle banche.
L’ex numero uno dell’Fmi ha sottolineato anche che, nel corso del processo di revisione della strategia, sono state considerate altre opzioni potenziali e nuovi strumenti, helicopter money ai cittadini incluso. Così come si è anche parlato della possibilità di estendere gli acquisti di asset alle obbligazioni bancarie e ai titoli azionari.
Lagarde ha definito le discussioni alla stregua di “un esercizio intellettuale teso a guardare a tutte le possibilità. Ma non siamo andati oltre”, ha aggiunto.
La Bce è andata incontro invece a quelle che sono apparse come le fonti di preoccupazione dell’opinione pubblica più urgenti da affrontare, ovvero “il cambiamento climatico e il costo delle abitazioni“.
A tal proposito, sui costi relativi alle abitazioni di proprietà, Lagarde aveva già spiegato che quello che è stato deciso dal Consiglio direttivo (della Bce) è stato “prendere in considerazione i costi dei consumi delle case abitate dai proprietari. Questi costi, che non hanno nulla a che vedere con i costi legati agli investimenti che i proprietari devono sostenere – aveva spiegato – si riferiscono ai costi legati ai consumi a cui i proprietari fanno fronte. Si tratta di una particolare spesa che vogliamo considerare per rispondere alla frustrazione di molti europei con cui abbiamo parlato, che ci hanno riferito che il costo delle case non è stato tenuto in considerazione in modo appropriato nelle nostre misurazioni dell’inflazione, rispetto a quanto hanno invece osservato”.
Nell’articolo dell’Ft “ECB braced for split on implementing new strategy, Lagarde warns”, Lagarde ha così avvertito di non farsi illusioni: le divisioni, all’interno della Bce” ci saranno. E divisioni ci sono anche Oltreoceano, nella Fed, come emerge dalle parole che James Bullard, presidente della Fed di St. Louis, ha proferito in una intervista rilasciata al Wall Street Journal:
“E’ il momento giusto per iniziare a ritirare le misure di stimolo, e vogliamo farlo in modo attento e gentile”. “Credo che ci troviamo in una posizione molto buona per lanciare il tapering”.
Da segnalare che Bullard non è al momento esponente votante del Fomc – il braccio di politica monetaria della Federal Reserve – ma lo sarà presto, a partire dall’anno prossimo. A suo avviso non ci sarà “alcun rialzo dei tassi fino a fine 2022”. Detto questo, Bullard ha ammesso di essere “un po’ preoccupato che la Fed stia alimentando bolla immobiliare”.
A questo punto, cresce la trepidazione per le nuove indicazioni che arriveranno dal numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, nelle due audizioni alla Camera e al Senato Usa di domani 14 luglio e dopodomani, 15 luglio.