Bagno di sangue a Wall Street, roba da giovedì nero. Seduta peggiore da 16 marzo per ansia da virus + Fed
Bagno di sangue a Wall Street: l’indice S&P 500 è scivolato di 188,04 punti (-5,89%), a 3002,10 punti, dopo aver testato un minimo intraday a 2999,49 punti. Il massimo intraday è stato pari a 3.123,53 punti. Il Nasdaq è capitolato di 527,62 punti (-5,27%), a 9.492,72 punti, appena al di sopra del minimo della sessione, a 9.491,30 punti. Il massimo intraday è stato pari a 9868,02 punti.
L’indice Dow Jones è scivolato di ben 1861,82 punti (-6,9%), a 25.128,13 punti, dopo aver toccato in minimo intraday a 25.082,72 punti e un massimo intraday a 26.294,08 punti.
Il Dow Jones ha chiuso al minimo dallo scorso 27 maggio, perdendo terreno, insieme allo S&P 500, per la terza sessione consecutiva. In ribasso tutte le 30 componenti del listino, con Boeing che si è confermata la più tartassata dalle vendite, in perdita di oltre -16%.
In generale, il giovedì nero è stato il peggior giorno per i principali indici azionari dal 16 marzo scorso. I mercati hanno scontato le dichiarazioni arrivate mercoledì dalla Federal Reserve che, nel lasciare i tassi sui fed funds invariati nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%, ha escluso un rialzo prima del 2022, a causa degli effetti disastrosi della pandemia del coronavirus COVID-19 sull’economia Usa.
“Non stiamo pensando di alzare i tassi. Non stiamo neanche pensando a pensare di alzare i tassi”. Così Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve, dopo l’annuncio del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale americano.
Powell non ha nascosto di avere timori sugli effetti di lunga durata che il coronavirus e il successivo lockdown potrebbero avere sull’economia Usa.
Rese note ieri le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, salite la scorsa settimana di altre 1,54 milioni di unità, meglio comunque del rialzo di 1,565 milioni di unità atteso dal consensus. Tuttavia, sebbene il dato continui a scendere da marzo, nell’ultima settimana di maggio le domande per ricevere sussidi a livello statale e per accedere agli aiuti federale, sono state presentate più di 2,2 milioni. Un numero che azzera quasi la crescita shock a maggio dei nuovi posti di lavoro (+2,5 milioni) messa in evidenza con il report occupazionale Usa.
I mercati hanno pagato insomma non solo la Fed ma, in generale, il timore legato ai contagi da coronavirus, che negli Usa hanno superato quota 2 milioni, e che sono tornati a salire in diversi stati, dopo il ritiro delle misure di lockdown.
Alert in particolare nello stato dell’Arizona, dove il dipartimento per la Sanità ha riportato 1.412 nuovi casi di contagi nella giornata di ieri, per un totale di 31.264 persone contagiate. I numeri dei nuovi casi sono balzati di quasi +300% dal 1° maggio scorso, raddoppiando quasi dal Memorial Day, stando ai dati della Johns Hopkins University compilati dalla Cnbc.
Tanto che gli ospedali dello stato dell’Arizona stanno lavorando con una capacità pari all’84%. L’Arizona è solo uno degli stati che stanno assistendo al balzo dei nuovi casi di COVID-19, dopo aver allentato le misure di lockdown.
Sulla Fed è intervenuto in maniera vigorosa il presidente Donald Trump incolpandola di aver depresso l’umore del mercato con previsioni troppo cupe.
“La Federal Reserve ha torto così spesso – ha twittato Trump – Avremo un ottimo terzo trimestre, un grande quarto trimestre e un anno tra i migliori in assoluto nel 2021. Presto avremo anche un vaccino e terapie/cure. Questa è la mia opinione”.
Cautela invece dal mondo degli analisti. Così Andrew Slimmon, managing director e gestore di portafoglio senior di Morgan Stanley Investment Management:
“Vista la portata del rally (dai minimi di marzo), sarei scioccato se la caduta degli indici si concludesse con una sola giornata di forte sell off. I titoli che hanno guadagnato di più dai minimi sono ancora quelli più rischiosi, che presentano un alto beta, le small cap. Questi titoli si confermano ancora i grandi vincitori dei mercati e sospetto che ci saranno ancora dolori, nel breve termine, prima che l’eccessiva speculazione a cui abbiamo assistito recentemente venga azzerata”.
A dispetto del sell off del giovedì nero, gli indici S&P 500 e Dow Jones rimangono infatti in rialzo di oltre +37% rispetto ai minimi intraday testati lo scorso 23 marzo.
La maggior parte dei guadagni ha interessato quelle azioni che trarrebbero maggior beneficio dalla fine del lockdown, tra cui titoli del settore aereo, delle società da crociera e i retailers.
“Alcuni di questi titoli sono andati al di là dei valori giustificati dai fondamentali. Quando si vedono alcuni titoli del settore aereo prezzati agli stessi livelli attorno a cui oscillavano prima che tutto ciò iniziasse, e poi si sente dire che le compagnie aeree stimano di fare il 60% dei precedenti affari, tutto questo (il forte balzo dei titoli) non ha semplicemente senso”, ha commentato J Kinahan, chief market strategist at TD Ameritrade.
E così titoli come American, Delta e United hanno chiuso con il tonfo della vigilia in ribasso di oltre -20% su base settimanale, mentre il calo sempre settimanale di banche come JPMorgan Chase, Citigroup, Wells Fargo e Bank of America è superiore a -12%.