Aumento NPL per crisi COVID-19, ABI: bad bank pubblica sarebbe importante. Bankitalia: ma attenti a nodo aiuti di Stato
Che la crisi del coronavirus COVID-19 stia già avendo e sia destinata ad avere ancora forti ripercussioni sui bilanci delle banche di tutto il mondo è assodato. Con le famiglie che si tengono sempre più stretti i portafogli, non potendo prevedere quando l’emergenza sanitaria ed economica finirà, le imprese che fanno meno ricavi e meno profitti nel migliore dei casi (nel peggiore falliscono direttamente), è matematico concludere che non tutti i prestiti che gli istituti di credito hanno erogato torneranno indietro. Tanto che sono mesi che circolano indiscrezioni secondo cui la Bce, nel caso specifico dell’Eurozona, starebbe pensando di creare una “bad bank” europea che gestisca la mole di crediti deteriorati-NPL che inevitabilmente è destinata a salire.
In questo modo, l’istituzione aspirerebbe i bad loans, i crediti cattivi, alleggerendo i bilanci delle banche colpite da sicure svalutazioni.
Dell’idea bad bank si parla sempre di più, anche in Italia, dove le banche, pur avendo fatto enormi sforzi per liberarsi della scomoda zavorra delle sofferenze, conoscono fin troppo bene il problema. E’ di questo che, nel corso di alcune audizioni che si sono tenute oggi presso la Commissione finanze del Senato, hanno parlato sia il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini che Bruna Szego, capo del servizio Regolamentazione e Analisi macroprudenziale di Bankitalia.
Con la crisi del coronavirus “ci sarà un incremento dei crediti deteriorati” delle banche, ha detto Sabatini, che ha riconosciuto che negli ultimi anni le “banche italiane hanno fatto uno sforzo enorme” nella riduzione degli NPL, ma che, nonostante questo, non si è riusciti ancora ad arrivare al di sotto della “soglia fissata dall’Eba del 5%”.
Sabatini ha invocato “una risposta coordinata a livello europeo“, ricordando che “la Commissione Ue sta definendo un piano d’azione per prevenire l’accumulo” delle sofferenze.
Una “bad bank” pubblica per gestire gli NPL – ha detto – sarebbe “sicuramente uno strumento importante”. D’altronde, “anche le autorità europee” sarebbero favorevoli all’idea e lo stesso presidente del consiglio di sorveglianza della Bce, Andrea Enria, ha lanciato “una proposta su una bad bank europea”.
“In una logica di unione bancaria – ha spiegato ancora Sabatini – una ‘asset management company’ comune avrebbe molto senso, anche se avrebbe tempi molto lunghi e sarebbe un processo molto complesso”.
Detto questo, “quello verso cui si sta andando è un quadro legislativo europeo che disciplina le attività delle singole asset management company nazionali: questo è sicuramente un passo avanti”.
Per ora il piano di Bruxelles è di dar vita a un “quadro normativo per armonizzare le società di gestione dei crediti deteriorati, sviluppare il mercato secondario dei crediti deteriorati e definire ulteriori azioni per ridurre i tempi della giustizia civile“.
A parlare di bad bank pubblica è stata anche Szego di Bankitalia, che ha definito l’opzione “un tema che sta tornando all’attenzione in Italia e anche in Europa, perchè gli impatti sull’economia legati al Covid coinvolgono tutta la zona euro”. La funzionaria di Palazzo Koch ha ammesso che “si discute anche dell’eventuale possibilità di costruire le ‘asset management company’ (Amc), a livello europeo e nazionale”, confermando quanto detto dal suo collega Sabatini.
Un attenti è stato lanciato tuttavia sulla normativa europea vigente: “C’è un problema di aiuti di Stato – ha puntualizzato – se la cessione non avviene a valori di mercato. C’è una direttiva europea che vieta di fare acquisti con prezzi diversi dai valori di mercato”.
“Per le banche e l’economia sarà essenziale avere tutti gli strumenti per gestire al meglio i crediti deteriorati”, ha detto ancora, avvertendo tuttavia di stare attenti alle proposte presenti nei disegni di legge stilati in merito al recupero dei crediti in sofferenza. Proposte che, a suo avviso, “vanno valutate con molta attenzione”. Esiste infatti il rischio, ha sottolineato, “che venga compromesso il mercato secondario degli Npl, principale canale attraverso il quale le banche hanno ridotto il loro peso nei bilanci”.
Inoltre, proposte non appropriate potrebbero “creare incentivi non corretti a favore dei debitori, inducendoli ex-ante a non onorare il debito, con impatti anche sugli investimenti verso il nostro paese”.