Attacco a Capitol Hill, scoperchiato vaso Pandora populismo Trump. Wall Street se ne infischia
Sconcerto e orrore in America e nel mondo di fronte a un presidente americano, Donald Trump, palesemente sconfitto alle elezioni, che ha sobillato i propri sostenitori ad attaccare Capitol Hill in quanto incapace di accettare la vittoria dell’avversario. Quanto accaduto ieri al Congresso Usa è stato uno dei giorni più bui per la democrazia Usa e per il concetto stesso di democrazia, che si è concluso con un bilancio di quattro morti e con la peggiore uscita di scena di un presidente americano.
Ma evidentemente ai mercati finanziari interessa poco o nulla, visti i corposi rialzi messi a segno dalle borse di Tokyo e di Seoul e, ancora prima, il nuovo record testato a Wall Street dall’indice Dow Jones.
Così la nota di IG:
“Le scene senza precedenti avvenute a Washington nella giornata di ieri hanno provocato solo una breve debolezza negli indici, ma nel complesso sembra che i mercati abbiano deciso che questo ultimo atto, il più straordinario della presidenza di Trump, sia una fase di passaggio, che non inficerà il trasferimento di poteri (a favore del presidente eletto, il democratico ed ex vice della presidenza di Barack Obama, Joe Biden). L’attenzione a Washington è se ci sarà una mossa per rimuovere Trump prima dell’inaugurazione, in base a quanto stabilisce il 25esimo emendamento”.
Dello stesso avviso Mark Haefele, chief investment officer presso UBS Global Wealth Management: “La vittoria doppia incassata dai democratici a seguito dei ballottaggi in Georgia è risuonata in tutti i mercati globali, con le speranze legate all’arrivo di nuovi stimoli (fiscali) che hanno avuto il sopravvento sulla violenza politica della capitale Usa”. Con il Senato nelle mani dei democratici per la prima volta in dieci anni, secondo Haefele i mercati hanno scontato la maggiore possibilità di “aumenti modesti delle tasse e maggiori spese per una ripresa green”.
Riguardo alla questione del 25esimo emendamento, una richiesta in tal senso è già arrivata dal presidente dell’Associazione Nazionale delle aziende manifatturiere Usa, la National Association of Manufacturers, gruppo che rappresenta 14.000 aziende negli Stati Uniti, che ha chiesto ieri al vice presidente Usa Mike Pence di “considerare seriamente” l’opzione di invocare il 25esimo emendamento della Costituzione per rimuovere Donald Trump dalla sua presidenza, ormai vicina alla scadenza.
Il 25esimo emendamento stabilisce che il vice presidente può diventare presidente nel caso in cui dichiari, insieme alla maggioranza di gabinetto, che il presidente in carica non sia più in grado di esercitare le sue funzioni. Se il presidente contesta la suddetta dichiarazione, sono però necessari i voti dei due terzi dei rappresentanti della Camera e del Senato perché la rimozione avvenga.
Mentre aumenta il numero di chi chiede l’impeachment e il mondo è sotto shock per quanto avvenuto. Non si arresta la carrellata di dichiarazioni di condanna contro Trump per quanto avvenuto.
L’ex presidente americano George W. Bush ha affermato che questo è il modo in cui “i risultati delle elezioni vengono contestati in una Repubblica delle Banane”. Barack Obama ha definito l’assalto “un momento di grande disonore e vergogna“, attribuendo la colpa al presidente Donald Trump, e attaccando contestualmente il partito repubblicano e i media di destra, per il ruolo che hanno ricoperto nell’alimentare il dubbio sull’integrità delle elezioni presidenziali.
“La loro fantasia si è impennata allontanandosi sempre di più dalla realtà, facendo leva su anni di risentimenti covati – si legge nel comunicato di Obama riportato da Politico – Ora vediamo le conseguenze, che sono montate in un crescendo di violenza”.
L’ex presidente Usa Bill Clinton ha fatto notare dal canto suo il danno inflitto dalle fake news, sottolineando che la messa a ferro e fuoco di Capitol Hill è stata “fomentata da più di quattro anni di politica avvelenata che ha diffuso deliberatamente la disinformazione, seminando la sfiducia nel nostro sistema, e mettendo gli americani uno contro l’altro. Il cerino è stato acceso da Donald Trump e dai suoi complici più ardenti, inclusi molti del Congresso, al fine di ribaltare il risultato delle elezioni che lui ha perso”.
Attacco a Capitol Hill: la marcia dei supporter di Trump
Tutto è iniziato alle 6 di mattina ora di Washington, quando una folla di sostenitori di Trump si è radunata all’Ellipse, un parco nei pressi della Casa Bianca, in attesa di un comizio organizzato dal presidente Trump, determinato a ribadire, per l’ennesima volta e senza alcuna prova, che le elezioni presidenziali Usa dello scorso 3 novembre sono state truccate e a lui rubate, e rifiutando così la vittoria di Joe Biden.
“Il nostro paese ne ha abbastanza – ha detto Trump, nel corso dell’evento “Save America Rally” che era stato da lui annunciato lo scorso 19 dicembre – Non sopporteremo più una cosa del genere (…) Per ricorrere a un termine che è stato utilizzato da tutti voi, fermeremo questo furto“.
Il “Save America Rally” ha preso il via con i discorsi proferiti dai figli del presidente Eric e Donald Trump Junior, a cui hanno fatto seguito le parole dell’avvocato del presidente, l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani.
Trump ha iniziato a parlare alle 11.50 ora di Washington: “Andremo lì (al Congresso), e sarò con voi, andremo a Capitol (Hill) per sostenere i nostri senatori e i nostri uomini e donne coraggiosi del Congresso”.
Con queste parole, Trump ha dato praticamente il via alla violenza che si è consumata ieri a Capitol Hill, sede del Congresso americano, costretto a sospendere la seduta decisa per confermare l’elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti.
Alle 13 ora locale i deputati e i senatori si sono riuniti in una sessione congiunta nella Camera dei Rappresentanti, per iniziare il conteggio dei voti del Collegio elettorale; subito, dopo, in base a quanto riportato dallo USA Today, i sostenitori di Trump hanno iniziato a confrontarsi con la polizia, sulle scale della sede del Congresso: le forze dell’ordine di Capitol Hill hanno ordinato l’evacuazione della Libreria del Congresso e degli edifici Madison Building e Cannon House Office Building.
Alle 13.40 circa, il sindaco di Washington Muriel Bowser ha ordinato il coprifuoco a partire dalle 18 di ieri sera fino alle 6 di stamattina (mezzogiorno ora italiana), mentre la Cnn ha riportato la richiesta della polizia del distretto di più uomini, per contrastare la violenza in atto.
Verso le 14.20, quando ormai Capitol Hill era nelle mani dei rivoltosi, che erano riusciti a sfondare le reti di sicurezza, è arrivata la notizia del vicepresidente Michael Pence scortato via dal Senato.
Trump ha twittato: “Mike Pence non ha avuto il coraggio di fare quanto si sarebbe dovuto fare per proteggere il nostro paese e la nostra Costituzione, per dare agli Stati la possibilità di certificare lo svolgimento corretto dei fatti. Gli Usa vogliono la verità!“. Il tweet è arrivato alle 14.24.
Evidentemente, il presidente ha poi realizzato di non trovarsi in uno dei suoi show, quando alle 14.38 ha lanciato un appello: “Per favore sostenete la polizia di Capitol Hill e le forze dell’ordine. Loro sono davvero al fianco del nostro Paese.”
Ma il vaso di pandora del populismo più becero degli States era stato ormai scoperchiato. Hanno fatto il giro del mondo le foto che hanno ritratto uno dei supporter di Trump seduto nel seggio della presidenza del Senato, che urlanva: “E’ stato Trump a vincere queste elezioni!”
Nelle ore successive Twitter ha bloccato l’account di Trump:
“A seguito della situazione di violenza in corso a Washington e senza precedenti, abbiamo richiesto la rimozione di tre tweet di @realDonaldTrump, che sono stati pubblicati all’inizio della giornata di oggi, a causa delle gravie ripetute violazioni alla nostra politica di integrità civica. Questo significa che l’account di @realDonaldTrump sarà bloccato per le 12 ore successive la rimozione di questi tweet. Se i tweet non saranno rimossi, l’account rimarrà bloccato”.
E ancora: “future violazioni delle regole di Twitter, incluse le nostre politiche di integrità civica e le minacce violente si tradurranno in una sospensione permanente di @realDonaldTrump.
As a result of the unprecedented and ongoing violent situation in Washington, D.C., we have required the removal of three @realDonaldTrump Tweets that were posted earlier today for repeated and severe violations of our Civic Integrity policy. https://t.co/k6OkjNG3bM
— Twitter Safety (@TwitterSafety) January 7, 2021
Anche Facebook ha fatto la sua parte, bloccando l’account del presidente per 24 ore. Ma non è sembrato arrivare nessun mea culpa dal presidente che, compresa (?!) la portata della tragedia innescata, ha invitato i suoi a tornare a casa e a deporre le armi, giustificando però in qualche modo quanto accaduto.
In un video postato, della durata di un minuto, Trump si è così espresso: “Queste sono le cose e i fatti che avvengono quando una vittoria elettorale sacra e schiacciante viene così brutalmente e crudelmente strappata a grandi patrioti, trattati così male e ingiustamente per così tanto tempo. Andate a casa con amore e in pace. Ricordate questo giorno per sempre!”
Così il presidente eletto nelle ultime elezioni presidenziali Joe Biden:
“Quanto accaduto oggi è qualcosa che ricorda, in modo doloroso, che la democrazia è fragile. Per preservarla sono necessarie persone di buona volontà, leader che hanno il coraggio di farsi avanti, che si dedicano non al perseguimento del potere e dell’interesse personale a qualsiasi costo, ma al bene comune“.