Dollaro alla riscossa, payrolls e soprattutto balzo salari alimentano scommesse su mosse Fed
Payrolls oltre le attese e balzo ai massimi dal 2009 della crescita dei salari hanno fatto scattare gli acquisti sul dollaro Usa. La divisa statunitense, protagonista del maggior tonfo dal 1987 nel corso del mese di gennaio, sta guadagnando terreno contro le rivali sulle attese per una Federal Reserve più aggressiva nel corso dell’anno sul fronte tassi. Il cross euro/dollaro è sceso ai minimi di giornata a 1,2438.
A gennaio le non farm payrolls sono andate oltre le attese con +200 mila unità rispetto alle +180mila attese. Rivisto al rialzo anche il dato di dicembre (+160mila da +148mila). Stabile al 4,1% il tasso di disoccupazione, pari al livello più basso dal 2000. Invariato anche il tasso di partecipazione al 62,7% a gennaio.
Crescita salari al top da giugno 2009
La crescita delle retribuzioni orarie, guardato con attenzione dal mercato e dalla Federal Reserve per gli indizi che offre sulle pressioni inflazionistiche, a gennaio segna un +2,9% annuo, ben oltre il +2,6% delle stime di mercato. A dicembre la crescita salariale era a +2,5%. Su base mensile la crescita è dello 0,3%. La retribuzione oraria è aumentata di 9 centesimi (0,3%), a 26,74 dollari l’ora. L’aumento delle retribuzioni viene attentamente monitorato dalla Federal Reserve per la prova delle pressioni al rialzo sull’inflazione. Gli economisti generalmente considerano un aumento del 3% o più coerente con l’aumento dell’inflazione. Per il 2018, stando ai “dot plot” indicanti le previsioni sul tasso dei fed funds, la Federal Reserve è pronta a alzare per altre tre volte il costo del denaro. Già nel meeting di marzo è ritenuto molto probabile una nuova stretta sui tassi.