Amazon, effetto Trump: azzerati $70 miliardi, perde terzo posto per valore mercato
Titolo Amazon tramortito dai sell off, il risultato si vede ed è anche molto chiaro: il colosso retail online di Jeff Bezos non è più al terzo posto della classifica delle principali società americane, in termini di capitalizzazione di mercato. Amazon viene spodestata da Microsoft, e scivola al quarto posto. E’ quanto emerge dalle valutazioni raccolte ieri a Wall Street durante le contrattazioni di metà seduta.
Amazon perdeva -1,4%, a fronte di un valore di mercato che scendeva da $693,4 miliardi a $684,3 miliardi, mentre Microsoft saliva dello 0,6%, vedendo la propria capitalizzazione crescere da $688,3 miliardi a $692,4 miliardi.
Prima i rumor sulla rabbia che il presidente americano Donald Trump avrebbe nei confronti del gigante per le troppe poche tasse che a suo avviso paga, poi la conferma arrivata dallo stesso Trump, hanno portato il titolo Amazon a crollare del 9,2% per tre sessioni consecutive, comprese tra martedì e giovedì inclusi.
In termini di capitalizzazione, Amazon ha visto andare in fumo $69,3 miliardi, mentre nello stesso arco temporale Microsoft ha visto scendere il suo valore di $29,6 miliardi.
Al primo posto della classifica, in base agli ultimi movimenti dei titoli, Apple è al primo posto con $860,5 miliardi, seguita al secondo posto da Alphabet, la società a cui fa capo Google, con $717,9 miliardi.
Detto questo, stando ai dati riportati da MarketWatch, le quotazioni di Amazon hanno comunque concluso il trimestre con un rialzo del 21%, rispetto al +5,1% di Microsoft e alla perdita del Dow Jones, pari a -2,6%.
Ma cosa potrebbe fare Trump per mettere i bastoni tra le ruote di Amazon?
Un articolo di Bloomberg segnala che il presidente potrebbe fare pressioni per far lanciare indagini, dalle autorità competenti, sulla tutela dei consumatori, la gestione della privacy e i problemi antitrust.
Il presidente potrebbe anche incrementare il sostegno dato agli stati, affinché inizino a imporre tasse sulle vendite di terze parti sul marketplace. Ancora, potrebbe agire per fare in modo che il costo che Amazon versa all’Ufficio postale per l’invio dei pacchi venga alzato.
Trump potrebbe anche freddare le aspirazioni del colosso, che punta a vincere il contratto del Pentagono per i servizi cloud da miliardi di dollari.
Bloomberg fa notare tuttavia che, anche ricorrendo a questi poteri, Trump si imbatterebbe in non pochi limiti: basti pensare che le indagini lanciate dal dipartimento della Giustizia o dalla Federal Trade Commission potrebbero impiegare anni a concludersi, e in più sia l’FTC che altre agenzie che lavorano per il rispetto della legge tengono in modo particolare alla loro indipendenza, così come anche il board del Postal Service.
Cambiamenti al trattamento fiscale riservato ad Amazon richiederebbero la cooperazione del Congresso, che ha appena approvato la riforma fiscale e che potrebbe non essere molto propenso a riaprire le trattative.
Intanto, è stato lo stesso Trump ieri a confermare le sue preoccupazioni sul gigante, con un post su Twitter:
“Ho parlato delle mie preoccupazioni verso Amazon molto tempo prima delle Elezioni. Diversamente da altri, (Amazon) paga poche tasse o zero tasse agli Stati e alle amministrazioni locali, utilizza il Sistema postale come se fosse il suo fattorino personale (provocando una tremenda perdita agli Stati Uniti) e mette fuori gioco diverse migliaia di retailer!”