Zona Euro: l’andamento dei prezzi potrebbe portare ad una nuova estensione del QE
Non ci sono elementi per giustificare un atteggiamento maggiormente da “falco” della Banca Centrale Europea. Così Bert Colijn, analista di ING, ha commentato le indicazioni arrivate oggi dall’accoppiata prezzi al consumo – tasso di disoccupazione di Eurolandia.
“Si tratterebbe – rileva l’esperto – di un approccio coerente con le ultime esternazioni, anche alla luce del fatto che membri del Consiglio Direttivo considerati più falchi come Knot e Weidmann (banchieri centrali rispettivamente di Olanda e Germania, ndr) hanno recentemente riscoperto toni da ‘colomba’ dicendosi favorevoli ad un primo incremento dei tassi a metà 2019”.
A marzo, per la prima volta in quattro mesi, l’inflazione di Eurolandia ha ripreso a risalire mettendo a segno un +1,4%, 30 punti base in più rispetto al dato di febbraio. Per la BCE, nella restante parte dell’anno il dato dovrebbe attestarsi all’1,5%. “La crescita dell’indice ‘headline’ – sottolinea Colijn – è principalmente dovuta alla risalita dei prezzi dei prodotti alimentari, in forte calo a febbraio”.
Fermo all’1% invece il dato “core”, quello che dal computo esclude le componenti più volatili, per il quale era stato stimato un rialzo all’1,1%. “Nei prossimi mesi, ci attendiamo un debole trend rialzista per i prezzi core anche se le nostre aspettative sono scese”.
In linea con le stime invece la contrazione del tasso di disoccupazione che, passato dall’8,6 al 8,5 per cento a febbraio, si attesta al livello più basso dal dicembre del 2008 e potrebbe, in caso di ulteriori miglioramenti, favorire la dinamica dei prezzi andando ad incidere sulle retribuzioni.
Il prossimo Consiglio Direttivo dell’Eurotower è fissato per il 26 aprile e, sottolinea Colijn, “sarà necessario focalizzarsi su cosa fare del Quantitative Easing”. Lanciato nel 2014, il QE finora non è riuscito a risollevare l’inflazione di Eurolandia e, quindi, nell’attuale contesto, l’ipotesi di una nuova estensione “sembrerebbe allo studio”.