In vista del voto investitori fanno incetta di ETF sui bond italiani. E Barclays e Morgan Stanley si confermano bullish
A confermare come le elezioni politiche del prossimo 4 marzo non stiano affatto tenendo gli investitori lontani dalla carta italiana, sono gli ultimi dati diffusi da TrackInsight, relativi ai flussi che interessano i mercati degli ETF. Dai dati emerge che, a partire dallo scorso 14 febbraio, 181 milioni di euro sono confluiti negli ETF sui titoli di stato italiani.
Si tratta dei primi flussi in entrata del 2018, che portano il risultato netto da inizio anno a vendite per un valore di 133 milioni di euro, dopo i flussi in uscita che sono andati avanti per tutto il mese di gennaio e agli inizi di febbraio. E si tratta anche di dati che mettono in evidenza come l’avvicinarsi dell’Election Day non abbia affatto frenato la voglia di shopping di bond sovrani italiani. Semmai, il contrario.
Gli asset italiani continuano insomma a dare prova di resistenza. E’ quanto si legge anche nell’articolo di Bloomberg “Neanche Berlusconi e gli euroscettici riescono a fermare il rally positivo italiano” , in cui viene sottolineato come l’Italia, almeno nel periodo pre-elettorale, sia riuscita a smentire i più bearish, che avevano prospettato il peggio in vista del voto di domenica.
Nell’articolo, tuttavia, viene fatto anche notare che, anche se il rally degli asset italiani c’è stato, la cautela, sul futuro dell’Italia, c’è.
Gli strategist di Bank of America hanno per esempio consigliato ai loro clienti di tagliare l’esposizione verso il debito corporate italiano. Da segnalare che le obbligazioni emesse da diverse aziende italiane attive nel settore energetico, utility e trasporti rendono meno rispetto al debito sovrano.
Barnaby Martin, strategist del credito di Bank of America, ha così sottolineato che, tale situazione, in un contesto di riduzione degli acquisti della Bce effettuati con il piano Quantitative easing, “potrebbe rendere meno frustrati, rispetto a quanto accaduto l’anno scorso nel periodo delle elezioni francesi, coloro che detengono posizioni short sul credito”.
Dal canto suo, Citigroup mette invece in evidenza il rischio che incombe sul debito pubblico, già elevato, dell’Italia.
“Tutte le proposte economiche discusse in vista delle elezioni vanno in una direzione: un aumento netto del debito pubblico”, ha scritto Mauro Baragiola, strategist di Citigroup, in una nota dello scorso 26 febbraio, aggiungendo che gli investitori “tendono a dimenticare come lo scenario più probabile sia quello di un governo guidato in qualche modo da Silvio Berlusconi, di cui i mercati non sono stati grandi fan in passato”.
Si spiega così l’aumento dei premi che i trader devono pagare per proteggersi contro il rischio di un calo dei futures sui bond italiani.
Barclays e Morgan Stanley sono invece bullish sul debito italiano.
“L’esito più probabile delle elezioni italiane è una coalizione ampia ed eterogenea – ha scritto Cagdas Aksu, analista di Barclays – E noi crediamo che un tale risultato risulterebbe in una buona performance dell’Italia, con gli spread che scenderebbero sia verso la Germania, che verso la Spagna”.