Fed, BoE e Bce scendono in campo: le attese per i prossimi meeting
Un finale d’anno di lavoro intenso quella si prospetta per le principali banche centrali globali, con i mercati che hanno i fari accesi in particolare sui meeting previsti nei prossimi giorni di Fed, BoE e Bce che faranno il punto su outlook di politica monetaria e non solo.
Fed, BoE e Bce: i prossimi meeting
Il giro di valzer inizia domani il 15 dicembre con la Federal Reserve (Fed) che secondo le previsioni di Ostrum AM, affiliata di Natixis Investment Managers, dopo diverse dichiarazioni, compresa quella del presidente Jerome Powell, prevederà un’accelerazione del tapering.
I mercati si aspettano Fed funds allo 0,70% alla fine del 2022, cioè due rialzi dei tassi ed eventualmente un terzo; e Fed funds all’1,345% alla fine del 2023, cioè cinque rialzi dei tassi nei prossimi due anni, con la possibilità che vi sia eventualmente anche un sesto. Il 16 dicembre l’appuntamento è doppio con la Bank of England (BoE) e la Banca centrale europea (Bce). Per la prima, il mercato si aspetta un rialzo dei tassi il 16 dicembre con una probabilità del 25% soltanto. D’altra parte, si aspetta un rialzo dei tassi per l’MPC del 3 febbraio. “I problemi legati alla Brexit e la recrudescenza delle difficoltà causate dalla pandemia spiegano certamente questa ritrovata freddezza della BoE – affermano gli esperti -. Dopo l’inversione a U dell’ultimo MPC, la BoE non è lontana dall’incoerenza, lo scenario primario è infatti che la BoE passi il 16 dicembre”. Per quanto concerne invece la Bce, alla riunione di dicembre, il consiglio direttivo pubblicherà nuove proiezioni macroeconomiche, compresa la valutazione inaugurale per il 2024. Comunicherà anche il ritmo di acquisto del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) nel corso del primo trimestre del prossimo anno, oltre a diffondere il piano di allentamento quantitativo dopo la fine del PEPP nel marzo 2022. Attualmente la Bce acquista circa 70 miliardi di euro al mese nell’ambito del Pepp, più 20 miliardi di euro al mese nell’ambito del regolare programma di acquisto di asset (APP), un andamento che riteniamo continuerà ampiamente nel primo trimestre del prossimo anno. Christine Lagarde ha chiaramente segnalato la fine del PEPP a marzo, il che porterebbe il QE totale a soli 20 miliardi al mese. Il consensus di mercato è per un raddoppio del PEPP a 40 miliardi con regole più flessibili, in particolare l’inclusione della Grecia nel programma. Secondo gli esperti, la BCE può ridurre i suoi acquisti. Una calibrazione del QE nel range di 40-50 miliardi al mese sembra appropriata. Per quanto riguarda il rialzo dei tassi, sembra che il mercato si stia muovendo troppo velocemente: 40 bps di rialzo dei tassi alla fine del 2023 ci sembra uno scenario eccessivo e si parla di nessun rialzo dei tassi prima del 2024.
Per quanto riguarda rafforzare la forward guidance, dopo marzo gli acquisti di obbligazioni dovrebbero essere sufficienti per garantire condizioni di finanziamento coerenti con un ritorno dell’inflazione al 2% nel medio termine. Idealmente, un aumento degli acquisti dovrebbe essere annunciato nell’’ambito dell’APP. Tuttavia, la debolezza dell’euro potrebbe spingere la BCE ad adottare misure di sostegno, quindi potrebbero venire prese in considerazione misure meno generose sui TLTRO. Konstantin Veit, Senior Portfolio Manager European Rates di Pimco, continua a pensare che il Consiglio direttivo eviterà un cliff effect sugli acquisti di asset e sceglierà invece di ridurre gradualmente il ritmo dagli attuali 90 miliardi di euro al mese a un tasso stabile tra 40-60 miliardi di euro al mese nel corso del secondo trimestre del prossimo anno. Il che potrebbe potenzialmente concretizzarsi sotto forma di una dotazione di transizione post-PEPP di 200-300 miliardi di euro per nove mesi. “Pensiamo inoltre che la Bce manterrà l’attuale quadro di revisione del ritmo degli acquisti di asset su base regolare, con l’obiettivo di passare gradualmente, nel tempo, da strumento di estrazione della duration a puro strumento di segnalazione dei tassi di interesse”, conclude.