Banco BPM alza il velo su trimestrale e nuovo piano. Come UniCredit M&A non a tutti i costi. E AD Castagna non esclude sorpresa dividendi
Risiko banche? Voglia di M&A tra gli istituti di credito italiani grazie all’assist della dote fiscale del governo Draghi? Ma dove? Sicuramente, mettendo da parte per un attimo le necessità di sopravvivenza di Mps Monte di Stato, le due grandi osservate a Piazza Affari UniCredit e Banco BPM non scalpitano affatto.
Per ovvie ragioni non scalpita sicuramente neanche, come ribadito dall’AD Carlo Messina, Intesa SanPaolo, ancora fresca dell’operazione Ubi Banca. Insomma, la prospettiva di un futuro stand-alone non solo non spaventa le banche italiane, ma sembra piacere. Anche perchè, all’orizzonte, a essere grandi assenti sarebbero proprio le ghiotte occasioni, condizione sine qua non per perseguire un matrimonio o farsi venire almeno la voglia di convolare a nozze.
Oggi il no all’M&A a tutti i costi è arrivato da Giuseppe Castagna, AD di Banco BPM dopo che la banca, nelle prime ore del mattino, ha snocciolato i risultati di bilancio del primo trimestre e dei primi nove mesi del 2021. Non solo.
Stamattina è arrivato l’attesissimo piano industriale di Piazza Meda relativo agli anni 2021-2024.
Banco BPM, Castagna: su M&A niente da dire, pronti ad aumentare dividendi
Il nuovo piano industriale di Banco BPM è stato commentato dal ceo Giuseppe Castagna, che ha gelato con le sue dichiarazioni chi continua a scommettere su un nuovo capitolo di risiko bancario in Italia.
“Sul M&A non ho niente da dire perchè oggi non vedo sul mercato banche interessate a fare alcunchè. Per questo siamo stati spinti a presentare un piano stand alone e siamo molto felici di essere stand alone”. “Siamo totalmente fiduciosi di poter raggiungere i nostri target e continuiamo a stare molto attenti a guardare a ogni possibilità di estrarre valore da una eventuale fusione che si dovesse presentare”, ha precisato l’AD.
Insomma, le occasioni di M&A continueranno a essere monitorate, ma il ragionamento che fa il banchiere è uguale a quanto ribadito, in occasione della conference call post trimestrale e pubblicazione bilancio dei primi nove mesi del 2021, da Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, che si è appena tirato fuori dall’Odissea Monte di Stato, con tanto di messaggio in stile ogni lasciata è persa.
Castagna ha precisato che “il nuovo piano, che si caratterizza per obiettivi ambiziosi ma raggiungibili anche grazie al consolidato track-record realizzato in questi anni, è guidato da priorità strategiche che mirano a remunerare in maniera significativa gli azionisti, a incontrare le aspettative degli altri principali stakeholder e a raccogliere le opportunità offerte da processi in corso quali la digitalizzazione e la sostenibilità”.
Remunerare gli azionisti è dunque la priorità, e in serbo per gli stakeholder potrebbero esserci anche belle sorprese, visto che Castagna ha detto che “c’e’ molto spazio per essere più generosi’ in tema di dividendi”, aggiungendo che in ogni caso un payout al 40% “è un buon punto di partenza”.
Idem anche per Andrea Orcel di UniCredit che, lo scorso 28 ottobre, era tornato a chiarire la propria posizione: “L’M&A (mergers and acquisitions, operazioni di fusione e acquisizione) ‘non è fine a se stesso’“, aveva rimarcato. Questo non significa che UniCredit sbatta a priori la porta a eventuali operazioni di questo tipo, che possono essere infatti, parola dell’AD, “un acceleratore e un potenziale miglioratore del nostro risultato strategico”. Semmai, aveva detto Orcel, un’eventuale operazione di acquisizione in Italia verrebbe lanciata per “rafforzare la nostra rete” e, in primis, per “creare valore per tutti gli azionisti”.
Ma “al momento” UniCredit ha escluso anche l’eventuale acquisizione di fabbriche prodotto. Questo, in generale, a prescindere dal caso Monte dei Paschi e dal flop con il Mef nelle trattative per arrivare a una soluzione sul Monte.
A scartare l’ipotesi di una grande M&A è stato negli ultimi giorni anche Carlo Messina di Intesa SanPaolo:
“Nessuna M&A “transformational”‘, ovvero atta a trasformare radicalmente il perimetro della banca. “Non è assolutamente tra i piani possibili di Intesa Sanpaolo”, ha ribadito il ceo, sottolineando che il nuovo piano sarà ‘stand alone’ e mirerà a “rafforzare la capacità della banca di generare risultati”.
D’altronde stand-alone non significa assolutamente stare fermi, e questo vale sicuramente anche per Banco BPM, citata più volte come preda perfetta o comunque con parametri inclusi nei desiderata di Orcel.
Banco BPM punta su internazionalizzazione bancassurance, Borsa applaude
Per ora, Piazza Meda vuole giocare stand-alone, ma questo non significa che non pensi sempre in grande, visto che nel nuovo piano industriale è chiara l’intenzione di internalizzare la bancassurance con l’acquisto delle joint venture con Cattolica e Covèa.
Il mercato apprezza: il titolo Banco BPM balza di fatto di oltre +3% sull’indice Ftse Mib di Piazza Affari:
“Come già annunciato al mercato in data 5 marzo 2021 e 26 giugno 2021 – si legge nel comunicato con cui è stato annunciato il nuovo piano industriale – Banco BPM ha ridefinito gli accordi di partnership banca-assicurativi rispettivamente con Cattolica Assicurazioni e con Covéa, attraverso i quali il Gruppo si è garantito un’opzione di acquisto sulle quote delle Compagnie detenute dai rispettivi partners, che consentiranno il raggiungimento di una partecipazione del 100%. Nello specifico Banco BPM ha il diritto di esercitare: i) un’opzione call sul 65% del capitale di Vera Vita e Vera Assicurazioni esercitabile dall’1 gennaio al 30 giugno 2023 e ii) un’opzione call incondizionata sull’81% del capitale di Bipiemme Vita, che a sua volta detiene il 100% di Bipiemme Assicurazioni, esercitabile dall’8 settembre 2021 al 31 dicembre 2023. Pertanto, per effetto delle citate opzioni di acquisto, Banco BPM si è garantita l’opzione strategica, a sua totale discrezione, di internalizzare totalmente il business del bancassurance o alternativamente di attivare nuove partnership che assicurino ai suoi stakeholder la medesima creazione di valore”.
Il comunicato prosegue:
“L’internalizzazione del business assicurativo nel Gruppo Banco BPM e il relativo consolidamento delle compagnie assicurative trova il suo razionale negli ampi spazi di crescita in termini di produttività nel comparto Vita, considerando la capacità della rete commerciale del gruppo nel collocamento complessivo di prodotti d’investimento, e, nel comparto Danni, sfruttando in particolar modo le opportunità di crescita del mercato italiano non ancora maturo, dove il livello di penetrazione sulla clientela è significativamente inferiore rispetto ad altri paesi europei con maggiore tradizione nella copertura dei rischi. La futura crescita dei volumi associata alle potenziali sinergie di costo derivanti dall’internalizzazione e razionalizzazione del comparto bancassurance genererà importanti crescite negli utili netti delle compagnie assicurative e quindi in termini di contribuzione all’utile netto consolidato del gruppo. Inoltre, l’internalizzazione del bancassurance, in termini di assorbimento patrimoniale avrà un impatto contenuto con il riconoscimento del trattamento prudenziale previsto dal c.d. ‘Danish Compromise’.L’opportunità per il Gruppo Banco BPM di sviluppare ‘in-house’ il business assicurativo è garantita dall’attuale struttura operativa ed organizzativa di Bipiemme Vita e Bipiemme Assicurazioni che, essendo totalmente funzionante in completa autosufficienza rispetto all’attuale casa madre, facilita l’internalizzazione e il consolidamento nel gruppo consentendo anche la scalabilità della piattaforma e l’integrazione delle compagnie Vera Vita e Vera Assicurazioni”.
A tal proposito, vale la pena ricordare come Barclays, nello spiegare i motivi per cui era costruttiva su Banco BPM avesse citato i due possibili modi in cui, a suo avviso, il gruppo avrebbe potuto rimodellare la propria strategia. Tra questi, proprio l’internalizzazione dei ricavi delle fabbriche prodotto (bancassurance). L’altra era all’opzione di una “M&A con i peers” che Castagna non avrebbe però, come ha detto lui stesso, in cantiere.
Ancora, a conferma del desiderio di assicurare una “crescita sostenibile del core business facendo leva sul potenziale delle fabbriche prodotto”, Banco BPM ha precisato nel nuovo piano che “continueranno a contribuire allo sviluppo delle attività di risparmio gestito e di credito al consumo le partnership con Anima, prima società di gestione del risparmio indipendente a livello di masse gestite, e con Agos, terzo gruppo italiano in termini di quota di mercato nel consumer credit. Grazie a queste partnership per cui è prevista una crescita delle sinergie e delle attività nell’arco del nuovo Piano industriale, il contributo alle commissioni nette del Gruppo da parte delle tre società salirà da €450 milioni del 2019 a circa €740 milioni nel 2024, mentre il loro contributo alla voce dividendi da società partecipate salirà da €124 milioni del 2019 a circa €270 milioni nel 2024, con un apporto della bancassicurazione che sarà pari a €125 milioni”.
Banco BPM: per 2024 prevede utile netto oltre 1 miliardo, Rote oltre 9%
Piazza Meda prevede che “l’utile netto di Gruppo crescerà a ~€1,05 miliardi a fine Piano (CAGR – crescita media annua composita – del +33,4% tra il 2020 e il 2024), corrispondente ad un RoTE >9% al 2024. E’ quanto emerge dal comunicato relativo al nuovo piano industriale 2021-2024. La nota sottolinea che “la forte posizione patrimoniale della banca e la sostenuta generazione di capitale in arco piano consentiranno di garantire una rilevante remunerazione per gli azionisti, con un dividend payout in arco piano pari al 40%, e di raggiungere un CET 1 ratio Fully Loaded a fine 2024 pari a circa 14,4% (vs. 13,3% al 30/09/2021), un buffer rispetto al CET1 minimum capital requirement e un MDA buffer a +590 pb“.
Banco BPM ha reso noto anche che con il nuovo piano industriale 2021-2024 sono “previste ~1600 uscite volontarie entro il 2023 (già comunicate)”, che favoriranno il turnover generazionale grazie a 800 nuove assunzioni”. Nella trimestrale pubblicata anch’essa oggi, la banca guidata da Giuseppe Castagna ha ricordato infatti che, nei primi nove mesi del 2021, in accordo con le Organizzazioni Sindacali, il numero concordato di dipendenti che saranno accompagnati alla pensione su base volontaria si è incrementato da 1.500 a 1.607 unità (senza ulteriori oneri) e le contestuali assunzioni previste sono passate da 750 a circa 800 unità”.
E che “più della metà delle uscite concordate è avvenuta entro il mese di giugno 2021; conseguentemente i risparmi di costo derivanti dalle uscite sono stati registrati a partire dal terzo trimestre 2021.
Nel periodo si è inoltre completato il piano di riorganizzazione e razionalizzazione della rete commerciale che ha visto la chiusura di circa 300 filiali di piccole dimensioni”.Guardando al 2024, Banco BPM parla di “un network distributivo ottimizzato e maggiormente specializzato, con una rete di filiali razionalizzata a circa ~1.300 unità, alle quali si affiancherà l’attività della Digital Branch e di ca.150 nuovi Centri Impresa”. Il business plan stima la chiusura di più filiali, 200 ulteriori sportelli da chiudere rispetto ai target precedenti.
Così Castagna:
“Il Piano Strategico 2021-2024 presentato oggi si fonda su saldi presupposti sia per quanto riguarda lo scenario macroeconomico in ripresa, stimolato tra l’altro dall’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sia in riferimento alla solidità del Gruppo e alla sua capacità di agire in contesti di trasformazione». «Banco BPM, infatti, ha dimostrato concretamente, durante il periodo dell’emergenza sanitaria, capacità organizzative e di reazione commerciale che hanno permesso di far fronte all’emergenza e impostare con rapidità le azioni necessarie a supportare la clientela, anche grazie alla tecnologia che ha garantito l’operatività da remoto, supportata dai colleghi sempre presenti nelle filiali sul territorio. Tutto ciò è avvenuto tenendo sotto controllo la qualità degli attivi e mantenendo costante la redditività». «Il nuovo Piano, che si caratterizza per obiettivi ambiziosi ma raggiungibili anche grazie al consolidato track-record realizzato in questi anni, è guidato da priorità strategiche che mirano a remunerare in maniera significativa gli azionisti, a incontrare le aspettative degli altri principali stakeholder (clienti, colleghi, Autorità di Vigilanza) e a raccogliere le opportunità offerte da processi in corso quali la digitalizzazione e la sostenibilità. Tutto questo con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente il posizionamento competitivo di Banco BPM come solida banca del Paese, punto di riferimento per famiglie, imprese e comunità».
Banco BPM: utile netto di 110,7 milioni in III trimestre, meglio delle attese
Cosa è emerso invece dai risultati di bilancio del terzo trimestre e dei primi nove mesi del 2021? Banco BPM ha annunciato di aver riportato nel terzo trimestre del 2021 un utile netto di 110,7 milioni, in calo del 57,6% rispetto ai €261,2 milioni del II trimestre del 2021, comunque a un livello migliore delle attese.
Nei primi nove mesi del 2021 l’utile netto è volato dell’80% circa (+79,8%) a 472 milioni, rispetto ai € 262,5 milioni nei primi nove mesi del 2020.
A livello adjusted – si legge nella nota diramata dalla banca guidata dal ceo Giuseppe Castagna – il risultato netto sale a €565 milioni (+114,1% a/a).
Il margine di interesse è stato pari a 516,4 milioni nel terzo trimestre del 2021 (€522,4 milioni nel secondo trimestre del 2021; -1,1%) e di €1.535,6 milioni al 30 settembre 2021 (€1.473,5 milioni nei primi nove mesi del 2020; +4,2%).
“Le commissioni nette sono ammontate a €475,3 milioni nel terzo trimestre del 2021 (rispetto ai €478,7 milioni del secondo trimestre, in flessione dello 0,7%), e a €1.425,4 milioni al 30 settembre 2021 (rispetto ai €1.234,6 milioni nei primi nove mesi del 2020, in crescita del 15,5%). Gli oneri operativi sono stati pari a 615,6 milioni nel terzo trimestre del 2021 (rispetto ai €631,6 milioni nel secondo trimestre, in calo del 2,5%), e a €1.891,1 milioni al 30 settembre 2021 (rispetto agli €1.830,3 milioni nei primi nove mesi del 2020, in crescita del 3,3%)”.
“La raccolta diretta al 30 settembre 2021 – si legge ancora nella nota diramata da Banco BPM – ammonta a €121,4 miliardi, in crescita nel confronto con il 31 dicembre 2020 dell’1,1% e del 3,4% rispetto al 30 settembre 2020. Più in dettaglio, nel periodo si registra una crescita di €2,9 miliardi della componente rappresentata dai conti correnti e depositi a vista della rete commerciale (+2,9%). Per quanto riguarda i titoli obbligazionari emessi, lo stock al 30 settembre è pari a €13,7 miliardi,in calo di €1,1 miliardi rispetto al 31 dicembre 2020 per effetto di maggiori rimborsi di titoli giunti a scadenza rispetto alle nuove emissioni del periodo. Nel confronto su base annua la raccolta a vista evidenzia un incremento di € 6,5 miliardi (+6,9%), mentre la contrazione dei titoli in circolazione è pari a €2,3 miliardi (-14,4%). La provvista garantita dallo stock di certificates a capitale incondizionatamente protetto al 30 settembre 2021 si attesta a € 3,7 miliardi, in linea rispetto al 31 dicembre 2020 (€ 3,3 miliardi il dato riferito al 30 settembre 2020)”.
“La raccolta indiretta, al netto dei certificates a capitale protetto, è pari a € 96,6 miliardi, in crescita del 5,5% nel confronto con il 31 dicembre 2020 e del 9,2% su base annua. La componente della raccolta gestita ammonta a € 63,7 miliardi, in aumento rispetto al dato di €59,6 miliardi del 31 dicembre 2020 (+6,9%), grazie al contributo dei fondi e Sicav, che registrano un incremento di €3,6 miliardi da inizio anno (+8,9%); più contenuta la crescita delle gestioni patrimoniali e del comparto bancassurance. La raccolta amministrata raggiunge € 32,9 miliardi, con un incremento di circa € 1 miliardo (+2,9%) rispetto a fine 2020. Su base annua la raccolta gestita cresce del 9,7%, principalmente per l’apporto dei fondi e Sicav (€+5,2 miliardi, pari al 13,2%), mentre la componente della raccolta amministrata registra una crescita dell’8,3%”.
“Le esposizioni nette deteriorate (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinate) ammontano al 30 settembre 2021 a €3,5 miliardi. L’esame delle singole poste evidenzia la seguente dinamica:
- sofferenze nette pari a €0,9 miliardi, in calo del 36,1% rispetto al 31 dicembre 2020 e del 39,0% rispetto al 30 settembre 2020;
- inadempienze probabili nette pari a € 2,5 miliardi, in calo del 10,8% rispetto al 31 dicembre 2020 e del 28,6% rispetto al 30 settembre 2020;
- esposizioni scadute nette pari a €52 milioni (€ 46 milioni al 31 dicembre 2020 e € 78 milioni al 30 settembre 2020
L’indice di copertura dell’intero aggregato dei crediti deteriorati è pari al 47,4% (50,0% al 31 dicembre 2020). In maggior dettaglio, al 30 settembre 2021 il grado di copertura risulta essere il seguente:
- sofferenze 56,5% (59,1% al 31 dicembre 2020);
- inadempienze probabili 43,3% (43,7% al 31 dicembre 2020);
- esposizioni scadute 16,6% (26,4% al 31 dicembre 2020).
“L’evoluzione delle coperture dei crediti deteriorati è correlata al significativo calo dell’incidenza delle sofferenze lorde sul totale portafoglio deteriorati (dal 41,7% a fine 2020 al 32,6% a settembre 2021) conseguente al perfezionamento della cessione Rockets e ad un incremento della componente garantita nell’ambito delle sofferenze stesse (dal 64% di fine 2020 al 67% di settembre 2021). Il coverage ratio delle esposizioni in bonis è pari allo 0,44%, stabile rispetto al 31 dicembre 2020.