Notizie Dati Bilancio Mondo La Brexit rischia di spostare l’equilibrio di poteri nell’Unione europea

La Brexit rischia di spostare l’equilibrio di poteri nell’Unione europea

13 Febbraio 2018 11:08

 

 

 

 

Per gli investitori obbligazionari in cerca di opportunità in Europa, il 2018 dovrebbe essere l’anno in cui i fondamentali economici riaffermeranno il loro valore, ma molti investitori stanno sottovalutando le conseguenze di lungo termine per l’Europa della principale incertezza politica della zona: la Brexit.Riteniamo che la Brexit avrà un impatto significativo sull’equilibrio di poteri del blocco commerciale e sul suo modus operandi”, conferma David Zahn, Head of European Fixed Income, Franklin Templeton.

 

Bce sempre accomodante

 

Secondo lo strategist l’elezione di Emmanuel Macron alla presidenza francese e la riconferma in Germania di Angela Merkel suggeriscono che la leadership politica favorevole all’UE è probabilmente più solida di quanto non lo fosse da molti anni a questa parte. Per questa ragione, almeno nel 2018, i fattori politici passeranno in secondo piano e i mercati saranno più concentrati sul corso della politica monetaria della Bce, nonché sui dati macroeconomici.
Questi ultimi sono generalmente positivi, sebbene vi siano motivi per essere prudenti. “Alcune regioni – spiega Zahn – sono più deboli di altre e l’inflazione in tutta l’Eurozona resta ben inferiore all’obiettivo del 2% fissato dalla BCE: tutto questo giustifica il persistente orientamento accomodante con la probabile estensione del programma di allentamento quantitativo (QE) fino a poco dopo settembre”.
Analogamente, come spiega lo strategist, la BCE inizierà ad aumentare i tassi d’interesse soltanto quando il QE sarà stato ampiamente completato. “Prevediamo pertanto che un rialzo dei tassi d’interesse nell’Eurozona avverrà non prima del 2020-2021”, afferma Zahn.

 

Nuovi equilibri post Draghi

 

Non va però dimenticato che la composizione della BCE cambierà prevedibilmente nei prossimi 18 mesi. Il mandato di Mario Draghi alla presidenza della BCE terminerà a ottobre 2019 e anche altri membri del consiglio direttivo dovrebbero dimettersi il prossimo anno.
Tenendo conto di tutti questi fattori, ci aspettiamo che in Europa nel corso dell’anno le obbligazioni siano destinate a restare confinate entro una fascia di prezzo – dice lo strateist – I rendimenti potrebbero aumentare leggermente rispetto ai livelli attuali, ma non crediamo che vi saranno incrementi sostanziali se l’inflazione non tornerà a essere molto più solida non soltanto in Europa, ma anche altrove”.

“Tuttavia – aggiunge Zahn – osserviamo alcune potenziali fonti di opportunità in alcune valute europee, in particolare la corona norvegese e la corona svedese, che recentemente hanno evidenziato una discreta correzione”.
 
Nuovi equilibri post Brexit
 
Quanto all’uscita del Regno Unito dal club europeo, secondo Zahn, alcuni Paesi, in particolare Irlanda e Germania, potrebbero subire un duro colpo se dovesse mancare un accordo.
“Nel lungo termine l’uscita del Regno Unito dall’UE potrebbe iniziare a rivelare atteggiamenti differenti tra le diverse fazioni all’interno del blocco commerciale e potrebbe comportare uno spostamento dell’equilibrio di potere nel Parlamento europeo verso i Paesi dell’Eurozona”, spiega lo strategist. Paesi come Germania e Francia vogliono un’UE più integrata, mentre altri, per esempio nell’Europa centrale, preferiscono un gruppo meno compatto, che offra loro benefici commerciali, ma consenta al tempo stesso di mantenere un maggiore controllo sulla propria sovranità.
In base alla normativa del Parlamento europeo, un voto o un veto ha bisogno del 67% per poter passare. Attualmente i paesi dell’Eurozona rappresentano circa il 70% dei voti nel Parlamento europeo, mentre i Paesi non appartenenti all’Eurozona, come il Regno Unito, costituiscono il restante 30%. “Pertanto al momento il dissenso di un solo paese dell’Eurozona potrebbe comportare l’esito negativo di una votazione – dice lo strategist – E dopo l’uscita del Regno Unito, che rappresenta il 12% dei voti del Parlamento europeo, la voce dei Paesi “non euro” tuttavia avrà meno forza”.
Conclusione? “Riteniamo che l’UE avrà molte più probabilità di diventare un “club dell’euro” e i Paesi che non hanno adottato l’euro potrebbero rivedere la propria posizione se vogliono avere voce in capitolo nel futuro del blocco”, spiega Zahn.

 

Si frantuma l’asse Londra-Berlino

 

Analogamente, il Regno Unito ha assunto un approccio più austero in termini economici rispetto al budget dell’UE, spesso votando con altri Stati membri dell’Europa settentrionale (Germania compresa) contro gli aumenti delle spese. Secondo Zahn, quindi, quando il Regno Unito avrà abbandonato il club, i Paesi favorevoli all’aumento della spesa dell’UE potrebbero trovarsi in maggioranza, con una potenziale vittoria nelle votazioni anche a fronte di una possibile opposizione tedesca.
A nostro avviso, anche questa situazione potrebbe creare alcune dinamiche diverse all’interno del blocco commerciale, sebbene probabilmente non nell’immediato futuro”, dice Zahn. Che conclude: “Riteniamo pertanto che i politici europei stiano già iniziando a organizzarsi per affrontare questo cambio di situazione e a nostro avviso si tratta di uno sviluppo che gli investitori dovrebbero monitorare con attenzione”.