Borsa Tokyo -1,79% dopo tonfo Nasdaq e Bank of Japan. A Hong Kong sell off su Tencent, Alibaba, Meituan
Borse asiatiche negative, con l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo che ha chiuso la seduta in calo dell’1,79% a 28,545.68. Giù anche la borsa di Shanghai -1,16%, Hong Kong, con -1,11%, mentre hanno chiuso in rialzo Sidney +0,11% e Seoul con +0,38%.
Effetto negativo di Wall Street, che ha terminato la sessione della vigilia in rosso dopo la carrellata di annunci di politica monetaria arrivati da diverse banche centrali e sulla scia del rafforzamento del tapering da parte della Fed di Jerome Powell.
Il Nasdaq è capitolato del 2,47%, soffrendo la sessione peggiore da settembre. Il Dow Jones ha chiuso piatto, con una variazione pari a -0,08%, mentre lo S&P 500 ha ceduto lo 0,8%.
Sulla scia delle forti perdite del Nasdaq, cedono alla borsa di Hong Kong Alibaba, JD, Meituan, Baidu e Tencent.
Oggi è stato il turno della Bank of Japan guidata da Haruhiko Kuroda, che ha annunciato di aver confermato il target dei tassi di interesse di breve termine al -0,1%, e il target dei tassi dei titoli di stato a 10 anni attorno allo zero.
L’istituzione ha tuttavia annunciato anche il lancio del tapering dei suoi acquisti di corporate bond e di commercial paper, decidendo così di ridurre le misure di sostegno lanciate con l’esplosione della pandemia Covid-19.
Tornando alle altre banche centrali, la Fed di Jerome Powell ha annunciato l’altroieri una forte accelerazione del tapering, il programma di riduzione degli acquisti di asset che la banca centrale effettua ogni mese. A partire dal mese di gennaio del 2022, gli acquisti di asset passeranno a 60 miliardi di dollari di bond (rispetto ai $120 miliardi al mese acquistati con il piano originario di Quantitative easing lanciato nel 2020, per contrastare gli effetti della pandemia Covid).
Dal dot plot del Fomc è emerso che gli esponenti della Fed prevedono per l’anno prossimo tre rialzi dei tassi, rispetto a una sola stretta che era stata precedentemente prevista per l’anno prossimo.
La Fed ha lasciato i tassi sui fed funds invariati nella forchetta compresa tra lo zero e lo 0,25%.
Focus sulla Bank of England, che ieri ha annunciato di aver alzato i tassi per la prima volta dall’inizio della pandemia Covid-19, nonostante l’intensificarsi dei timori sulla diffusione della variante Omicron.
La Commissione di politica monetaria della BoE (MPC), ha votato per aumentare i tassi dal minimo storico dello 0,1% allo 0,25%, comunicando di ritenere che le pressioni rialziste sull’inflazione siano superiori ai rischi all’economia derivanti dalla nuova variante.
D’altronde, il dato ufficiale relativo all’inflazione UK misurato dall’indice dei prezzi al consumo ha indicato un balzo, a novembre, del 5,1%, sulla scia del boom dei prezzi energetici e delle strozzature che stanno colpendo l’economia. Il target di inflazione della Bank of England è pari al 2%.
Qualche giorno prima un avvertimento contro il rischio di un nulla di fatto sui tassi da parte della Bank of England era arrivato dal Fondo Monetario Internazionale.
La Bce dal canto suo ha deciso di confermare la riduzione degli acquisti di asset che avvengono con il QE pandemico PEPP, bazooka che terminerà nel marzo del 2022. Christine Lagarde & Co hanno annunciato però contestualmente il rafforzamento del programma tradizionale di Quantitative easing, il cosiddetto APP.
E nel comunicato è scritto chiaramente che “gli acquisti netti del PEPP potrebbero anche essere ripresi, se necessario, per contrastare gli shock negativi connessi alla pandemia”. Il piano APP continuerà al ritmo di acquisti di asset per un valore di 20 miliardi di euro, per poi rafforzarsi a 40 miliardi nel secondo trimestre del 2022 e ridursi a 30 miliardi nel terzo trimestre.
Nel secondo trimestre, gli acquisti torneranno al ritmo di 20 miliardi di euro al mese.
Protagonista anche la decisione dell’amministrazione Biden di inserire nella black list di aziende sanzionate più di 30 società cinesi, con l’accusa di violazione dei diritti umani e di sviluppo di tecnologie che mirano al controllo delle menti -brain control weaponry e che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
In particolare, il dipartimento del Commercio Usa ha accusato l’Accademia di Scienze Mediche Militari della Cina e 11 dei suoi istituti di ricerca di utilizzare strumenti di biotecnologia per “sostenere i fini dell’esercito cinese, che includono i cosiddetti strumenti di controllo delle menti”.