Prove di resistenza di Piazza Affari a tensioni geopolitiche e rialzo spread. Occhio a petrolio, massimi anche per call skew
Piazza Affari cauta con il resto dell’Europa dopo le minacce con cui Donald Trump ha avvertito la Russia di Putin di tenersi pronta all’arrivo di missili in Siria. Occhio allo spread BTP-Bund, che si riporta sopra la soglia di 130 punti base, nel giorno in cui riprendono il via le consultazioni al Quirinale per la formazione di un nuovo governo, dopo le elezioni politiche dello scorso 4 marzo.
Sull’indice Ftse Mib, spicca ancora il rialzo di Saipem. Riflettori su Telecom Italia, dopo che la Consob ha reso noto che la Cassa depositi e prestiti detiene una partecipazione pari al 4,262% del capitale.
Riguardo ad altri titoli, focus sulle dichiarazioni su FCA che John Elkann ha rilasciato agli azionisti di Exor e anche al comunicato dell’Agcom su Vivendi, che ha trasferito il 19,9% delle azioni Mediaset al trust Simon Fiduciaria
Tra le altre notizie, la richiesta di ammissione in Borsa presentata da Rainbow, società nota per aver creato il cartone animato delle WINX. Il gruppo guidato da Iginio Straffi ha presentato oggi la domanda di ammissione a quotazione delle proprie azioni ordinarie sul Mercato Telematico Azionario.
A livello globale, l’attenzione degli operatori è rivolta anche al rally del petrolio, che negli ultimi giorni è stato scatenato sia per l’escalation delle tensioni Usa-Russia, sia per la notizia del lancio di sette missili dei ribelli houti dello Yemen contro l’Arabia Saudita.
I missili sarebbero stati puntati anche contro la sede del ministero della Difesa saudita. Un drone sarebbe stato inoltre lanciato contro una fabbrica di proprietà del colosso petrolifero Saudi Aramco, controllato dal regno.
I prezzi del Brent crude sono così balzati nelle ultime ore fin oltre quota $73, a $73,9 al barile, al massimo dal 28 novembre del 2014, dunque in più di tre anni. Il contratto WTI sul Nymex di New York è salito fino a $67,45, record dal 4 dicembre del 2014. Al momento, le quotazioni fanno dietrofront.
A segnare un forte rialzo anche la volatilità dei prezzi del petrolio sebbene, sullo sfondo, rimanga di fatto la preoccupazione che la forte crescita della produzione crude degli Stati Uniti e sulla possibilità che ciò compensi gli effetti dei tagli frutto dell’accordo tra paesi Opec e non Opec.
Alti i volumi di scambio, che si sono confermati nella sessione di ieri superiori dell’11% rispetto alla media giornaliera in 100 giorni.
E la call skew, parametro che misura quanto più gli investitori sono disposti a pagare per posizionarsi più sui contratti call che su quelli put del WTI, sono balzati mercoledì al massimo dal 30 giugno del 2014 dunque, anche in questo caso, ai massimi in più di tre anni.
In generale l’azionario globale guarda anche alle minute della Fed, che hanno confermato l’ottimismo dei membri del Fomc – il braccio di politica monetaria dell’istituto – sul rafforzamento della crescita e dell’inflazione, sostenendo la view di chi scommette su ulteriori rialzi dei tassi Usa.