Alimenti: scatta l’obbligo di indicare lo stabilimento in etichetta
Scatta l’obbligo di indicare nell’etichetta degli alimenti, la sede e l’indirizzo dello stabilimento di produzione o di confezionamento. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare l’entrata in vigore il 5 aprile del decreto legislativo del 2017, dopo 180 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. La norma consente così di verificare se un alimento è stato prodotto o confezionato in Italia, sostenuta dai consumatori che per l’84% ritengono fondamentale conoscere, oltre all’origine degli ingredienti, anche il luogo in cui è avvenuto il processo di trasformazione. Con l’obbligo arrivano anche sanzioni, in caso di inadempimento, che vanno da 2.000 euro a 15.000 euro.
L’obbligo, ha ricordato la Coldiretti, era già sancito dalla legge italiana ma era stato abrogato in seguito al riordino della normativa europea in materia di etichettatura alimentare. L’Italia ha stabilito la sua reintroduzione. “Insieme allo stabilimento di lavorazione – sostiene la Coldiretti – va al più presto prevista l’indicazione obbligatoria in etichetta per tutti gli alimenti anche dell’origine degli ingredienti che è di gran lunga considerato l’elemento determinate per le scelte di acquisto dal 96% dei consumatori”. Oggi oltre 1/4 della spesa degli italiani è ancora anonima con l’etichetta che non indica la provenienza degli alimenti, dai salumi ai succhi di frutta fino alla carne. Due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati all’estero senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta dove non è ancora obbligatorio indicare l’origine.