Spotify paga quotazione diretta: dopo un giorno dal debutto entra in mercato orso. Ma è coro di buy
Movimenti scatenati per il titolo Spotify, sbarcato a Wall Street due giorni fa con il ticker SPOT. Se il primo giorno di contrattazioni è andato bene, il successivo ha tenuto investitori e trader con il fiato sospeso, come d’altronde ha fatto Wall Street. Mentre il Dow Jones collassava di 500 punti, Spotify entrava infatti 24 ore subito dopo il suo debutto al Nyse nel mercato orso, con un tonfo superiore a -20% rispetto al record testato all’avvio della sua prima seduta, pari a 165,90 dollari per azione. Le quotazioni hanno poi recuperato terreno, grazie all’inversione di rotta dell’azionario Usa.
La volatilità di Spotify era attesa dagli analisti: d’altronde, la società che fornisce servizi di streaming musicale ha scelto di sbarcare sul Nyse non con una operazione tradizionale di Ipo, ma con una quotazione diretta. In questo modo, agli investitori – e anche dipendenti – è stata data la possibilità di vendere la quantità desiderata di azioni nel momento desiderato.
Detto questo, come riporta un articolo di Marketwatch, ancora prima del suo debutto, diversi analisti di Wall Street hanno diramato note positive sul titolo tanto che, in base a quanto risulta dai numeri di FactSet, almeno sei sono gli strategist che hanno avviato una copertura su Spotify con il rating “buy”, a fronte di tre che hanno optato per la valutazione “hold”.
Finora, l’analista più bullish è sicuramente Mark Mahaney, di RBC Capital Markets. Il suo rating è “overweight”, mentre il prezzo obiettivo fissato è di $220: ciò significa che Mahaney intravede un margine di rialzo per Spotify pari a ben +46% rispetto agli attuali livelli di trading, convinto che la società possa competere con giganti dell’hi-tech come Apple e Amazon.
Occhio inoltre al giudizio di John Egbert di Stifel, che ha avviato la copertura sul titolo Spotify nella giornata di oggi, e che ha paragonato la società a una Netflix alle prime armi.
“Crediamo che Spotify possa assicurare utili operativi e un flusso di cassa significativi, all’interno dei limiti che definiscono la sua struttura attuale di licenze, con margini di rialzo aggiuntivi se il gruppo riuscirà ad avere successo nei suoi sforzi tesi alla creazione di domanda e/o di contenuti non musicali. Così come Netflix nel periodo di transizione dai DVD ai video in streaming, la struttura dei margini è ben lontana oggi dall’essere ottimizzata”.
Egbert ha assegnato al titolo Spotify un target price di $180.