Banco BPM farà saltare i piani Tesoro Mps-UniCredit? Per Monte di Stato Mef valuta opzioni alternative
Nessun rally di UniCredit dopo l’indicazione del cda sul nuovo AD che, così come da indiscrezioni, sarà Andrea Orcel. Il titolo è sotto pressione a Piazza Affari, vittima anche del sentiment negativo che si respira in generale sull’azionario globale dopo il tonfo di Wall Street, che ha portato l’indice S&P 500 a cancellare tutti i guadagni riportati dal 2021.
Ora che si sa con certezza chi sarà il prossimo ceo che prenderà il timone di Piazza Gae Aulenti, le indiscrezioni sulle prossime mosse strategiche si intensificano.
Nei giorni scorsi, tornando in tema di M&A ovvero di risiko bancario, il calcolo delle probabilità ha fatto scendere le quotazioni di un deal con Mps, facendo salire quelle di un matrimonio con Banco BPM che, tuttavia, sarebbe forse già ‘impegnata’ con l’altra popolare Bper.
Un’apertura alle nozze Mps-UniCredit è arrivata intanto da Andrea Enria, numero uno della Vigilanza bancaria della Bce.
MF-Milano Finanza scrive che, “intervenendo in conferenza stampa per presentare i dati Srep 2020, e rispondendo a una domanda circa l’efficacia di un consolidamento tra Unicredit e Mps per la stabilità del sistema bancario italiano, Enria ha sottolineato che ‘non è compito della Vigilanza organizzare matrimoni e non posso commentare le singole opzioni. Tuttavia, posso dire a livello generale che il consolidamento a livello Ue può aiutare la sostenibilità di alcuni business model: per diverse banche può essere una soluzione'”.
Ma fonti vicine alla banca senese riportano di “contatti tra UniCredit e Bpm per valutare una business combination, avendo verificato l’impossibilità di procedere con l’acquisizione di Mps alla luce delle incertezze legate ai rischi legali e all’eventuale garanzia da parte dello Stato.”
In particolare La Stampa scrive che “alcuni soci di Banco BPM, con il sostegno di almeno uno dei consiglieri indipendenti, starebbero lavorando per sostenere un avvicinamento tra l’istituto di Piazza Meda (Banco BPM per l’appunto) e UniCredit”.
Emerge anche che, a questo punto, con Orcel pronto a insediarsi nello scranno più alto di UniCredit, l’attuale ceo dimissionario Jean-Pierre Mustier potrebbe lasciare “la guida con ogni probabilità dopo la presentazione dei conti 2020, l’11 febbraio”, con “Orcel che arriverà con l’assemblea, il 15 aprile”. Per coprire questo lasso di tempo, il cda lavorerà alla scelta di un “direttore generale che entri in carica da subito”.
Mentre UniCredit valuterà se unire le sue forze a quelle di Mps o di Banco BPM, il Monte di Stato continuerà a focalizzarsi sul suo capital plan: un nuovo atto è atteso per la giornata di oggi, vista la riunione del cda stabilita proprio per l’esame del piano di rafforzamento patrimoniale.
La Stampa riprende le indiscrezioni delle ultime sessioni, secondo cui Mps procederebbe prima all’emissione di un bond At1 da 500 milioni e successivamente all’emissione di nuove azioni per un valore di 1,5 miliardi.
Il Tesoro principale azionista con una quota del 64% punterebbe ancora su UniCredit: ma per convincere la banca, c’è bisogno di garantire che l’operazione avrebbe un impatto neutrale sul capitale, per l’appunto. E così al Tesoro si stanno spremendo le meningi per capire come ammaliare ulteriormente Piazza Gae Aulenti: una soluzione potrebbe essere quella di cedere i suoi NPL da 10 miliardi ad Amco.
Detto questo, come riporta il Sole 24 Ore, a Roma si comprende benissimo che il matrimonio con UniCredit potrebbe essere ormai difficile da realizzare. Di conseguenza, “rimane la disponibilità al dialogo anche con altre banche italiane potenzialmente interessate”.
D’altronde, rimarca il quotidiano di Confindustria, “la dote delle Dta, pari a circa 2 miliardi, è preziosa e potrebbe fare gola. Ma si guarda laicamente anche ad altre due ipotesi, che seppur non prioritarie rimangono comunque sul tavolo. Una è quella di una possibile apertura a banche straniere. Un fronte che già in passato era stato esplorato e per cui era circolato il nome di istituti francesi. L’altra strada porta invece ai fondi di private equity, soluzione certo non ideale per molti aspetti e che per questo non occupa il posto d’onore nella gerarchia delle opzioni comunque da contemplare. L’apertura della data room di Mps ha già suscitato l’interesse di alcuni fondi che però al momento vengono tenuti in stand-by, nell’attesa di capire i movimenti del mercato”. La situazione rimane, come si dice in questi casi, ancora fluida. L’unica certezza è che il Tesoro non vede l’ora di sbolognare la sua quota a qualche privato, per chiudere l’ennesimo capitolo di un investimento che non è andato come si sperava che andasse.