Notizie Notizie Mondo Indagine Natixis, E’ il momento di puntare su investimenti alternativi e gestione attiva

Indagine Natixis, E’ il momento di puntare su investimenti alternativi e gestione attiva

6 Marzo 2018 13:36

 

 

 

 

La volatilità è tornata sui mercati, ma la maggior parte degli investitori istituzionali si era già mossa per attutirne l’impatto. Secondo un’indagine condotta da Natixis Investment Managers su 500 investitori istituzionali a livello globale, il 68% del panel si aspettava infatti un brusco rialzo della volatilità dei mercati azionari nel 2018 e ora sta attuando allocazioni opportunistiche alla gestione attiva e agli investimenti alternativi, al fine di soddisfare le ipotesi di rendimento medio a lungo termine del 7,2% nel corso di quest’anno.

Il ritorno improvviso della volatilità sul mercato è un buon promemoria dell’importanza di adottare un approccio coerente alla diversificazione del portafoglio – è il commento di Antonio Bottillo, Managing Director di Natixis Investment Managers Italia – Gli investitori istituzionali si rivolgono sempre più spesso a gestori attivi e a strumenti alternativi per la flessibilità e la diversificazione dei loro portafogli e per mitigare il rischio”.

 

Investimenti alternativi

 

Ma quali sono le migliori strategie alternative indicate dal panel? La prima è la diversificazione: gli investitori istituzionali citano le strategie macro globali (47%), le materie prime (41%) e gli investimenti in infrastrutture (40%) come le migliori soluzioni per la diversificazione.
La seconda strategia è la sostituzione dell’esposizione obbligazionaria: le scelte migliori per fornire una fonte di reddito stabile alla luce dell’aumento dei tassi di interesse e della fine di 30 anni di mercati obbligazionari in rialzo includono infrastrutture (55%) e private debt (47%).
Vi è poi la gestione della volatilità con gli investitori istituzionali che citano future (46%) e azionari hedged (45%) come i più adatti a gestire il rischio di volatilità.
La quarta strategia indicata è la generazione di alpha: i mercati tradizionali hanno generato rendimenti interessanti, ma gli istituzionali vedono opportunità di sovraperformance. Sette su dieci (72%) citano infatti il private equity come scelta migliore tra gli strumenti alternativi per generare alpha, nonché strumenti azionari hedged (45%) che possono essere utili al raggiungimento dell’obiettivo.
Infine la copertura sull’inflazione, con gli investitori istituzionali che considerano le materie prime (56%) e gli investimenti immobiliari (46%) come le migliori strategie di copertura sull’inflazione.
Nonostante gli investimenti alternativi possano presentare una serie di rischi per il portafoglio, il 74% degli intervistati afferma che i rendimenti potenziali degli investimenti illiquidi valgano il rischio – spiega Bottillo – Detto ciò, due terzi dichiara che i requisiti di solvibilità e di liquidità hanno creato una forte distorsione verso orizzonti temporali più brevi e per attività altamente liquide, e i rischi nascosti legati al dinamismo del contesto macroeconomico e normativo rendono ancora più difficile per le istituzioni bilanciare opportunità a breve termine e obiettivi a lungo termine”.

 

Allocazione attiva in continuo aumento

 

Più di tre quarti (76%) degli investitori istituzionali afferma poi che l’attuale contesto di mercato nel 2018 sarà probabilmente favorevole per la gestione attiva. Nel 2015, l’indagine mostrava come gli investitori istituzionali si aspettassero che il 43% del totale delle attività sarebbe stato investito in strategie passive entro il 2018, ma in realtà la cifra è stata di gran lunga inferiore, pari al 32% nel 2017, e gli investitori istituzionali hanno previsto un aumento solo dell’1% nei prossimi tre anni. Oltre la metà (57%) degli intervistati ha anche dichiarato di ritenere che la gestione attiva sovraperformerà quella passiva nel lungo periodo, nonostante tre quarti (76%) dicano che l’alpha stia diventando sempre più difficile da ottenere con l’aumento dell’efficienza dei mercati.
Nove investitori istituzionali su dieci, infine, affermano che la riduzione delle commissioni di gestione è uno dei fattori trainanti per le strategie di investimento passive, ma i tre quarti degli investitori (75%) dichiarano di essere disposti a pagare commissioni più elevate per una potenziale sovraperformance.