Blackout mercati: l’orso è uscito dal letargo?
Umore nero sui mercati finanziari europei questa mattina. I principali indici azionari del Continente hanno aperto in gap ribassista rispetto alla chiusura di venerdì, segnalando che la debolezza mostrata in chiusura della scorsa ottava non ha ancora esacerbato tutto il suo potenziale.
Venerdì i mercati avevano chiuso l’ottava con ribassi marcati in un contesto di volumi elevati. Tutti i principali listini europei sono calati al ritmo maggiore da 16 mesi.
Secondo l’Ufficio studi di MPS Capital Service il principale driver delle tensioni attuali sui mercati è espresso dall’ “andamento dei tassi, con gli operatori che forse stanno iniziando a scontare una ripresa dell’inflazione negli Usa più rapida del previsto”.
È di questo avviso anche Marco Vailati, responsabile ricerca e investimenti di Cassa Lombarda, secondo il quale “nonostante il Pce sia rimasto ancora basso, ci sono le premesse per un suo prossimo rialzo e la crescita dei salari ne indica le prime avvisaglie”.
Venerdì il dato sul mercato del lavoro Usa di gennaio è stato positivo: si è registrato un forte incremento dei salari (il massimo dal 2009 al +2,9%) ed un rialzo degli occupati non agricoli pari a 200.000 unità. Al contempo l’indice Vix, che monitora la volatilità implicita delle opzioni scambiate al Cboe con sottostante l’S&P500, è balzato oltre soglia 17, al massimo da fine 2016. Così Vailati:
“I dati hanno mostrato la forza della crescita (livelli elevati e/o incrementi per attività manifatturiera Fed di Dallas, Direttori d’acquisto di Chicago, Pmi e Ism Man., Ordini di fabbrica) e la sua buona qualità (crescita equilibrata di reddito e spesa nonché incrementi di spese edilizia, vendite e prezzi immobiliari che compensano la lieve riduzione della vendita di auto), con il mercato del lavoro molto tonico che sostiene sui massimi la fiducia dei consumatori”
“Questo contesto lascia la Fed serena sull’implementazione dei suoi previsti 3 rialzi per il 2018”, è la conclusione di Vailati.
In Europa sembra le cose stiano in maniera più o meno speculare. Nel Vecchio Continente i leading indicators continuano a rilevare record relativi interessanti. “I dati d’indagine indicano che l’Eurozona ha iniziato il 2018 con un buon slancio di crescita, e la pressione dei prezzi sta in proporzione aumentando. Se nei prossimi mesi continueremo a vedere questi numeri straordinari, potremo aspettarci un approccio più aggressivo da parte dei responsabili delle politiche economiche”. A dirlo Chris Williamson, capo economista di Ihs Markit, commentando gli indici Pmi per la zona euro diffusi oggi.
Dipinto il quadro di base, ecco una carrellata di spunti interessanti che riguardano i principali listini del Vecchio Continente.
FTSEMIB. L’indice italiano si è portato sotto 23mila punti andando al test del supporto statico a 22.860 punti. L’oscillatore RSI ha incrociato al ribasso quota 50 senza raggiungere il valore di ipervenduto, segnalando che vi potrebbero essere ancora spazi per muoversi verso il basso.
Eurostoxx 50. L’indice ha rotto i supporti a 3.500 punti e si sta muovendo verso i minimi del 2 gennaio scorso. Sotto questi livelli diventa più concreta la possibilità di raggiungere quota 3.400 punti entro tempi stretti.
DAX. Quadro tecnico negativo per il mercato tedesco, che questa mattina si sta muovendo ancora sotto i 12.847 punti. Si potrebbero presentare possibilità di recupero della tendenza a contatto con quota 12.615 punti, per un movimento finalizzato a testare il cambio di stato dell’ex supporto a 12.847 punti.