Oro: prezzi visti tra 1.800 e 1.900 dollari, ma attenzione al fronte Fed
Il momento non è dei più brillanti per l’oro, che nonostante il momento di incertezza legato alla variante Omicron non riesce a tornare sopra quota 1.800 dollari. Secondo la casa d’affari Union Bancaire Privée (UBP) le quotazioni del metallo giallo rimarrano nel range 1.800-1.900 dollari. “Prevediamo che i prezzi dell’oro scambieranno in un range di 1.800-1.900 dollari ed identifichiamo eventuali rischi nella parte al ribasso di questo intervallo”, afferma Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di UBP.
L’oro è almeno da tre settimane ancorato ai prezzi attuali in area 1780 dollari/oncia. Negli ultimi sei mesi non è possibile evidenziare una tendenza regolare per il metallo giallo e a conferma della debolezza in corso la quotazione attuale è al di sotto della media mobile a 20 giorni e nei pressi di quella a 200. In caso di ribassi il primo supporto da monitorare è 1760 una cui violazione potrebbe innescare un ribasso dei prezzi fino alla seconda e fondamentale area, che ha funzionato bene da supporto negli ultimi due anni in zona 1720 $. Al contrario in caso di rialzi sarà necessario un ritorno a 1800 $ per poi pensare di recuperare la seconda area di resistenza in area 1834 $/oncia.
La previsione dell’esperto è legata principalmente a quattro fattori favorevoli per l’oro:
1- I tassi d’interesse reali globali e statunitensi rimangono in territorio profondamente negativo e questo scenario continuerà nel corso del 2022. La prospettiva di un perdurare di tassi d’interesse reali negativi rappresenta ancora un grande sostegno per il metallo giallo. Secondo l’esperto di UBP, le banche centrali continueranno ad assicurare politiche monetarie largamente accomodanti nel corso del 2022, un fattore di supporto fondamentale per i prezzi dell’oro.
2- I dati dell’inflazione sia nelle economie sviluppate che in quelle emergenti hanno superato al rialzo le aspettative negli ultimi mesi e secondo UBP i tassi d’inflazione rimarranno elevati anche nel primo trimestre del 2022 per poi iniziare a diminuire solo nella seconda metà dell’anno. Qualsiasi sorpresa al rialzo sul fronte dell’inflazione, sarà accolta in modo favorevole dal metallo giallo.
3- Il posizionamento degli investitori sull’oro. La prospettiva di un’inflazione più elevata ha portato gli investitori ad aumentare le esposizioni sia in ETF che in futures. Tuttavia, il posizionamento è a circa la metà del livello prevalente a metà del 2020. Ciò significa, secondo UBP, che c’è ampio spazio per un aumento del posizionamento in corso, che potrebbe spingere l’oro leggermente più in alto.
4- Le stime a lungo termine mostrano che il fair value dell’oro è a livelli di circa 2.000 dollari per oncia. UBP crede che l’oro svolga un ruolo essenziale in qualsiasi portafoglio d’investimento e che tenderà a sovraperformare quando la maggior parte degli altri asset sottoperforma in un ambiente fortemente stressato.
Accanto a questi fattori positivi per lo scenario dell’oro, però, c’è anche qualche rischio. Il più evidente arriva della Federal Reserve. Il governatore Jerome Powell ha recentemente ventilato la possibilità di un’accelerazione del tapering. “Se la Fed, nella riunione del 15 dicembre, dovesse orientarsi verso questa direzione, questo si tradurrebbe in un aumento dei rendimenti front-end e della parte lunga della curva con conseguenze ribassiste per i prezzi dell’oro – avverte Kinsella – Inoltre, se la Fed alza il suo dot plot per indicare che nel 2022 assisteremo a più di un rialzo dei tassi di 25 punti base, questo porterà anche all’apprezzamento del dollaro e quindi al conseguente calo dell’oro”.