Bce cancella promessa espansione QE. Ma con taglio stime inflazione la fiammata dell’euro e dei tassi dura poco
Focus sui movimenti nei mercati del forex e dei bond dopo le parole proferite da Mario Draghi nella conferenza stampa successiva alla decisione sui tassi della Bce. Inizialmente, sia i tassi decennali dei Bund tedeschi che l’euro hanno puntato con decisione verso l’alto, guardando alla modifica che la Banca centrale europea ha deciso di apportare all’unanimità al suo comunicato.
Più che una modifica, una cancellazione: dal comunicato che accompagna la decisione sui tassi, la Bce ha infatti rimosso la promessa di espandere il piano di Quantitative easing in “dimensioni e/o durata” in caso di deterioramento dell’outlook sull’inflazione.
La reazione dei mercati è stata immediata. L’euro ha accelerato al rialzo oltre la soglia di $1,24 e i tassi sono saliti, scontando quella che è stata interpretata come la prova dell’intenzione della Bce di mettere la parola fine al piano QE. Il rally è durato poco: l’euro non solo ha azzerato i guadagni, ma ha accelerato al ribasso, bucando la soglia di $1,24, e attestandosi attorno a $1,2365.
E’ stato Draghi stesso a smorzare le speculazioni dei mercati nel momento in cui, interpellato sul motivo della rimozione, ha ricordato che quella promessa era stata aggiunta al comunicato nel 2016, quando la situazione era molto diversa rispetto a quella attuale.
Non solo: Draghi ha fatto notare che la Bce ha mantenuto l’altra promessa, ovvero quella di proseguire nel piano QE fino a settembre del 2018, “o anche oltre, se necessario”.
Alla fine l’euro e i tassi hanno deciso così di concentrarsi su altri fattori, se si considera che, nel suo aggiornamento trimestrale sull’outlook dell’economia dell’Eurozona, la Bce ha sì rivisto al rialzo le stime sul Pil del 2018, ma ha tagliato le previsioni sull’ inflazione del 2019.
Inoltre, l’euro ha scontato l’alert protezionismo lanciato da Draghi.
Il banchiere ha detto infatti che, se messa in atto, una guerra commerciale danneggerebbe la ripresa dell’Eurozona. Aggiungendo che, a suo avviso, il protezionismo è proprio uno dei rischi al ribasso con cui in questo momento l’Eurozona deve fare i conti.
“Al di là di quelle che sono le convinzioni sul commercio…siamo convinti che le dispute dovrebbero essere discusse e risolte in un contesto multilaterale”. Le “decisioni unilaterali – infatti- sono pericolose”.
E, ha fatto notare Draghi, se si arriva a “imporre dazi doganali ai propri alleati, viene da chiedersi chi siano i propri nemici”.
In quello che alla fine è stato un doppio attacco alla politica economica di Trump, Draghi ha detto anche, che, oltre al protezionismo, un altro rischio che minaccia l’economia globale è rappresentato dalla deregulation finanziaria.