Atlantia-CdP: il problema rimane il ‘prezzo giusto’ di Autostrade. Continua battaglia fondi esteri, verso una soluzione di mercato
Il problema rimane il prezzo: il prezzo a cui CdP entrerà nel capitale di Autostrade e a cui, di conseguenza, i fondi azionisti di Atlantia venderanno le loro quote. Atlantia oggi si conferma il titolo migliore del Ftse Mib, con un rialzo superiore a +4%, sulla scia di alcune indiscrezioni secondo cui nel memorandum of understanding sarebbero state introdotte modifiche che avrebbero già cambiato il piano originario. I rumor, come segnala Equita, sono stati riportati dal Fatto Quotidiano: A view of headquarters with the logo of the Italian infrastructure giant Autostrade per l’Italia, in Rome, Italy, on August 21, 2018. At the entrance a black ribbon is visible as a sign of mourning for the 38 people killed by the collapse of the Morandi highway bridge in Genoa. (Photo by Silvia Lore/NurPhoto via Getty Images)[/caption]
“Secondo Il Fatto – si legge nel report della SIM milanese – il MOU (memorandum of understanding) conterrebbe delle modifiche rispetto al piano originario, che prevedeva un piano per steps per l’entrata di CDP con un aumento a lei riservato e quindi l’entrata di altri fondi da lei proposti.
I tempi per siglare il MOU, atteso per oggi, sarebbero slittati di qualche giorno, ma la novità sarebbe che l’operazione di scissione per l’IPO di ASPI e l’aumento di capitale riservato a CDP possano avvenire contestualmente. Allo stesso momento avverrà inoltre inoltre l’entrata dei fondi vicini a CDP. Secondo il Fatto le valutazioni per l’aumento di capitale da 3-4 miliardi per il 33% sarebbero però confermate.
Il fondo inglese TCI sarebbe però contrario all’aumento di capitale in ASPI. In una intervista al Messaggero – prosegue Equita – il fondatore e managing director del fondo TCI ha sottolineato che le azioni intraprese dal governo italiano contro ASPI sian o incostituzionali e contrarie alle norme UE. La società avrebbe presentato una protesta formale alla Commissione Europea UE sulla vicenda, che allontanerebbe gli investitori internazionali dall’investire in Italia. Secondo TCI, ASPI avrebbe un valore di mercato di 11-12 miliardi e quindi la proposta del fondo inglese è di effettuare uno spin-off della società e poi, in un secondo momento, permettere a CDP e altri fondi di acquistare la quota di Edizione a prezzi di mercato”.
Di TCI, fondo inglese, si era già parlato giorni fa, quando La Repubblica aveva riportato come lo scorso 20 luglio “Christopher Hohn, uno dei più noti e influenti gestori anglosassoni che attraverso il fondo inglese TCI gestisce circa 35 miliardi di dollari di investimenti” avesse minacciato di non investire più in Italia, a meno che il governo italiano non avesse mostrato trasparenza nella fissazione del prezzo delle quote di Autostrade nelle mani degli azionisti di Atlantia (tra cui, per l’appunto, i fondi esteri). E’ ovvio che ciò che i fondi e gli altri azionisti di Atlantia temono sia la distruzione di valore delle loro quote che già secondo loro avverrebbe, visto che a loro avviso Autostrade vale 11-12 miliardi di euro mentre CDP e il governo la valuterebbero appena 8 miliardi. Che lo Stato si stia ora adeguando alle richieste degli azionisti di Atlantia?
L’Huffington Post parla di uno schema già cambiato, che vedrebbe CdP entrare solo DOPO la quotazione di Autostrade in Borsa. Ciò significherebbe che, alla fine, sarebbe il mercato a stabilire il valore della società e, di conseguenza, delle sue azioni .
“Quindi fine al dibattito sulla statalizzazione: non lo è mai stata – scrive L’Huffington -ma il memorandum chiarisce che sarà un’operazione di mercato, cioè l’opposto di una statalizzazione. Certo la Cassa avrà il controllo, ma la sua posizione nascerà in un contesto di mercato. Tutti i soci (oltre Cdp è previsto l’ingresso di altri investitori) entreranno nello stesso momento e tutti pagheranno un prezzo stabilito dal mercato. D’altronde Hon, numero uno del fondo inglese, è stato chiaro: “per portare a termine l’operazione bisogna cambiare schema.
L’ultima proposta in ordine di tempo, che dice no alla bozza del memorandum, è “la giusta vendita dell’88% di Atlantia in Aspi in un processo di mercato guidato da advisor internazionali di riconosciuta reputazione”. In alternativa “un giusto prezzo di mercato” su Autostrade per fare entrare gli investitori, Cdp inclusa”. Anche Radiocor parla della battaglia lanciata dal fondo inglese, che ieri avrebbe “ribadito che si oppone ‘fortemente a qualunque aumento di capitale o Ipo a un prezzo ribassato“. Ancora, l’agenzia precisa: “Il meccanismo resterebbe lo stesso: un aumento di capitale, di ammontare variabile in base alla valutazione di Aspi, che porterebbe Cdp ad avere il 33% della società”.
Le indiscrezioni non si fermano qui. Stando a quanto riportato da Askanews starebbero arrivando le prime manifestazioni di interesse da parte dei fondi all’operazione delineata da Cdp nel Mou inviato ad Atlantia per l’ingresso in Autostrade per l’Italia. “Secondo quanto si apprende, avrebbero manifestato interesse a partecipare il fondo sovrano del Qatar, il fondo d’investimento Blackstone, il colosso australiano del settore infrastrutturale Macquarie, Poste Vita e le casse previdenziali”.