Weidmann vuole fine QE a settembre, ma toni sono da colomba. L’euro prosegue discesa
L’estensione del quantitative easing (QE) oltre la scadenza di settembre 2018 non è necessaria, parola di Jens Weidmann. Il presidente della Bundesbank e membro del board della Bce si è nuovamente espresso circa l’opportunità di porre fine al piano di acquisti di titoli di stato, mostrandosi però meno perentorio rispetto al passato. Infatti Weidmann non ha escluso fermamente la possibilità di una breve estensione del QE, facendo intendere che la decisione dovrebbe dipendere dalla forza della congiuntura. Un ritmo di crescita in linea con le aspettative, ha argomentato Weidmann, dovrebbe portare a una fine del QE a settembre.
Nel discorso tenuto oggi a Francoforte il numero uno della Bundesbank ha sottolineato che il rafforzamento dell’euro e la volatilità nei mercati finanziari globali non sono fattori che impattano sulla decisione di porre fine al QE, anche se la Bce monitorerà gli eventuali impatti della forza dell’euro sull’inflazione.
“Alla luce della debolezza dell‘inflazione, nell’Eurozona resta appropriata una politica monetaria accomodante”, ha aggiunto Weidmann profilando uno scenario di tassi bassi anche dopo la fine del QE. Weidmann indica comunque un graduale percorso di ripresa dell’inflazione alla luce della forza della congiuntura che andrà ad agire da propulsore su prezzi e salari.
Weidmann, da molti indicato come favorito alla successione di Draghi (il cui mandato scade nell’autunno 2019) ultimamente ha fatto trasparire toni più concilianti rispetto al passato, probabilmente nell’intento di recuperare consensi all’interno dell’Eurozona tra chi dubita sull’opportunità di appoggiare la candidatura di un “falco” per il dopo-Draghi.
Sul valutario l’euro viaggia in moderato calo in area 1,223 contro il dollaro, confermando la fase di ritracciamento rispetto ai massimi a oltre tre anni sopra 1,25 toccati nelle scorse settimane.