Volatilità, elezioni, criptovalute e fine del QE sono le quattro incognite del 2018
Il ritorno della volatilità, le elezioni italiane, il ruolo delle criptovalute (soprattutto dopo il recente calo) e il cambiamento della politica monetaria della BCE: sono questa le quattro principali preoccupazioni che pervadono i mercati in questi primi mesi del 2018. Vediamo nel dettaglio previsioni e suggerimenti relativi a questi quattro temi individuati da Marco Aboav, membro del team di gestione del fondo HI Numen Credit di Hedge Invest SGR.
Volatilità
I mercati stanno finalmente riprezzando la compressione della volatilità, ormai diventata insostenibile, a causa della noncuranza degli investitori circa i possibili cambiamenti di scenario, perché focalizzati – fin dal 2017 – sulla strategia “compra sui minimi” e aspetta il recupero.
Non solo. “I mercati – spiega Aboav – sono stati influenzati anche dal crescente peso delle strategie che hanno venduto volatilità (via derivati) per incassare i relativi premi”. In ogni caso le recenti dinamiche dei prezzi non hanno determinato un crash sui venditori di volatilità e bisognerà monitorare il sentiment degli investitori per poter affermare un ritorno alla normalità dei mercati.
Secondo Aboav, i possibili riscatti dai cosiddetti fondi risk parity, e in generale dai fondi comuni long only, potrebbero essere alla base della prossima impennata della volatilità. “Secondo il nostro punto di vista è ora di prendere in considerazione strategie di copertura vere e proprie. Crediamo infatti che il 2018 sarà simile al biennio 2006/2007”, commenta lo strategist.
Elezioni
Secondo il team di Hedge Invest, le elezioni italiane non dovrebbero rappresentare un rischio per i mercati europei poiché, se l’esito del voto è ancora incerto, è quasi certo che il nuovo Governo coopererà con i partner in Europa per portare avanti l’agenda politica continentale.
“L’Italia è troppo importante per la Francia e la Germania e qualsiasi decisione che non sia in linea con gli alleati europei potrebbe mettere a rischio la crescita a cui abbiamo assistito in questi anni”, dice Aboav. In tutti i casi i mercati finanziari europei potrebbero rappresentare la sorpresa positiva del 2018 tra i Mercati Sviluppati, “ma non crediamo ci sia un grande spazio di rialzo sul medio termine per l’azionario e l’obbligazionario a livello globale”.
Criptovalute
Quanto alle criptovalute, secondo Aboav, riportano alla mente le dinamiche del prezzo a cui abbiamo assistito durante la bolla delle dot-com. “Esse rappresentano un indicatore molto interessante della propensione al rischio degli investitori retail – commenta lo strategist – Le monitoriamo costantemente, perché riteniamo che il calo delle azioni potrebbe essere anticipato dai cali delle criptovalute nel corso dei prossimi trimestri”.
“Al di là di questa funzione predittiva – aggiunge Aboav – riteniamo che le criptovalute siano interessanti per la tecnologia utilizzata (e per i possibili impieghi), ma siamo ancora molto lontani da un’adozione di massa di queste novità”.
La fine del QE
La BCE, infine, sta preparando i mercati alla fine del QE di settembre e al primo rialzo dei tassi a marzo 2019. Alla prossima riunione dell’8 marzo, il messaggio della BCE sarà tendenzialmente in linea con quello di gennaio, a conferma della fiducia nelle proiezioni sull’inflazione e della posizione più “da falco”.
“I rendimenti dei titoli di stato tedeschi a dieci anni si trovano attorno a 75 punti base, ma crediamo che nei primi sei mesi del 2018 potrebbero raggiungere i livelli che abbiamo visto nel 2015, cioè vicini all’1 per cento”, conclude Aboav.